Nuova Zelanda: in parlamento a cavallo. Minaccia o promessa?

Il popolo equestre della Nuova Zelanda sugli scudi contro normative che discriminerebbero il cavallo. Si reclama il diritto di accesso a sentieri e litoranee per la libertà e per il bene di un comparto dai valori economici significativi

Nuova Zelanda
In Nuova Zelanda si protesta per il libero accesso dei cavalli a sentieri e litoranee

Bologna, 17 luglio 2021 – Occhio che in Nuova Zelanda fanno sul serio. Quando si tratta di cavalli, non si scherza.

I membri di un gruppo d’azione equestre minaccia da giorni di entrare dritto in parlamento a cavallo se non si porrà subito un limite alle insidiose normative che stanno via via riducendo l’accesso ai luoghi in cui è possibile montare liberamente. Litorali compresi.

Secondo Shelly Warwick, co-presidente della New Zealand Equestrian Advocacy, il mondo equestre deve muoversi subito o finirà per ritrovarsi senza gli spazi vitali che servono per una normale pratica equestre in libertà.

In Nuova Zelanda, la comunità di coloro che montano a cavallo ‘in campagna’ e fanno passeggiate, conta 80mila individui. E molti dei sentieri che una volta erano deputati proprio al passaggio dei cavalli, ora sono stati ri-pensati per biciclette e pedoni. Con l’esclusione specifica proprio dei fruitori originali.

Sempre considerando la popolazione equina in Nuova Zelanda, ecco alcuni numeri che indicano l’entità del dibattito

  • 40mila cavalli da corsa
  • 80mila cavalli da diporto
  • 5% incidenza sull’equivalente del pil neozelandese
  • Milioni di indotto sull’economia locale

«Siamo a un bivio» sottolinea la Warwick. «Da un lato dobbiamo combattere per passare con i cavalli laddove abbiamo sempre avuto libero accesso. Dall’altro è quasi impossibile farsi inserire, come comunità equestre, nei nuovi progetti che riguardano la fruizione ‘green’ di spazi pubblici. Se si va avanti così il comparto equestre con tutto il proprio indotto subirà forti ripercussioni».

In un accorato appello la Warwick ha così espresso la preoccupazione di tanta gente di cavalli. «Se non corriamo subito ai ripari e non arginiamo questa continua perdita di diritto al libero ed equo accesso, non ci verrà restituito mai più. Stanno privandoci dei nostri tradizionali spazi per l’equitazione. Se vogliamo che le generazioni future possano sellare e girare libere dobbiamo agire adesso»