Bill the Bastard, cavallo da battaglia Aussie

La storia di Bill the Bastard è bella e terribile: racconta quanto meravigliosi sono i cavalli, e perché non devono mai più essere portati in guerra

Il Maggiore Michael Shanahan e Bill the Bastard, dall'Australian War Memorial
Bologna, 27 novembre 2021 – Avete visto anche voi il bellissimo e terribile documentario andato in onda ieri sera su Rai Storia?

Racconta di Bill the Bastard e altri cavalli e  soldati che partirono dall’Australia per andare a combattere (e spesso morire) nella Prima Guerra mondiale.

I cavalli erano Walers, soggetti formidabili per resistenza e coraggio, legati da un profondo rapporto affettivo ai loro uomini.

Non vogliamo mai più vedere un cavallo o un mulo soffrire in guerra: ma è giusto ricordarli, e raccontare le storie che di loro si sanno.

Tra i 130.000 cavalli australiani che arruolò l’ Australian and New Zealand Army Corps per la WWI c’era anche Bill the Bastard.

Era un Waler di bella statura, molto solido e resistente e dal carattere fortissimo che aveva una particolarità poco piacevole.

Sgroppava malignamente quando prendeva il galoppo, ed era molto evidente che guardare il cavaliere finire nella polvere gli dava una grandissima soddisfazione.

Bill era sopravvissuto ad una orribile galoppata sulla spiaggia di Gallipoli sotto il fuoco turco, il suo Aussie era stato ucciso mentre cercavano di portare la posta al campo dell’Anzac.

Anche lui era stato beccato da due pallottole, di cui una rimase per sempre nella sua groppa.

Dopo questo episodio il maggiore Michael Shanahan che era anche un allevatore di Waler e un ottimo addestratore, lo notò.

A forza di caramelle alla liquirizia e dolcezza Shanahan stabilì una relazione del tutto speciale con Bill the Bastard.

Che non accettò mai un altro cavaliere, ma fu sempre impeccabile e corretto col suo maggiore.

E gli mise a disposizione in ogni frangente tutto il suo cuore, il suo coraggio e le sue capacità ferine di cavallo nato nel bush.

E quanto era disposto a fare per Shanahan Bill lo dimostrò durante la Battaglia di Romani, sull’altopiano del Sinai il 5 agosto del 1916 quando riportò alle linee australiane lo stesso Shanahan e altri quattro soldati feriti.

Con una galoppata di 121 kilometri in 6 ore, con il maggiore in sella, due uomini sulla groppa e uno per staffa Bill marciò (senza sgroppatina iniziale) fino a che riuscì a portarli al sicuro.

Sopravvisse anche questa volta: al maggiore Shanahan venne amputata una gamba in seguito ad una ferita.
Bill svenne appena arrivato, lo ricoverarono nell’ospedale veterinario dove la sua fibra fortissima lo aiutò a riprendere le forze in fretta.

Da quel momento però, amatissimo da tutti i suoi commilitoni a due gambe, svolse un più tranquillo servizio di soma.

Anche Bill, come quasi tutti gli altri cavalli dell’Anzac, non rivide mai più l’Australia: finita la guerra furono l’esercito li vendette come rimonta per l’esercito indiano oppure come cavalli da lavoro.

Fu uno dei momenti più duri per i cavalleggeri Aussie, che spesso pur di non abbandonare ad una vita misera i loro compagni li uccisero di propria mano, prima che qualcuno potesse farli soffrire.

Ma per Bill the Bastard, l’eroe con la criniera, trovarono una soluzione speciale.

Visse con una famiglia di artigiani che abitava vicino a Gallipoli e che lo utilizzò come cavallo da attacco leggero trattandolo sempre nel migliore dei modi, in omaggio al suo coraggio e alla sua generosità.

Solo uno dei cavalli dell’Anzac tornò in Australia, Sandy: ma questa è un’altra storia…

A Bill e alla sua impresa eccezionale hanno dedicato anche un monumento: in onore suo, di Midnight  e tutti gli altri Waler che non rividero mai più l’Australia.

P.s. La storia di Bill the Bastard l’avevamo raccontata su Cavallo Magazine di agosto 2017, nella rubrica Storia & Cavalli sulla pagina della cultura.