L’allevamento dei Lipizzani è un patrimonio da custodire: anche italiano

A sottolineare l’importanza dell’obiettivo raggiunto il presidente del Crea, Carlo Gaudio, ci ha inviato una sua nota sul riconoscimento  del metodo di allevamento del cavallo Lipizzano

Maestoso Vera, Lipizzano nato presso l'ASCAL nel 2016 - Foto di Fabiana Monti
Roma, 6 dicembre 2022 – E’ dei giorni scorsi la bella notizia, attesa da tempo e che vi avevamo già dato su questo sito, dell’inserimento dell’allevamento del cavallo Lipizzano come patrimonio immateriale Unesco.

A sottolineare l’importanza dell’obiettivo raggiunto il presidente del Crea, Carlo Gaudio, ci ha inviato una sua nota sul riconoscimento  del metodo, delle tradizioni con cui si crescono da secoli questi cavalli e della cultura dell’allevare questa razza, che ha un metodo di selezione e allevamento unico.

La domanda a Unesco è stata presentata da 8 diverse nazioni che allevano la razza con l’obiettivo di preservarla e portarla avanti, quindi con un forte senso di cooperazione,  legato ad una storia antichissima e ben precisa.

Tale riconoscimento presuppone un impegno da parte delle nazioni che come l’Italia aderiscono all’UNESCO: l’Italia deve pertanto ora impegnarsi nel preservare ciò che l’UNESCO ha riconosciuto.

Di seguito la nota del presidente del CREA che in Italia gestisce l’allevamento statale del cavallo Lipizzano, sul riconoscimento UNESCO.

L’iscrizione della tradizione dell’allevamento del cavallo Lipizzano nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali, delle Pratiche Agricole e delle Conoscenze tradizionali.

Più che per ogni altra razza equina, la storia del Cavallo Lipizzano è innervata nella storia Europea. La storia secolare della razza le ha conferito una valenza identitaria e simbolica che inevitabilmente attrae chiunque vi abbia a che fare.

Popolazioni e storie diverse, talora divergenti, hanno trovato nell’allevamento e nella cura dei cavalli Lipizzani un punto di incontro e di comunanza.

Il MIPAAF, con DM 2949 del 20 marzo 2020, ha iscritto la pratica “La tradizione dell’allevamento del cavallo Lipizzano” al “Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali, delle Pratiche Agricole e delle Conoscenze tradizionali”, istituito presso il MIPAAF dall’articolo 4 del decreto n. 17070/2012.

La candidatura multinazionale per l’iscrizione della “Tradizione dell’allevamento del cavallo Lipizzano” nella lista rappresentativa del patrimonio immateriale dell’Umanità tenuta dall’UNESCO, l’Organizzazione Educativa, Scientifica e Culturale delle Nazioni Unite, avviene nel contesto della sua 32^ sessione di Parigi nel 2003, con la Convenzione per la Salvaguardia dell’eredità culturale immateriale.

La convenzione opera attraverso l’iscrizione in un’apposita lista degli elementi già riconosciuti dagli Stati aderenti.

L’iscrizione al “Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali, delle Pratiche Agricole e delle Conoscenze tradizionali” ha consentito all’Italia di chiedere, assieme ad altri sette Paesi europei coordinati dalla Slovenia, l’ iscrizione delle “Tradizioni dell’allevamento statale del cavallo Lipizzano” nella lista rappresentativa del patrimonio immateriale dell’umanità dell’UNESCO. Nel 2015 l’allora CREA-PCM, ora Centro di Ricerca Zootecnia e Acquacoltura (CREA-ZA), che gestiva l’Allevamento dei cavalli Lipizzani, iniziò a discutere con gli allevamenti statali degli altri Paesi interessati l’ipotesi di presentare una domanda congiunta di riconoscimento come eredità culturale immateriale all’UNESCO.

L’iniziativa è stata fortemente appoggiata dal CREA nell’ambito delle proprie attività a carattere tecnico scientifico legate al riconoscimento delle pratiche e delle tradizioni del patrimonio agro-alimentare italiano.

Tra queste, hanno già ottenuto il riconoscimento UNESCO l’arte dei pizzaioli, la transumanza e la coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria.

Il 23 marzo 2020 l’Italia, per mano dell’Ambasciatore Massimo Riccardo, rappresentante permanente presso l’UNESCO, ha firmato la domanda di iscrizione alla lista UNESCO del patrimonio culturale immateriale della “Tradizione dell’allevamento del cavallo Lipizzano” assieme agli Ambasciatori di altri sette Stati (Austria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Slovenia).

Il 1° dicembre 2022, dopo essere stata favorevolmente approvata dal Comitato d valutazione dell’UNESCO, l’iscrizione delle “Tradizioni dell’allevamento del Cavallo Lipizzano” nella Lista rappresentativa del Patrimonio Mondiale dell’Umanità è stata formalizzata nel corso del 17° Comitato Intergovernativo tenutosi a Rabat,  in Marocco dal 30 novembre al 2 dicembre 2022.

Cenni storici sulla razza

Il Granduca Carlo II d’Asburgo era uno dei tre figli del Sacro Romano Imperatore (S.R.I.) , Re d’Austria e di Spagna Ferdinando I. Questi alla sua morte divise il regno in tre parti: la bassa Austria (la zona pianeggiante di Vienna) andò al figlio maggiore Massimiliano II, che divenne S.R.I., l’alta Austria (Tirolo e salisburghese) al figlio Ferdinando e l’Austria Interiore (Carinzia, Stiria, Slovenia, province di Gorizia e Trieste) al terzogenito Carlo II. Quest’ultimo si stabilì a Graz e decise di sviluppare un allevamento di cavalli (equile) per gli usi della corte. A tal fine individuò la tenuta di Lipizza (Lipica nella grafia slovena) che oggi si trova in Slovenia, in prossimità del confine italiano, e il 19 maggio 1580 affittò la tenuta dal Vescovo di Trieste. ll luogo venne probabilmente scelto per il clima secco ed assolato ed i terreni duri, allora considerati adatti all’allevamento dei cavalli. Inoltre il porto di Trieste, distante solo 14 chilometri, favoriva le importazioni di cavalli dalla Spagna. Inizialmente a Lipizza si allevò il cavallo spagnolo, già ampiamente utilizzato dagli Asburgo.

Progressivamente l’equile si strutturò sempre meglio (il primo statuto ufficiale risale al 1658) ed i cavalli di Lipizza iniziarono a separarsi dall’originale razza spagnola. Il processo divenne ancora più intenso quando, con la morte di Carlo II di Spagna il 1° novembre 1700, si estinse la dinastia degli Asburgo di Spagna. I caratteri della razza lipizzana come la conosciamo oggi (con il tipico mantello di peli bianchi su cute nera) vennero fissandosi nella seconda metà del ‘700. Dal 1797 al 1815 l’esistenza della razza fu messa in grave pericolo da tre successive occupazioni francesi che ogni volta costrinsero l’intera mandria a sfollare alla volta della Croazia e dell’Ungheria. In quegli stessi anni si verificarono terremoti ed incendi, tanto che molti cavalli ed i registri dell’allevamento andarono perduti.

Verso la metà del secolo XIX la razza, fino ad allora chiamata Karster (o del Carso), assunse il nome di Lipizzana, con evidente riferimento al nome dell’equile. Dei 23 stalloni (7 dei quali italiani) che operarono come riproduttori a Lipizza nel corso del ‘700, cinque ci hanno lasciato eredi per via paterna: Pluto (danese nato nel 1765 nell’allevamento reale di Fredericksborg), Favory (austriaco nato nel 1779 nell’allevamento imperiale di Kladrub), Maestoso (austriaco nato nel 1773 nell’allevamento imperiale di Kladrub), Conversano (di razza napoletana, nato nel 1767) e Neapolitano (di razza napoletana, nato nel 1790). Dopo il Congresso di Vienna, nel 1816 l’opera di ricostruzione iniziò con la riscrittura delle genealogie dei cavalli sopravvissuti. Per sicurezza vennero compilate due copie dei registri, sempre tenute aggiornate: una utilizzata in allevamento a Lipizza e una conservata presso il palazzo imperiale di Vienna. Il più antico capostipite registrato è la fattrice Golomba, nata nel 1738. A questo periodo risale l’introduzione del sesto e ultimo stallone fondatore delle linee oggi considerate classiche: Siglavy, stallone arabo nato nel 1810 e acquistato in Francia nel 1816. Ancora oggi un cavallo Lipizzano può essere considerato di linea paterna “classica” se la sua genealogia risale per via patrilineare (padre, nonno paterno, padre del nonno paterno ecc..) fino ad uno dei sei stalloni capostipiti “classici” (Conversano, Favory, Maestoso; Neapolitano, Pluto, Siglavy). Analogamente, può essere considerato di famiglia materna “classica” se la sua genealogia risale per via matrilineare (madre, nonna materna, madre della nonna materna ecc..) fino ad una fattrice capostipite “classica”.

A partire dal 1837 si sviluppò in Austria una estesa rete ferroviaria, e il cavallo iniziò a perdere importanza strategica per i lunghi viaggi. I cavalli del Carso, che allora iniziavano a chiamarsi “Lippizaner”, non furono più esclusivamente destinati alla corte di Vienna, ma vennero venduti anche alle famiglie nobili. Nacquero così in tutto l’Impero allevamenti privati e vennero sviluppate nuove linee maschili (Tulipan e Incitato) e nuove famiglie femminili oggi riconosciute come famiglie Croate, Ungheresi e Rumene. Le nuove famiglie erano orientate ad impieghi più leggeri e rapidi, mentre a Lipizza si continuava a riprodurre il Lipizzano tradizionale.

Durante la Prima Guerra mondiale la cittadina slovena di Lipizza si trovò al centro delle operazioni belliche, e la mandria venne spostata vicino a Vienna. Il 17 luglio 1919, la copia viennese dei Libri genealogici e 109 cavalli Lipizzani vennero riportati a Lipizza.

Iniziava così la storia italiana della razza, e Lipizza divenne un allevamento militare gestito dall’Arma di cavalleria.

Il 12 ottobre 1943 l’esercito tedesco portò via dalla slovena Lipizza tutti i cavalli che negli ultimi giorno di guerra vennero rocambolescamente recuperati dal Generale americano Patton con un’incursione nell’attuale Repubblica Ceca.

Nel febbraio 1947 una parte di essi tornò in Italia e fu portata prima a Pinerolo (TO) e poi a Montelibretti (RM), nell’allora Centro di rifornimento quadrupedi del Lazio. Cessati gli usi militari del cavallo, il 15 febbraio 1955 il nucleo dei cavalli Lipizzani passò al Ministero dell’Agricoltura, che lo affidò al proprio Istituto di ricerca in zootecnia.

Oggi i cavalli Lipizzani appartengono al CREA che gestisce l’Allevamento Statale del Cavallo Lipizzano (ASCAL) garantendo il mantenimento e l’addestramento dei cavalli e la promozione della razza.

La conservazione della razza

La mandria dell’ASCAL è un nucleo mantenuto in completo isolamento genetico da 122 anni, costituito da 33 fattrici e 6 stalloni che, con le riserve ed i giovani mantiene una consistenza media di 100 – 110 soggetti di linee e famiglie classiche con genealogie che risalgono al Sec. XVIII. I cavalli Lipizzani vengono utilizzati per il traino leggero ed elegante, per il lavoro in piano e per tutti gli usi ippoturistici. Essi trovano impiego anche tra le Forze dell’Ordine. Proseguendo una tradizione secolare, allevamenti statali del cavallo Lipizzano sono presenti ancora oggi in quasi tutti i Paesi eredi dell’Impero Austro-Ungarico: in Austria gli stalloni Lipizzani danno vita agli spettacoli della Scuola Spagnola di Equitazione (Spanische Hof Reit Schule) e la Slovenia considera la razza alla stregua di un simbolo nazionale. In Slovacchia, Ungheria, Croazia, Romania e Bosnia Erzegovina esistono allevamenti di tradizione secolare, con origini nobiliari o militari. Lo scopo principale dell’allevamento italiano è la conservazione del cavallo di tipo barocco. Erede del destriero medioevale, è un cavallo di taglia media, con notevoli diametri trasversali, collo arcuato, garrese arrotondato e poco rilevato, spalla verticale e andature molto rilevate. Intelligentissimo, di indole mansueta ma nevrile, è dotato di un’eccezionale resistenza alla fatica. È il tipo di cavallo che si utilizzava per i lunghi viaggi prima della diffusione delle ferrovie a metà del Sec. XIX, poi sostituito da un cavallo più leggero e agile per i piccoli spostamenti e, in campo militare, per vedetta.

L’attività promozionale condotta dall’ASCAL

Negli ultimi 25 anni l’attività promozionale è dipesa dai finanziamenti disponibili. Dal 1996 al 2012 l’ASCAL ha ricevuto con una certa continuità finanziamenti MIPAAF. Poi venne tolto ogni contributo e, se si eccettuano alcuni piccolissimi finanziamenti da parte della Regione Lazio e dello stesso MIPAAF, l’ASCAL è stato interamente mantenuto dalla gestione agricola del Centro di ricerca Zootecnia e Acquacoltura del CREA. Ciò nonostante si è cercato di essere il più possibile presenti in manifestazione a carattere locale (Benedizione degli animali di S. Antonio in Vaticano, Processione a Monterotondo) e nazionale (Fieracavalli di Verona e le ultime edizioni di Romacavalli). Più rare oramai le presenze all’estero, anche se a fine agosto 2022 due cavalli hanno partecipato, grazie all’ANAREAI, l’attuale Ente Selezionatore che gestisce il Programma Genetico della razza in Italia, alla manifestazione “Eurocheval Offenburg” in Germania. L’attività sportiva, un tempo abbastanza intensa nel comparto degli attacchi, ora è ridotta e comunque orientata alla meno costosa e più diffusa disciplina del dressage. I cavalli allevati presso l’ASCAL vengono regolarmente venduti a clienti pubblici e privati sulla base di un apposito Regolamento che garantisce insieme trasparenza e semplicità operativa.

I riconoscimenti ufficiali

Il primo Decreto di riconoscimento ministeriale del Libro genealogico del Cavallo di razza Lipizzana risale al 31 gennaio 1984, successivamente novellato con DM del 2 luglio 1996 e del 9 settembre 2004 e dal più recente DM 675136 del 23.12.2021. Fin dal 2004 l’ASCAL è riconosciuto quale nucleo di allevamento della razza con il compito di mantenerla in purezza. Il 19.12.1998 e il 21.06.1999 vennero sottoscritti due accordi tra i ministeri agricoli Italiano e Austriaco concernenti la tenuta del libro genealogico di riferimento a livello europeo (assegnato agli Austriaci) e una serie di regole condivise sulla morfometria e sulla selezione dei cavalli Lipizzani.