Aveva 89 anni, ma la fitta rete di rughe che il sole aveva disegnata sulla sua pelle da ‘redhead’ non ha mai messo in ombra il suo sorriso, o la luce dei suoi occhi: gli occhi di Robert Redford, che si sono chiusi per sempre questa mattina nella sua casa, nello Utah.
Redford è stato una delle stelle più originali nel firmamento hollywoodiano. Poteva limitarsi a splendere della sua bellezza, invece è stato capace di coniugare la sensibilità ambientale e sociale a un linguaggio empatico, e mai gratuitamente violento.
E per noi è stata l’incarnazione del cavaliere vero, del cow-boy sensibile e profondo di tanti dei suoi film più belli.
Dopo i suoi primi western, da ‘La Caccia’ a ‘Butch Cassidy’, ‘Ucciderò Willie Kid’ e ‘Corvo Rosso non avrai il mio scalpo’ Redford sarà il protagonista de ‘Il Cavaliere Elettrico’, girato nel 1979 e diretto da Sydney Pollack.
In quel film interpreta Sonny Steal, un cow-boy da rodeo alcolista con pochi sogni e molte ossa rotte che viene ingaggiato da un’azienda di cereali per un tour pubblicitario, insieme a Rising Star, uno stallone PSI che vale milioni di dollari.

Ma Sonny dopo aver scoperto che il cavallo viene regolarmente imbottito di tranquillanti e antidolorifici decide di ridargli la libertà, scappando con lui verso le grandi praterie.
E ci piace assai che in questa avventura romantica l’unica ad aiutarlo fosse una giornalista, interpretata da Jane Fonda.
Dopo ‘Il Cavaliere Elettrico’ arrivarono anche ‘La Mia Africa’ e soprattutto ‘L’Uomo che Sussurrava ai Cavalli’ di cui sarà anche regista, basato sul romanzo di Nicholas Evans.
Un successo incredibile, 187 milioni di dollari guadagnati al botteghino in tutto il mondo.
E il curioso primato di aver condizionato (forse per sempre, ahinoi) il già limitato assortimento del lessico generalista in ambito equestre.

Una giovanissima Scarlett Johansson con Robert Redford sul se de ‘L’UOmo che sussurrava ai Cavalli’, photo Elliott MARKS-TOUCHSTONE PICTURES / ANSA / PAL
Non gliene si può certamente fare una colpa. Certamente non dopo aver visto ‘Il Vento del Perdono’ del 2005, dove l’attacco di un orso lascia ferite dure da guarire sia dentro che fuori due fratelli che vivono in un ranch.
Robert Redford è uno dei due rocciosi cow-boy, che piano piano uscirà dalla palude dell’alcolismo e alla fine del film si vedrà accarezzare per la prima volta nella sua vita un gattino.
Un altro personaggio che aveva avuto la forza di combattere le proprie debolezze, proprio come successe a Redford da giovane. Un’altra prova d’attore che ci rende difficile separare il Robert Redford vero con quello che recitava sul set.
E forse non recitava troppo, forse non recitava soltanto.
Ma accidenti in sella ci sapeva stare, e quel sorriso non lo dimenticheremo mai.

Robert Redford in una foto di scena del film di Lasse Hallstrom ‘Il vento del perdono’, photo ANSA – RED |