Sofia, che per via dei cavalli ha intervistato chi di solito fa le interviste

E’ bello avere l’occasione di ricevere buone domande: anche quando si parla di cavalli ovviamente, che ti vengono fuori un sacco di ricordi e riflessioni

Il frontespizio della tesina di Sofia Sberna
Bologna, 17 settembre 2020 – Sono curiosa, molto curiosa; anzi a essere sincera sono di una curiosità morbosa e per fortuna faccio la giornalista di modo che – se non altro – ho una buona scusa per andare in giro a fare domande.

Così è stato molto divertente quando, all’inizio di maggio, una giovanissima scolara che abita del mio comune mi ha chiesto di concederle un’intervista: serviva per la sua tesina di terza media incentrata sui cavalli e il loro mondo.

Il mio contributo  sarebbe stato parte della parte relativa all’italiano, ma Sofia (questo il nome della ragazza) ha ovviamente declinato in senso equestre ogni materia: i cavalli sono la sua passione sin da piccola, e si capisce benissimo leggendo i suoi elaborati.

Ha preso in prestito una cospicua serie di volumi dalla biblioteca equestre dell’associazione Pievecavalli e ha approfondito tutte le idee che le erano nate in testa su come parlare di cavalli e geografia, cavalli e musica, cavalli e matematica e via dicendo.

Ma per motivi vergognosamente personali ho trovato molto stimolante che, per una volta, ci fosse qualcuno che era interessato a domandare qualcosa a me.

E comunque, al di là di tutto, fa bene trovarsi dall’altra parte della trincea e ricordarsi che, per poter avere buone risposte, è fondamentale che siano buone anche le domande!

Di seguito l’intervista che mi ha fatto Sofia Sberna: e vi prego, notate l’introduzione.

Dedico questa parte della tesina a un’intervista che ho fatto a una giornalista, che scrive per la rivista Cavallo Magazine. Maria Cristina non vedeva l’ora di essere intervistata, perché per lei era la prima volta che qualcuno lo faceva. Solitamente è il suo compito intervistare gli altri. Grazie al suo aiuto cercherò di capire se la passione per i cavalli possa essere contagiosa. Intervistandola ho scoperto l’origine della sua passione, che come nel mio caso, nasce durante la sua infanzia, e le emozioni che questi bellissimi animali le suscitano. Questa nuova esperienza mi ha divertito molto, infatti era la prima volta che intervistavo qualcuno.

1.Puoi presentarti?

Mi chiamo Maria Cristina Magri; sono nata a Carpi, in provincia di Modena, 53 anni fa e abito a Città della Pieve da 5 anni. Ho un marito, Roberto, che fa il veterinario e un figlio, Francesco, che studia storia a Bologna; abitano con noi anche due cavalle, due asini, tre gatti e un cane.

2.Che lavoro fai?

Sono giornalista, iscritta all’albo dei pubblicisti: per molti anni è stato un secondo lavoro, quando mi occupavo dell’amministrazione di una piccola azienda metalmeccanica. Ma poi la crisi di quel settore mi ha in qualche modo costretta a concentrarmi sull’impegno col giornale permettendomi così di farlo diventare più importante: scrivo per un mensile di equitazione, e mi occupo anche del del suo sito web.

3.Perché hai scelto questo lavoro?

Era il mio sogno di bambina: mi piaceva moltissimo leggere qualsiasi cosa, e ammiravo molto chi scriveva bene e riusciva a catturare la mia attenzione dalle pagine di un libro o di un giornale. Ricordo che a scuola in seconda o terza elementare avevo scritto di questo mio sogno, e la maestra mi aveva un po’ presa in giro al proposito: devo confessare che ha funzionato come stimolo, credo di aver inconsciamente pensato “Ah sì? Ti farò vedere io!” e le ho anche spedito una copia del mio primo articolo pubblicato. E lei, la maestra Gianna, ne è stata felicissima.

4.Come e quando è nata la tua passione per i cavalli?

“Credo di essere nata con questa passione, o se non altro da averla sviluppata così presto da non ricordare assolutamente un periodo in cui non fossero il pensiero costante. Il mio papà per farmi felice la sera mi raccontava una favola che aveva inventato apposta per me: parlava di una bambina (che casualmente aveva i capelli neri e spettinati, proprio come me…pensa che coincidenza!) che doveva superare un fosso per arrivare ad accarezzare un cavallo che pascolava in un bel recinto pieno d’erba. Quando ho compiuto tre anni mi hanno regalato un cavallino a dondolo che ho chiamato Polin, ancora oggi lo tengo nella mia camera: ma era un giocattolo che chiedevo già da tempo, da quello che mi raccontano il mio papà e la mia mamma i cavalli sono stati l’oggetto dei miei desideri da quando sono stata in grado di ragionare”.

5.Che emozioni ti suscitano?

“Serenità, la serenità prima di ogni altra cosa: quando li vedo che mi aspettano per qualche motivo (il fieno piuttosto che l’uscita al pascolo ma anche la nostra passeggiata quotidiana, che piace molto anche a loro), quando li accarezzo e sento che apprezzano l’attenzione e si godono tranquilli il contatto con me mi riempiono il cuore di una tranquilla ma fortissima serenità. Poi mi commuovono: sentire la fiducia che ripongono nelle persone di cui si fidano è una cosa che ogni volta mi riempie di gratitudine”.

6.Qual è la tua razza preferita?

“In realtà amo tutti i cavalli, veramente tutti: e forse li amo tanto proprio perché sono stati capaci di diventare ogni cavallo di cui avesse bisogno quello strano e incontentabile animale che è l’essere umano. Li abbiamo selezionati per galoppare veloci, trottare come missili, tirare pesi incredibili, lavorare col bestiame e addirittura aiutarci in guerra: a pensarci bene è qualcosa di meraviglioso. Ma qualche preferenza l’ho avuta anche io, nella pratica: da ragazza ero innamorata dei cavalli delle Murge e difatti la mia prima cavalla è stata Vaniglia, una Murgese. Adesso che sono una signora di mezza età con qualche acciacco fisico e amo fare passeggiate tranquille trovo che la razza ideale per me sia il Bardigiano: sono cavalli di dimensioni contenute, molto forti e rustici, molto docili ed estremamente collaborativi. Li adoro, letteralmente: hanno tutto quello che serve sappia fare un cavallo, senza nessuna complicazione inutile”.

7.Qual è il più bell’episodio che hai vissuto con un cavallo?

“Tanti, i cavalli te ne regalano sempre tanti. Ma forse il più bello è stato quando dopo un periodo in cui non ero potuta andare dal mio secondo cavallo, Falstaff, sono tornata al circolo ippico dove era a pensione: il suo box era nell’angolo di una scuderia molto grande, sono entrata dalla parte opposta e quando ho detto “Buongiorno!” per avvertire l’istruttore che ero arrivata si è sentito, immediatamente, il nitrito altissimo e insistente di Falstaff che mi chiamava. Mi aveva riconosciuta, subito, come se fosse stato lì solo per aspettarmi”.

8.Che cosa ti insegnano i cavalli?

“Che bella questa domanda, mi tira fuori cose a cui penso spesso da sola. Mi insegnano a essere comprensiva: se io faccio uno sbaglio in buona fede e senza cattiveria loro mi danno sempre la possibilità di rifarla in modo corretto e senza prendersela più di tanto. Mi insegnano a essere costante, a non cercare scorciatoie: con loro non pagano mai, ti rendi conto che la cosa migliore è impegnarsi nei tempi che occorrono e quindi organizzarsi di conseguenza. Poi mi insegnano ad avere fiducia in me stessa: essere in grado di superare certe difficoltà, anche certe piccole paure che possono presentarsi nella pratica dell’equitazione o nella vita di scuderia mi dà modo di acquistare autostima. E poi mi insegnano a dire le cose un po’ spiacevoli: sono abbastanza timida per natura, e tendo a non esprimere troppo sentimenti negativi se proprio non posso farne a meno. Osservando il loro comportamento coi propri simili, invece, mi sono resa conto che loro le cose anche spiacevoli le dicono subito: magari solo tirando indietro un orecchio, mostrando i denti o sollevando un posteriore ma fanno capire quando si ritengono in qualche modo parte lesa. E questo smorza sul nascere i comportamenti scorretti altrui: così arrivano molto difficilmente a litigi gravi, si spiegano prima. Però devo precisare che loro questo e altro me lo insegnano tutti i giorni, ma io sono un po’ lenta a imparare e non sempre mi dimostro una brava allieva: ma la colpa è solo mia, loro sono tutti ottimi insegnanti”.

Brava Sofia, vero? Un consiglio spassionato: ogni tanto trovate qualcuno capace di farvi delle belle domande, come la nr.8 ad esempio.

E’ proprio bello.

E non so se sia un caso, ma di solito le domande più belle, più difficili e più stimolanti le fanno le persone più giovani.