Nel gelo tagliente delle colline coreane, nel 1952, una piccola cavalla saura cambiò per sempre il modo in cui il mondo avrebbe guardato ai cavalli in guerra. Il suo primo nome era Ah Chim Hae, ossia luce del mattino, ed era una cavalla utilizzata per le corse nella Corea del Sud e fu venduta per 250 dollari da un ragazzo, artiere ippico all’ippodromo di Seoul, che aveva bisogno di soldi per comprare una protesi per la gamba mutilata della sorella, che aveva calpestato una mina antiuomo.
La cavalla fu acquistata dal 5° Reggimento dei Marine statunitensi, reparto armi pesanti, come cavallo da soma per il Reparto Armi Pesanti e con il cambio di casa, ci fu anche il cambio di nome: Reckless, ossia spericolata, in onore delle munizioni che avrebbe dovuto portare per il resto della sua vita. Ebbene sì, Reckless passò dalle corse al galoppo sui tappeti di erba verde ai campi di battaglia sulle montagne rocciose della Corea, tra proiettili ed esplosioni.
Dopo un breve addestramento fu immediatamente messa a lavoro, trasportava di tutto dai campi alle prime linee e viceversa: munizioni, rifornimenti e feriti. Ben presto tutti si resero conto che Reckless era infermabile e faceva fede al suo nome. Trasportava oltre duecento colpi di mortaio in una sola giornata sotto bombardamenti, percorrendo avanti e indietro il fronte e spesso da sola, perché sì, non sempre sopravvivevano i soldati che dovevano guidarla. E così lei imparò il percorso e avanzava da sola, tra fumo e schegge con la stessa calma di chi conosce solo un compito: non abbandonare mai le prime linee. Quando veniva ferita dalle schegge, si accucciava nei crateri delle bombe per un attimo e poi ripartiva. I soldati giurarono di averla vista coprirsi gli occhi mettendo il muso tra le zampe quando le esplosioni erano troppo vicine.
Arrivò poi il giorno del momento più duro del conflitto: la Battle of Outpost Vegas, uno dei momenti più cruenti della guerra di Corea, dove l’artiglieria americana sparò migliaia di colpi al giorno e ogni munizione pesava quasi trenta chili. Qui Reckless ebbe, involontariamente, un ruolo decisivo: tra il 26 e 28 marzo 1953 trasportò oltre 386 munizioni al giorno, ogni carico pesava fino oltre 80 kg, per oltre 70 kilometri al giorno sotto a una pioggia di bombardamenti ininterrotta per tre giorni. Era veramente troppo pericoloso, per cui fu presa la decisione di mandarla da sola. E Reckless non si tirò certamente indietro. Fece il suo lavoro, portò al termine i suoi compiti nonostante sia stata ferita ben due volte, venendo colpita prima sotto l’occhio sinistro da una scheggia e poi, successivamente, da un’altra scheggia sul fianco.
Il suo ruolo fu così decisivo e il suo comportamento così encomiabile che l’esercito americano decise di conferirle il grado di caporale.
Questa non è un astoria di fantasia, o un mito, ma sono rapporti ufficiali militari.
Oltre che per il suo coraggio, Reckless divenne amata da tutti anche per il suo carattere. Era mite, non aveva paura di nulla, era molto socievole e amava mangiare. Qualsiasi cosa. Partecipava attivamente alla vita dell’accampamento e così non disdegnava razioni militari, uova strapazzate e, si racconta, perfino la Coca-Cola e la cioccolata, che prendeva direttamente dalle mani dei Marine. Dormiva nelle tende con loro, si alzava quando suonava la tromba, e imparò persino a sdraiarsi quando un colpo di mortaio sibilava in aria.
Quando la guerra finì e dove andò? Nel 1954 Reckless venne portata negli Stati Uniti come eroina di guerra. Sfilò a Camp Pendleton, ricevette una promozione a sergente e, nel tempo, onorificenze che nessun altro cavallo americano aveva ottenuto prima. Non venne messa in mostra come un trofeo, ma trattata come un veterano: stipendio simbolico, razioni, cure, pensione.
Ah Chim Hae e poi Reckless, ha rappresentato entrambi i suoi nomi, ha portato non solo materiali in modo spericolato, ma soprattutto, fiducia a coloro che avevano davanti a se solo la morte. Doveva trasportare munizioni ma portava la vita, ricordando surante la battaglia a quei soldati che c’era lei a guardargli le spalle. I Marines dicevano che portava fortuna, ma noi potremmo dire che era il dono più grande che un cavallo può dare all’uomo: la consapevolezza che Reckless sarebbe restata al loro fianco, nonostante tutto. Chiunque l’abbia conosciuta, ricorda che era “una cavalla che sembrava sapere cosa stessimo facendo”, “come fosse una vera compagna di trincea”. E noi abbiamo per caso qualche dubbio che lo fosse veramente?
Reckless morì nel 1968 all’età di 19 o 20 anni, non si conosceva con precisione la sua data di nascita. Venne sepolta con onori militari e una statua la ricorda, nel Semper Fidelis Memorial Park, dove alla base, sotto a un ciuffo della sua criniera, c’è una targa che riporta le parole del sergente Harold Wadley, che prestò servizio in battaglia al suo fianco: “Lo spirito della sua solitudine e della sua lealtà, nonostante il pericolo, era qualcosa di diverso da vedere. Sofferente. Determinata. E sola. Questa è l’immagine che ho impressa nella mia testa e nel mio cuore per sempre.”
Nessun altro cavallo prima di lei ebbe il grado di ufficiale dell’Esercito degli Stati Uniti d’America, ma condivide una cosa con tutti i cavalli che hanno reso i più alti servizi all’uomo: la solitudine. Da sola ha camminato tra i proiettili e i bombardamenti, adesso speriamo che sia tornata a galoppare sui prati verde ed a fare quello per cui era nata.
Reckless, la cavalla-soldato che non scelse la guerra, ma scelse di non abbandonare l’uomo in guerra
























