«Sono donna, sono nera, sono disabile»

«Ma voglio montare a cavallo per far capire al mondo che l’equitazione non è uno sport per soli ricchi». Ecco il claim della vita di Tegan, atleta paradressagista, regina di TikTok

Il sogno olimpico di Tegan Vincent-Cooke

Bologna, 1 febbraio 2021 – Metteteli in fila come preferite: donna, nera, disabile. Comunque giriate l’ordine delle parole, rimangono quelle: donna nera disabile.

Pensavate di avere dei problemi? Beh, immaginate di avere le stesse caratteristiche di Tegan Vincent-Cooke: il mondo tornerà a sorridervi. E, leggendo la sua storia, nonostante tutto, sorride anche a lei. Anche se, come ha autoironicamente dichiarato, lei è e rimane «donna, nera e disabile».

Andiamo per ordine. Tegan Vincent-Cooke nasce in Gran Bretagna 19 anni fa e fin da quel momento inizia a fare i conti con il destino. Una complicanza del parto le procura una paralisi cerebrale che la porta ad avere spasmi muscolari involontari. In uno dei suoi esilaranti video, Tegan spiega: «il mio braccio destro è posseduto dal demonio… A volte scatta e butta roba in aria, rovescia bicchieri e arriva perfino a dare pugni alle persone. Ma non a tutte…».

Sulle altre sue due caratteristiche – donna e di colore – Tegan non fa grosse considerazioni. E del resto, nessuno dei tre aggettivi fin qui spesi rende l’idea dello spirito di questa ragazza. «Ho una paralisi cerebrale quadriplegica. Però voglio mostrare al mondo che l’equitazione non è uno sport per soli ricchi. Posso riuscirci, lo so. Quando mi fisso posso fare tutto… Chiedetelo ai miei 300mila follower di TikTok…».

Benedetti social. Tanto odiati ma tanto amati. Tegan ha iniziato a buttar lì qualche cosa durante il lockdown. Si annoiava. Era chiusa in casa. Così ha proposto la sua autoironia e il suo spiritaccio su TikTok, su Fb e sulle altre piattaforme più popolari. È stata subito un successo virale. Non se lo aspettava.

E così, a dispetto delle sue difficoltà nella deambulazione e nello svolgimento di normalissime azioni quotidiane. A dispetto delle discriminazioni che ha affrontato da quando ha iniziato ad avere l’uso della ragione, Tegan ha deciso di usare i social proprio per lanciare i propri messaggi.

«Mi piace dimostrare alle persone quanto sia sbagliato giudicare qualcuno dall’aspetto che ha. – spiega – Bisognerebbe vedere come una persona è dentro perché non si senta mai esclusa».

Proprio l’inclusione è stato il sentimento forte che Tegan ha provato quando si è avvicinata al mondo del cavallo.

Di famiglia con modeste possibilità, i suoi genitori un giorno hanno sentito di un centro a Bristol che offriva lezioni per ragazzi con disabilità.

«È stato amore quasi a prima vista – racconta la diciannovenne britannica – perché per la prima volta mi sono sentita in un contesto di persone che come me non rientravano nella fotografia perfetta».

Per molto tempo l’equitazione è stato un hobby per Tegan. Ma quando nel 2012 ha visto scendere nei rettangoli olimpici del paradressage Sophie Christiansen, ha capito quale ambizioso obiettivo voleva raggiungere. E si è messa in caccia di uno sponsor o di un proprietario che le affidasse un cavallo

Al momento Vincent-Cooke ha vinto diversi titoli come amazzone di ‘bronze’ level ma per ambire a diventare amazzone di interesse olimpico deve raggiungere il ‘gold’. Serve un cavallo. Serve uno sponsor.

Il suo potenziale, secondo I tecnici è chiaro. Almeno quanto la sua determinazione.

«Tra le tante cose sbagliate che pensa la gente, c’è quella che si monti in sella e il cavallo faccia tutto il lavoro. Non sanno di cosa stanno parlando. Non capiscono che anche in questo caso, costruire una relazione è indispensabile».

 

Sarebbe la prima

Non c’è mai stata una donna nera nel paradressage olimpico della civilissima Gran Bretagna. Il sogno di Tegan sono I Giochi Paralimpici di Parigi 2024. Chi la conosce ci garantisce che, più che un sogno, si tratta di un obiettivo.

«La mia ambizione è portare lo sport più alla portata delle persone di colore, con disabilità e non necessariamente di classi sociali alte. Vorrei che le persone di tutte le forme potessero accedere allo sport senza preconcetti. Se riuscirò a far passare questo messaggio, ne sarà fierissima».