Pinerolo: chi ha proposte per la Cavallerizza Caprilli si faccia avanti

Porte aperte a Pinerolo per chiunque abbia un progetto utile a far vivere la Cavallerizza Caprilli: facciamoci avanti, se abbiamo idee

Cavallerizza Caprilli, dettaglio architettonico dell'esterno - Foto di Christian Bachstadt
Torino, 23 settembre 2021 – Ne avevamo scritto dopo aver letto una notizia dalla cronaca locale che spiegava come fosse arrivata alla Associazione nazionale Arma di Cavalleria una lettera da parte dell’amministrazione comunale che invitava a lasciare libera la struttura.

Gli ultimi atti di una lunghissima agonia, alla resa dei conti: e la moritura Cavallerizza Caprilli di dolenti al capezzale ne ha avuti parecchi.

Dagli ufficiali di cavalleria in pensione alle signore con ideali equestri romantici siamo stati in tanti, ad inzuppare fazzoletti sul destino di quello che era stato uno dei più grandi maneggi d’Europa.

Costruita nel 1910 per accogliere le esercitazioni di soldati, sottufficiali e ufficiali di Cavalleria a cui infondere il Sistema Naturale di Equitazione messo a punto dal Capitano Federigo Caprilli, era il terzo maneggio più grande di Europa dopo quelli di Mosca e Vienna.

Ma reclute, allievi e istruttori militari se ne sono andati da molti anni, insieme alla scuola di mascalcia militare che era stata trasferita prima a Grosseto e successivamente a Montelibretti.

Eppure ugualmente fa male sapere che lì non ci saranno più cavalli, che volete farci.

Chissà perché è così difficile essere razionali, e si prende la cosa come se fosse l’assassinio di una vecchia zia nubile, che non vai mai a trovare ma ricordi con affetto – specialmente da lontano.

Abbiamo quindi parlato con chi si deve occupare materialmente di questa memoria storica. Nella fattispecie, il sindaco di Pinerolo Luca Salvai e l’assessore ai lavori pubblici Christian Bachstadt Malan Camusso.

Ci spiega il sindaco Salvai:  “Siamo arrivati 5 anni, già fa non c’era più la Cavalleria che era stato l’ultimo baluardo utile alla Cavallerizza Caprilli. Subito dopo la nostra elezione per sfortuna l’Arma di Cavalleria ha deciso di chiudere il Centro ippico, gli ultimi militari sono stati trasferiti. Abbiamo immaginato che da quel momento il luogo sarebbe stato abbandonato: che piaccia o no, è il simbolo di Pinerolo”.

E cosa avete fatto?

“Abbiamo pensato a come evitarlo. Siamo subentrati al posto dell’Esercito con Anac, preparato una bozza di programma insieme a loro mantenendo quantomeno la destinazione d’uso come maneggio, la pulizia e l’ordine. Diventando però proprietà della pubblica amministrazione questa struttura non poteva mantenere le più flessibili regole delle strutture militari, e di fatto è inagibile per l’utilizzo civile. Per renderla tale occorrono soldi, e dovrebbero essere soldi della pubblica amministrazione. Ma come facciamo noi a togliere risorse ingenti alla nostra popolazione per rimettere a norma una struttura che viene usata pochissimo, e da pochi privati?”.

Avete pensato a cosa ci si potrebbe fare?

“Pinerolo sarebbe una sede perfetta per eventi legati al mondo del cavallo” continua Salvai. “Nella struttura nuova di Abbadia Alpina gli sport equestri possono contare su una bella struttura indoor, in città c’è il  Museo storico dell’Arma di Cavalleria, un gioiello meraviglioso. E l’utilizzo della struttura per la cavallerizza Caprilli (con le adiacenti caserme) è in via di definizione. Ma non c’è la possibilità fisica di ospitare più di 10/12 cavalli, oramai si trova nel cuore di una zona residenziale e abitativa. Per fare sì che i cavalli possano continuare a stare lì bisognerebbe investire una quantità di denaro (tra ristrutturazione e messa in sicurezza secondo le regole vigenti per l’accesso al pubblico) che non potremmo mai giustificare ai nostri concittadini, visto che avrebbe una utilità pratica soltanto per pochissimi. Poi, che vita possono avere i cavalli all’interno di una città? Loro hanno bisogno anche di prati, paddock, spazi verdi”.

Sottolinea, con calore, Christian Bachstadt: “Noi ci abbiamo provato a a fare qualcosa legato al mondo dell’equitazione sportiva, anche appena eletti: siamo andati ai convegni, alle fiere di settore. Ma non ci ha ascoltato nessuno, nessuno si è fatto avanti per elaborare un progetto”.

“Occorre una progettualità che coinvolge molte figure” continua l’assessore “non soltanto quelle di noi amministratori. Federazioni e privati sono indispensabili per far rinascere una struttura come questa di Pinerolo. Da soli non possiamo fare niente, e già ci sono stati problemi amministrativi nella delicata questione della comune custodia. La nuda proprietà è del demanio, e il comune è subentrato all’esercito per poi riaffidarlo ad Anac. Con una situazione così complicata qui tutto deve succedere tranne che qualcuno si faccia male, se non anche dal punto di vista assicurativo è il caos. E la pratica dell’equitazione non è un attività statisticamente priva di rischi“.

Una situazione preesistente molto complessa.

“Già, eppure proprio a noi viene addossata la ‘colpa’ di aver allontanato i cavalli dalla Caprilli Ma non abbiamo rinunciato all’idea di creare un circuito virtuoso dedicato all’equitazione. La cavallerizza trasformata in luogo di cultura equestre, con la creazione di una importante biblioteca dedicata a questo settore particolare e luogo di incontro per assemblee e seminari sarebbe meravigliosa, lì accanto al Museo”.

Poi c’è un problema, se vogliamo: psicologico: gli abitanti di Pinerolo sono abituati a vedere quei cartelli da sempre: LIMITE INVALICABILE.

“E’ un luogo sconosciuto a chi abita la città” spiega Bachstadt,  “perché non c’è mai stato l’accesso al pubblico. Chi è affezionato culturalmente a questa struttura nella stragrande maggioranza dei casi non è di qua, e magari non l’ha nemmeno mai vista davvero”.

Che terapia usare per superare questo blocco?

“Per farla vivere dobbiamo farla conoscere prima di tutto ai pinerolesi stessi: solo allora, una volta che avremo creato l’abitudine a viverla aprendo i suoi spazi ad un utilizzo meno specialistico di quello dell’equitazione sportiva e militare, potremo pensare di proporre i cavalli ai nostri concittadini: magari organizzando eventi equestri nel vicino parco, perché no?”

“I soldi ci sono per fare cose utili e intelligenti, siamo i primi a voler investire su questo pezzo del nostro patrimonio: ma non possiamo farlo da soli”.

“Occorre però la partecipazione delle federazioni sportive del mondo equestre. E quello fondamentale di privati ed esperti del settore che partecipino con le loro idee, la loro cultura specialistica e individuino le necessità del settore che noi potremmo soddisfare. Che qualcuno si faccia avanti, noi siamo ancora disponibili a mettere tutto il nostro impegno in questo obiettivo: far tornare la cavallerizza Caprilli un luogo importante per il mondo equestre. In modo diverso da prima, certo: ma chi o cosa non è cambiato, in 100 anni?”.

Porte aperte a Pinerolo quindi, per chiunque abbia un progetto utile a far vivere la Cavallerizza Caprilli: facciamoci avanti, se abbiamo idee.

Altrimenti smettiamola di piangere, che il latte è già stato versato da un pezzo.