Son tutti uguali i cavalli del mondo, se hai lo zuccherino in tasca lo sanno: anche al Sicab

Due in attesa al Sicab di Siviglia, photo Cristina Quicler/ AFP

Siviglia, 24 novembre 2019 – Non c’è niente da fare: se in tasca hai qualcosa per lui, il cavallo lo sa e non c’è zuccherino o “bombo” che si salvi.

E’ quello che ci viene da pensare guardando questa fotografia scattata nei giorni scorsi al Salon International del caballo de Pura Raza Espanola di Siviglia, in Andalusia, la più importante manifestazione internazionale dedicata alla magnifica razza iberica.

Il Sicab attira appassionati da ogni dove, quest’anno erano presenti in fiera più di 1000 cavalli provenienti da circa 300 allevamenti di 60 paesi diversi, 200.000 i visitatori stimati per questa edizione.

Le competizioni che si sono susseguite dal 19 novembre sino ad oggi comprendevano gare di doma classica, doma vaquera, alta scuola, attacchi e salto ostacoli del circuito ufficiale della Asociación Nacional de Criadores de Caballos de Pura Raza Española, che ha portato al Sicab le amazzoni e i cavalieri che durante l’ultimo anno si sono qualificati partecipando ai concorsi che si sono tenuti nei vari paesi aderenti ad Ancce.

Inutile aggiungere che oltre alle gare vere e proprie ci sono state molteplici esibizioni e spettacoli equestri dove al centro dell’attenzione c’era lui, il cavallo PRE, il cavallo dei re.

Maestosi e nobili quanto dolci di carattere e coraggiosi, i cavalli spagnoli furono sempre i preferiti da chi si poteva permettere cavalli lussuosi nell’aspetto, brillanti nelle andature ma anche estremamente affidabili e facili da montare.

Già Guglielmo di Normandia nel 1066, ad Hastings, decise le sorti della battaglia montando un destriero spagnolo: e non vorremo autosuggestionarci, ma il morello che nell’arazzo di Bayeux ha l’onore di portare il Conquistatore porta l’anteriore in modo così enfatizzato da farci gridare al…paso de andatura.

Spagnolo era il cavallo su cui Riccardo Cuor di leone entrò a Cipro, e ovviamente anche il famoso Babieca del Cid Campeador che visse fino a quarant’anni, sopravvivendo di due al suo padrone: venne seppellito appena fuori le porte del monastero di Burgos dove era inumato il Cid, sulla sua tomba vennero piantati due olmi per ricordarlo.

La Gueriniére, il Duca di Newcastle e una fila interminabile di Asburgo e altri nobili cavalieri testimoniano da libri e ritratti la loro preferenza per questi soggetti: anche la Scuola di Equitazione Spagnola di Vienna (famosa per i suoi Lipizzani, discendenti mitteleuropei degli Spagnoli) si chiama così in omaggio alla razza cui attingeva in origine.

Belli fuori, preziosi dentro.

Il PRE può sembrare ‘solo’ un magnifico cavallo ma l’apparenza esteriore è semplicemente una (e nemmeno la più importante) delle sue tante qualità.

Selezionato in origine come cavallo da battaglia doveva essere non solo resistente ma anche estremamente disponibile, collaborativo e coraggioso: manovrare agilmente e con immediata obbedienza era un requisito indispensabile per chi aveva il compito di riportare a casa la (nobile) pellaccia del proprio cavaliere.

Questa spiccata maneggevolezza venne poi sfruttata anche per diletto nelle cavallerizze di tutta Europa: gli Spagnoli erano ricercatissimi dagli ecuyér più in voga, sicuri che in sella a uno di loro anche il Regal Allievo più negato avrebbe comunque fatto una splendida figura.

Nel lavoro con i tori (corride a cavallo comprese) si sono continuate ad esercitare e selezionare sino ai nostri tempi le doti caratteriali più preziose di questi soggetti: il coraggio, la lealtà, la pazienza e la disponibilità totale agli aiuti del cavaliere.

¿Cuál es tu nombre?

Cartujano, Peninsulare, Castigliano, Ginnetto, Extremeno, Zapatero, Iberico, Andaluso: tutti nomi che hanno identificato lui, il Pura Razza Spagnola.

In alcuni casi semplicemente sinonimi, in altri identificano un tipo particolare ma sempre appartenente alla stessa famiglia, come il Cartujano.

E’ una delle linee di sangue più prestigiose e ha uno degli Stud Book più antichi al mondo: don Alvaro Obertus nel 1476 donò vaste proprietà ai monaci della Cartuja, sul fiume Guadalete. Grazie a questo lascito i monaci acquistarono alcune fattrici di ottima genealogia dando vita alla più fine e preziosa mandria del Regno.

Si dedicarono all’allevamento del cavallo Spagnolo eliminando il più possibile l’influenza di altre razze e ricercando le caratteristiche più berbere della stirpe originaria.

Il Cartujano è così più fine dello Spagnolo tipo Yeguada Militar, tanto per intenderci, ma quello che perde in taglia lo acquista in leggerezza, tempra, e velocità. Alcune grandi famiglie come i Zapata e i Terry continuano ad allevare il Cartujano: molti di questi soggetti presentano tra le orecchie due piccole ‘corna’, caratteristiche dei ginnetti discendenti di quelli allevati un tempo dai certosini.

La locandina del Sicab 2019