Quanto ci manchi, Genio

Giovanni Branchini è stato il più grande manager che l’ippica moderna abbia conosciuto in Italia. Un uomo di grande passione e ottimismo che ha lasciato un’impronta sportiva e umana in tutti coloro che lo hanno conosciuto. Grazie al figlio, Enzo Branchini, conosciamo meglio la sua storia e la sua genialità.

Milano, dopo corsa GP Inverno 1984, Giovanni Branchini e il suo Durk Hanover assieme a Meneghetti e Mezzanotte

Bologna, mercoledì 22 maggio 2024 – Nativo di Sant’Agata Bolognese, Giovanni Branchini amò Francia e Stati Uniti, dove visse e lavorò, ma fu a Napoli dove lasciò il segno della sua capacità manageriale rivoluzionando l’ippodromo di Agnano all’epoca alla deriva, tornato al massimo splendore con i più bei Gran Premi Lotteria della storia. Grazie all’intervista che il figlio maggiore Enzo ci ha concesso con grande emozione e trasporto, abbiamo cercato di capire come l’ingegner Branchini abbia potuto catturare un affetto ed una stima ancor oggi radicata nel pubblico di appassionati. Enzo ci racconta della sua grande famiglia di sportivi: lo zio di Giovanni,

Nello era stato il driver più famoso prima della guerra, vincendo con Malacoda il primo Derby, Fausto che entrò nella Hall of Fame statunitense e ci dice del padre: ”Ricordo il suo entusiasmo quando lo seguivo nel Lotteria, mio padre era un ingegnere, ha lavorato per tanti anni negli Stati Uniti, responsabile e dirigente del gruppo Marposs negli anni ’60, ricordo che in quegli anni non potevo entrare all’ippodromo di New York perché non ero ancora maggiorenne ma seguivo con interesse anche le riunioni dopo le corse con figure come Gianni Gambi, importante proprietario”

Enzo Branchini ci racconta della forza e della tenacia del padre, grande sportivo che dalla boxe, al rugby e all’automobilismo passò con successo anche ai sulky ed era un fior di driver, vinse a San Siro nel 1984 il Premio Inverno, corsa sui 2500 metri con partenza tra i nastri, battendo Sergio Brighenti, Anselmo Fontanesi, Vittorio Guzzinati e Luciano Bechicchi. In quell’occasione il suo Durk Hanover vinse a quota di oltre 60/1.

Fu proprio la sua tenacia che lo portò come imprenditore ad “aprire” alla città l’ippodromo di Agnano, convincendo con “quel sorriso che ti colpiva”, come ci dice il figlio Enzo, istituzioni e dipendenti della struttura di Napoli a restituire splendore e vita a quella immensa area verde. I Lotteria di Branchini furono impareggiabili per la qualità degli eventi ma anche per la partecipazione in pista, memorabile il colpo del 1995 dove riuscì ad avere, dopo mesi di corteggiamento, Ina Scot con Helen Johansson, la quale dopo la strepitosa vittoria dell’Amerique non era interessata alla trasferta del Lotteria.

Centinaia di rose, sorprese e un ingaggio interessante fecero cedere la Johansson che dominò anche il Lotteria, entrando nella storia come unica donna vincitrice a Parigi e Napoli. Insomma parliamo di un genio che guardava al futuro e partoriva idee come le corse dello spettacolo, le sfide tra campioni e dava il valore giusto agli appassionati con gesti come l’apertura dei varchi per salutare Fistil, cavallo di Pasquale Esposito che chiuse la carriera tra l’abbraccio del pubblico. Ogni anno Enzo Branchini è presente al memorial del padre Giovanni scomparso nel 2007, quest’anno sarà all’ippodromo Ghirlandina di Modena il 5 di giugno.