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Home | Sport | Salto ostacoli | C’era una volta un giovane cavaliere…

C’era una volta un giovane cavaliere…

Ecco una bella favola che ci proviene da giorni lontani e che passo dopo passo ha scritto buona parte della storia del salto ostacoli internazionale…

23 Ottobre 2020
di Umberto Martuscelli

Ginevra, 7 dicembre 2017 – C’era una volta in un piccolo paese della Germania del nord la scuderia del più famoso cavaliere, proprietario e commerciante di cavalli sportivi del mondo. Questo signore si chiamava Paul, aveva vinto per tre volte consecutive il Campionato d’Europa, suo fratello maggiore Alwin era stato medaglia d’oro individuale alle Olimpiadi e campione d’Europa a sua volta, e anche lui aveva una grande scuderia non lontano da quella di Paul.

Molti anni prima della storia che stiamo raccontando Alwin era stato invitato in Olanda per fare una lezione a un gruppo di bravi giovani cavalieri olandesi. Tra questi c’era Franke, un ragazzino alto e simpatico, al quale non sembrò vero di essere convocato per partecipare a quella lezione: perché nella sua cameretta lui sopra il letto aveva un grande poster appeso al muro, e il poster era la fotografia proprio di Alwin in sella al cavallo Warwick Rex durante le Olimpiadi di Montreal 1976, quelle della sua medaglia d’oro individuale. Franke ogni sera prima di addormentarsi guardava quella grande fotografia e per un po’ sognava a occhi aperti… e adesso sarebbe andato a una lezione proprio con quell’uomo, con quel campione, con Alwin. Non gli pareva vero. Ma quello che ancor più non gli parve vero fu che al termine di quella lezione Alwin lo avvicinò, e gli chiese: “Che ne diresti di venire a montare da me per un po’ di tempo?”. Perché Alwin aveva visto che in Franke c’era qualcosa di speciale, qualcosa che negli altri ragazzi pur bravi non era invece comparso. Franke non se lo fece ripetere due volte, e così poco tempo dopo fece le valigie e lasciò la casa di mamma e papà in Olanda per trasferirsi nella scuderia di Alwin in Germania divenendo perfino tedesco di nazionalità sportiva. Ma Alwin in quegli anni purtroppo non stava molto bene: aveva grandi problemi alla schiena, così grandi che ben presto fu costretto a smettere di montare a cavallo per dedicarsi all’altra sua grande passione, le corse al trotto. Così Franke si trasferì nella scuderia del fratello di Alwin, Paul, che per l’appunto si trovava nelle vicinanze. Con i cavalli di Paul – e sotto la guida di Paul – Franke divenne in breve un formidabile vincitore e la sua fama crebbe rapidamente fino a farlo considerare uno dei più forti cavalieri di Germania. Da giovane apprendista a stella internazionale nel giro di poco.

La scuderia di Paul però cresceva sempre più, quindi era indispensabile avere molti cavalieri da impiegare nel lavoro sui cavalli. Paul era alla continua ricerca di gente giovane e brava da assumere per la sua attività. Lui era il capo di tutto oltre che il cavaliere numero uno, il cavaliere numero due era Franke, poi c’erano i ragazzi. Un giorno del 1984 Paul andò a fare un concorso ad Hannover e lì gli cascò l’occhio su un giovane cavaliere che montava un cavallo piuttosto anonimo. Questo giovane cavaliere aveva montato per un po’ di tempo nella scuderia del grande campione Hermann Schridde, ma poi Schridde era morto tragicamente a seguito di un incidente aereo nel 1983. Il giovane cavaliere quindi si era trovato senza più la sua guida e il suo maestro, e stava montando alcuni cavalli molto modesti che gli erano stati prestati da alcuni contadini amici di suo padre. Paul vide questo giovane cavaliere di nome Ludger quindi ad Hannover, e dopo aver preso informazioni sul suo conto lo avvicinò per proporgli di andare a lavorare per lui. Ludger si sentì immediatamente felice: soprattutto perché Paul e Franke erano i suoi idoli, ai quali nemmeno aveva il coraggio di rivolgere la parola, guai farsi sfuggire un’opportunità del genere… Così Ludger approdò nella scuderia di Paul; aveva 21 anni e tantissima voglia di imparare.

Ludger si mise subito a lavorare di buona lena: cavalli e cavalli da montare fin dalla mattina presto… Poi arrivava per lui il momento più atteso: la sera. Perché la sera montavano nel maneggio coperto Paul e Franke, dopo aver seguito a piedi durante il giorno il lavoro di tutti gli altri cavalieri e degli altri cavalli della scuderia. Allora Ludger senza farsi vedere si nascondeva in un angolino dal quale spiava quello che facevano Paul e Franke restando fermo immobile, nonostante il freddo che gli entrava nelle ossa. Ludger guardava. Il freddo non lo sentiva. L’unica cosa che sentiva era l’ammirazione sconfinata per quei due uomini, per quei due cavalieri, che ai suoi occhi rappresentavano un mito irraggiungibile. Ludger voleva diventare come loro: bravo e capace e sapiente come loro.

Sono passati ormai tanti anni da quei giorni lontani. Questa bella favola potrebbe allungarsi all’infinito per raccontare tutto quello che è successo nella vita di Franke e di Ludger a partire da allora. Ma a questo punto più delle parole possono i numeri, che pur in maniera piuttosto prosaica hanno comunque il potere di raffigurare la consistenza di un fenomeno. E i numeri dicono questo: che Franke e Ludger hanno dato alla Germania un totale di trenta medaglie internazionali, tra Olimpiadi, Campionati d’Europa e Campionati del Mondo. Trenta esatte. Un numero che non è una favola: ma storica realtà. Da Alwin e Paul Schoeckemoehle, e da Hermann Schridde sono arrivati loro: Franke Sloothaak e Ludger Beerbaum. Certo: loro. Insieme nella foto qui pubblicata. Insieme nella storia del salto ostacoli mondiale.

Tags: franke sloothaak ludger beerbaum salto ostacoli
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