Max Chiatante torna in sella

Per il momento non in gara ma… Mai dire mai. Una vita tra i cavalli, l’incidente, la voglia di rimettersi in sella… La lezione di Max Chiatante ci insegna a non arrendersi. Conservando sempre il sorrriso

Bologna, 22 giugno 2023 – Il 14 ottobre 2022 Massimiliano Chiatante montò in sella per uno dei consueti allenamenti nel maneggio del suo centro ippico e allevamento, La Lunga, a Ferno, nella campagna vicino all’aeroporto di Malpensa. Una ripresa come tante altre, normale amministrazione per un cavaliere professionista come lui, istruttore e allevatore.

Max Chiatante è molto conosciuto, non solo in Lombardia, sia per i suoi risultati sportivi, sia soprattutto per il carattere gioviale, allegro ed estroverso. Come cavaliere proviene dal concorso completo, disciplina nella quale da ragazzo vinse il titolo lombardo juniores e si qualificò anche ai campionati europei under 21, tanto per citare gli inizi. Poi come molti altri passò al salto ostacoli, costruendosi una carriera di serio professionista: come cavaliere arrivando a gareggiare nei principali GP nazionali e non solo, come istruttore crescendo una bella “squadra” di allievi nel suo centro ippico.

Una per tutte: ce lo ricordiamo in campo all’Elefantino Equestrian Center di Pioltello, Milano, che negli Anni ’90 e 2000 organizzava diversi concorsi ippici e Campionati Lombardi, e in primavera un bel Csi “tre stelle” cui partecipavano campioni di mezza Europa, come Sloothaaak, Whitaker, Lansink, Arioldi e molti altri.

Dunque quel 14 ottobre del 2022 Max Chiatante monta in sella e inizia tranquillamente a lavorare il cavallo. Quando prende il galoppo succede l’imponderabile: l’imboccatura, per cause imprecisate, improvvisamente si spezza, il cavallo si inchioda e rovescia indietro di scatto l’incollatura assestando una terribile testata al cavaliere che, colpito sotto l’occhio sinistro, si rovescia a sua volta indietro sulla sella. Poi il buio.

«Quando mi sono svegliato, qualche minuto dopo – ci ha raccontato Max – era già arrivato l’elisoccorso. Non sentivo nessun dolore ma non muovevo più niente. Né braccia, né gambe, niente. Ero paralizzato». Ricoverato in terapia intensiva all’ospedale San Gerardo di Monza, gli riscontrarono un’unica frattura al pavimento orbitale sinistro, ma niente fratture alla colonna vertebrale o altro. ‘Solo’ due stenosi (restringimenti) del canale midollare a livello delle vertebre C5 e C7.

 

I momenti più difficili

«Ho pensato al peggio – ricorda Max – ma poi ho pensato anche a mia moglie Eleonora e alla mia bambina, Gaia, che ha solo due anni e ho resistito a pensieri funerei. Dopo quattro o cinque giorni, dei quali ho ricordi a sprazzi perché ero fortemente sedato con la morfina, riuscivo a muovere gli alluci, e un dottorino ha cominciato a punzecchiarmi dappertutto, rivelando con mio grande sollievo che un minimo di sensibilità c’era. Da quel momento è iniziata la lotta per uscire da quella situazione. Però non capivo perché mentre io pensavo a braccia e gambe i medici continuassero a guardarmi l’occhio. Alla fine ho subìto un intervento col quale mi hanno inserito una rete nella cavità orbitale per rinforzare il pavimento orbitale, e con un altro alla schiena hanno ridotto la compressione di due vertebre sul midollo. Il 28 di novembre nel reparto mielolesi del Gaetano Pini mi hanno rimesso in posizione verticale, per non dire in piedi, tramite uno standing».

 

 

Da ottobre a oggi la vita di Max Chiatante è stata una battaglia combattuta da più protagonisti su più fronti. La moglie Eleonora che con una forza incredibile non ha mancato un giorno di assisterlo in ospedale. Max stesso che man mano andava ritrovando il suo abituale, travolgente entusiasmo, facendo inoltre continue pressioni sui medici per accelerare le cure. A casa, i soci del maneggio si sono stretti a catenaccio a difesa del “loro” centro ippico, riuscendo a vendere tutti i cavalli e ad autogestirlo, a costo di prendersi giorni di ferie e quant’altro. Nel frattempo continuava la somministrazione di farmaci, l’assistenza dello psicologo, dei terapisti e quant’altro.

Cura dopo cura Max passa alla terapia sub-intensiva, poi alla fisioterapia al CTO dell’Ospedale Gaetano Pini di Milano.

«Lì al CTO ho il record di cadute – prosegue Max-perché non volevo stare fermo, e alle rimostranze dei medici questa volta ero io a punzecchiarli con la ben nota tiritera “sella ferisce, sella guarisce”. Certamente devo a loro una riconoscenza immensa: voglio citare il dottor Paolo Guerra, primario del reparto di neurochirurgia all’Ospedale San Gerardo, il dottor Antonello Caserta primario del reparto mielolesi del CTO, il fisiatra Dottor Emanuele Liaci, le due fisioterapiste Erica Farina e Sara Bassetti che per otto mesi hanno svolto un lavoro enorme, e anche la psicologa Barbara Chignoli».

 

Si guarda dritto al futuro con il sorriso

I recenti video di Massimiliano Chiatante che a casa si allena eseguendo il movimento del trotto su una sella montata sopra un cavalletto e poi che fa ippoterapia nel maneggio La Prateria di Andrea Roscelli, hanno fatto il giro dei social e testimoniano una rinascita.

 

«Adesso ho contattato un altro completista di origine come me, Ferdinando Acerbi – conclude Max Chiatante – pensando a come riprendere a montare a cavallo a livello sportivo. Certamente sono ancora un po’ “acciaccato” sul lato destro, ma non ho problemi di vista né dolori particolari alla schiena. Io ho una gran voglia di montare a cavallo, quando avrò fatto un altro step in questa direzione ti telefono. Siamo solo all’inizio».

Grande Max, sei un esempio per tutti, e ti ringraziamo per questo.