La libertà di tifare Islanda…al Tölt!

L’Italia è fuori da Euro 2016: e adesso indovinate un po’ per chi teniamo noi, e perché

Milano, luglio 2016 – Non c’è niente di più accattivane e simpatico di chi, apparentemente piccolo, rivela una forza ed una energia insapettati.
Come la nazionale di calcio dell
‘Islanda, che dopo aver battuto l’Inghilterra questa sera si giocherà la partita della storia contro i padroni di casa ad Euro 2016, il 
Campionato Europeo di Calcio di scena in Francia: e si vede che questa isola ha davvero un talento per stupire il Resto del Mondo partendo da una apparente posizione di supposta inferiorità.
Perché così come la sua nazionale di calcio era partita per questa avventura europea un po’ snobbata dalle più blasonate colleghe (e ha poi stupito tutti guadagnandosi sul campo il quarto di finale di stasera), ci sono degli altri Islandesi che per dimensioni e aspetto potrebbero essere scambiati per dei giocattolini tenerosi e invece a conoscerli si rivelano per quello che sono: dei grandi, grandissimi cavalli.
Stiamo parlando dei
cavalli Islandesi, ovviamente: aspettando la partita di stasera, ve li raccontiamo un po’.
 
Il cavallo Islandese
Chiariamolo subito, non è un
pony: l’Islandese è un grande
cavallo  concentrato in un piccolo spazio.
Le sue dimensioni (massimo 145 cm. al
garrese), ciuffo e
criniera spumeggianti, gli occhi frangiati da ciglia lunghissime lo fanno sembrare più una decorazione da pascolo che un solido compagno di lavoro, ma basta montarlo una volta per non dimenticarlo più.
 
Amatissimo nella sua terra d’origine, dove su un territorio  pari a un terzo dell’Italia abitano 270.000 persone e 80.000 cavalli,  è diffuso anche in tutta l’Europa del Nord: in Svezia il 75% delle signore
over 40 che riprendono a montare dopo qualche anno di astinenza equestre sceglie un soggetto di questa razza.
Alcuni Islandesi soffrono di dermatite, fastidio che si può evidenziare nei primi quattro anni dalla loro emigrazione sia per il contatto con insetti sconosciuti in Islanda, sia per il cambio di alimentazione che ne modifica la flora batterica intestinale; in Islanda non esistono
malattie equine contagiose e per preservare questa indennità nessun cavallo può tornarvi od essere importato.
 
L’Islandese é grintoso, robusto, affidabile e disponibile; tranquillo e sereno da terra, una volta
montato si trasforma e tira fuori tutta la sua energia. Non tutti gli Islandesi sono a cinque marce:  omogenea da un punto di vista morfologico grazie alla sua antichità e purezza, questa razza presenta soggetti a quattro andature (le tre di base più il
tölt) o cinque (tre di base più tölt più
ambio).
 
I soggetti a quattro andature hanno un
tölt migliore di quelli che possiedono anche l’ambio che nell’Islandese è un’andatura esplosiva da richiedere solo su terreni  preparati 
ad hoc onde evitare danni agli arti; può essere mantenuta per poche centinaia di metri e sviluppa una velocità superiore a quella del galoppo.
Al tölt invece gli arti si muovono uno dopo l’altro in quattro battute distinte e in rapida successione: a questa andatura  l’Islandese percorre lunghe distanze ed esprime tutto il suo carattere nel portamento allegramente sfrontato della testa, che al tölt è alta e fiera come ben si addice a chi discende dai cavalli portati in Islanda dai Vikinghi più di mille anni fa.
 
Allevati bradi e abituati a sopportare senza ripari l’inverno artico, gli Islandesi vantano 15 varietà di mantello: dal
baio al
pezzato, dal
sauro all’
isabella al grigio sino ai cavalli “con il colore del vento”, grigi antracite o sauri con criniera e coda più chiare, quasi argentate.

Un po’ di cultura generale sulla monta islandese

L’unica strada dell’Islanda è stata terminata nel 1974 e per spostarsi sino a non molto tempo prima c’erano due possibilità: a piedi o con un cavallo Islandese. Facile capire quindi come nei secoli si sia sviluppata una monta adatta a lunghi percorsi su terreno difficile, fatta ad immagine e somiglianza della gente e dei cavalli che abitano questa isola. Il cavaliere è staffato lungo, seduto profondamente nella sella e l’imboccatura è tradizionalmente un filetto con cannone spezzato in tre parti; in Islanda si insegna al cavallo a muoversi appena il cavaliere è in arcione e per montare occorre mettersi di fianco al cavallo in direzione di marcia, le redini alla mano come se fossimo già in sella e pronti ad assecondarne il passo una volta montati; la testiera islandese non ha sottogola, la capezzina è separata e va montata chiudendola sopra i montanti del filetto, le redini sono collegate all’anello del filetto tramite un moschettone.

La sella islandese ha cuscini molto larghi e i quartieri che scendono verticalmente, un po’ come nelle selle da dressage e va appoggiata sul dorso del cavallo più indietro di quanto siamo abituati noi, almeno due palmi dal gomito al sottopancia.

Le staffe, larghe e sagomate per facilitare l’uscita del piede in caso di caduta hanno l’asola per lo staffile posta di taglio, così che anche senza piede appoggiato sulla panca la staffa rimane in posizione, facile da riprendere al volo. La paletta bassa e ampia della sella asseconda la seduta del cavaliere durante il tölt, quando occorre riunire il cavallo e sedersi “sulle proprie tasche” per lasciarlo impegnare il posteriore ed esprimere in avanti tutta la sua sorprendente energia.

Sotto il video del Gyger Sound islandese dopo la partita con l’Inghilterra, e  un bell’esempio di tölt 

 

3 luglio 2016