Fanno parte del panorama montano e delle altre zone ‘naturalmente’ fortunate, dove il pascolo di mandrie e greggi è ancora possibile: il suono dei campanacci è il ‘tappetino’ musicale di quei luoghi
Come la Val Seriana, dove a Selvino nei giorni scorsi alcuni turisti si sono lamentati col sindaco per il suono provocato dal campanccio di un cavallo al pascolo.
Perché questi posti sono così belli da attirare anche turisti, da sempre.
Anzi, ultimamente anche di più, arrivano a frotte e plotoni e salgono in quota – per la maggior parte – grazie a funivie, seggiovie e strade carrabili.
Salgono troppo velocemente, è questo il problema: cioè senza prendersi il tempo di imparare e conoscere il posto dove arriveranno, pensando che andare in montagna sia come andare al cinema.
E arrivando impreparati, senza conoscere quasi nulla dell’ambiente che hanno invaso si lamentano: dei rumori, ad esempio,
Campane della chiesa che suonano tutti i quarti d’ora (da secoli) e campanacci del bestiame al pascolo che stanno lì probabilmente ancora da più tempo delle campane della chiesa.
“Ma povere bestie con quel rumore, ma che fastidio non posso dormire”.
Non entriamo nel merito di campane e campanili, ma dei campanacci sì perbacco.
Un semplice ma geniale accessorio, i campanacci: che permettono di sapere dove si trovano gli animali in quel momento, tra valli e boschi e rocce che limitano la visuale spesso a pochi metri.
Che non dipendono da nessuna batteria, GPS, Wi-Fi e tantomeno dall’umore di chi governa Starlink.
Che anche di notte o con la nebbia e il brutto tempo i tuoi animali li senti, e li puoi raggiungere.
E con il ritmo del loro dlin-dlon i campanacci dichiarano in tempo reale se gli animali si stanno muovendo, se stanno semplicemente pascolando tranquilli o se al contrario stanno correndo e galoppando spaventati, magari inseguiti da predatori.
In più i suoni diversi dei diversi campani permettono anche agli animali – equini o bovini od ovini che siano – di capire dove si trova e dove sta andando la o il capobranco (di solito sono loro ad essere dotati di questo optional).
Una finezza da veri amanti dell’ambiente naturale apprezzare queste sfumature sonore del panorama, alpino o montano o rurale che sia.
Pensate che la gente del posto riconosce anche senza vederli, magari di notte i diversi gruppi di animali, e quindi i legittimi proprietari, dall’insieme armonico prodotto dai loro campani.
Ma che ne sanno i turisti frettolosi, quelli che non si danno la pena di capire dove sono voluti andare?
E poi magari bisogna recuperarli in elicottero perché in ciabattine di plastica sono andati dove occorrono scarponi ed esperienza e anche un imbrago, magari.
Si sale troppo velocemente in montagna oggi, si arriva troppo in fretta in posti che ancora non si conoscono.
Ma si fa sempre in tempo ad imparare, sia chiaro: basta averne voglia, lasciare a valle presunzione e arroganza e ricordarsi sempre che se quel posto è così bello da averci attirato fin lì, è perché chi lo abita sa come viverlo e curarlo.
Ecco, la cosa più importante da ricordare è questa: partite anche in funivia, andate dove volete – ma ricordatevi di riconoscere a chi abita da sempre quel posto una competenza e una saggezza specifiche che potrete fare vostre.
Se vi darete il tempo di conoscerle, è chiaro: prendetevelo questo tempo, invece di fare foto per Instagram e contare i like entrate in contatto con le persone, fatevi spiegare le cose.
Spesso sono bellissime, anche se poco instagrammabili: anzi ci sta venendo quasi il sospetto che più sono belle, meno si prestano ai selfie.
Qui la fonte della notizia, da Il Giorno, con tutti i nostri complimenti per il titolo.