L’emozione non ha voce: ma parla con le fotografie di Federico Mozzano

Federico Mozzano sente con gli occhi e racconta con la luce: quella delle fotografie che ha scattato per il suo reportage alla Onlus L’emozione Non Ha Voce di Roma

L'emozione non ha voce: foto di Federico Mozzano
Roma, 10 aprile 2024 – Ci sono persone che sussurrano ai cavalli, ed emozioni che sussurrano alle persone: perché la voce ce l’hanno, ma è delicata e bisogna prestare attenzione per sentirle.

Federico Massimiliano Mozzano sente con gli occhi e racconta con la luce: quella delle fotografie che ha scattato per il suo reportage che per tre mesi lo ha fatto diventare parte della Onlus L’emozione Non Ha Voce di Roma.

Foto di Federico Mozzano

Il 2 aprile scorso è stata la Giornata Mondiale per la consapevolezza sull’Autismo: a noi piace ascoltare queste storie e queste emozioni, grazie a Federico e a tutti gli amici di ‘L’emozione Non Ha Voce’ che ce le hanno fatte conoscere.

Foto di Federico Mozzano
Il testo che segue è stato scritto da Federico Mozzano.

Andrea mi chiede se con la bandiera rossa ci si può fare il bagno nel mare e poi  se gli scogli sono duri, duri come le rocce delle montagne, e che suono fa l’acqua quando sbatte contro di loro .

Cecilia  cerca di salire in sella a Laila , la cavalla che tutti chiamano ‘Bionda’  perché ha la criniera di colore giallo: è il suo turno , cerca di salire  ma non è convinta di farlo, rimane in piedi per qualche secondo sulla scaletta e poi rinuncia.

Foto di Federico Mozzano

Dopo qualche minuto prova nuovamente e rinuncia ancora una volta.

Giulia non la vedo neanche avvicinarsi , e subito mi tocca ripetutamente la barba.

Non parla, o semplicemente non sono capace di comprendere il suo linguaggio  ma sorride, e di gusto.

Parlo con Clemente, gli faccio un po’ di domande per capire le sue emozioni quando sta a contato con i cavalli: mi risponde che è molto contento di stare con i cavalli, gli piace pulirli e accarezzarli.

Foto di Federico Mozzano

Poi mi racconta che a casa ha tre galline  e gli piace tanto vedere Alice nel paese delle Meraviglie e Dumbo.

Sono alcuni dei ragazzi che frequentano la Onlus “L’Emozione non ha voce”.

Siamo in una via dei Parioli, centro di Roma, accanto a villa Glori, all’interno di una scuola di equitazione che da anni
ospita l’associazione.

Foto di Federico Mozzano

I primi utenti arrivano poco prima delle 9 di mattina  accolti dagli operatori: attraversano lo spiazzo, chiuso tutto intorno dalle scuderie, e si avviano verso il maneggio dove trascorreranno le successive ore ad accudire e a montare.

Perché in questa struttura si pratica l’ippoterapia, processo terapeutico riabilitativo che si pone l’obiettivo di aiutare persone gravate da problematiche psicofisiche.

Gli utenti che frequentano l’Associazione sono ragazze e ragazzi  di venti, trenta, qualcuno di cinquanta anni  affetti da disturbi dello spettro autistico.
Foto di Federico Mozzano

Ogni giorno, per cinque giorni a settimana, sono coinvolti in diverse attività che va dalla cura dell’orto alla vendita di prodotti alla comunicazione aumentativa con l’aiuto delle immagini.

Ma tra tutte, quella centrale è l’ippoterapia.

Gli autistici sono persone che vivono all’interno di una bolla, chiuse verso l’esterno, con serie difficoltà di comunicazione che generano frustrazione e a volte aggressività.

Foto di Federico Mozzano
Laura e Roberta, le due ippoterapiste che lavorano nell’associazione spiegano che l’ippoterapia è una pratica utile per stimolarli e farli uscire da quel
mondo in cui sono rinchiusi, una pratica che permette ai ragazzi e alle ragazze di rilassarsi e che, stimolando le endorfine, genera uno stato di benessere psicofisico.

Per Laura  accudire un animale così maestoso e anche temuto, come il cavallo, raggiungere l’autonomia nel montarli, permette ai ragazzi di accrescere il
senso di autostima e la fiducia in se stessi.

Foto di Federico Mozzano

Riuscire ad arrivare a prendersi cura di un cavallo permetterà ai ragazzi di prendersi cura di se stessi.

“Anche il solo farlo passeggiare e mangiare crea una relazione con l’animale e sviluppa nei ragazzi un senso di responsabilità. Il cavallo in questo lavoro diventa un collega, ci è molto di aiuto nel nostro approccio con i ragazzi, il cavallo è la chiave del nostro lavoro”.

Roberta spiega che l’andatura stessa del cavallo è terapeutica in quanto il suo movimento tridimensionale permette a chi non deambula, a chi non usa braccia e gambe di assumere posizioni per lui inconcepibili a terra.

Il beneficio è evidente anche a livello neuromotorio, anche in casi neuromotori gravi come paralisi cerebrali infantili.
Foto di Federico Mozzano

Per tre mesi ho trascorso diverso tempo con le ragazze e i ragazzi che frequentano il centro, le immagini che ho scattato restituiscono quello che sono riuscito a vedere e comprendere in
questo periodo.

Relazionarsi con loro senza farne parte non è facile, e non lo è stato.

Foto di Federico Mozzano
Ognuno di questi ragazzi ha una personalità che difende e che lo porta a selezionare il modo di confrontarsi con gli altri.

Quando non sono in grado di esprimere le proprie emozioni con la parola può bastare un gesto o uno sguardo, si avvicinano, ti osservano e quando hanno capito di potersi fidare aprono uno spiraglio, in quel momento ti stanno lasciando entrare nella loro bolla.

Qui terminano le parole di Mozzano: ma continuano a parlare le emozioni, con  le sue fotografie.

Foto di Federico Mozzano