Omessa custodia: riparliamone, ancora

L’incidente in cui un motociclisita è morto dopo lo scontro con un cavallo è solo l’ultimo di una serie di sinistri, di cui avevamo regolarmente dato notizia, causati da cavalli vaganti: rivediamo ancora una volta i risvolti legali che conseguono ad una omessa o incauta custodia

Roma,  17 giugno 2019 – Negli ultimi anni abbiamo sempre dato risalto alle notizie di incidenti stradali, più o meno gravi nelle loro consguenze, che vedevano coinvolti cavalli vaganti: questo non per riempire in qualche modo la pagina web di notizie, quanto per fornire un servizio utile ai nostri lettori e ricordare a tutti i possessori di cavalli che il reato di omessa custodia implica gravi responsabilità per i loro proprietari, nel caso sfuggano e provochino danni di qualsiasi natura.

Eppure è solo dopo che un uomo è morto, e il proprietario e il custode dell’animale che involontariamente ha causato il danno sono stati individuati e accusati di concorso in omicidio e omessa custodia che c’è stata una presa di coscienza del problema: nessuna legge è cambiata, tutto è come è sempre stato ma alcuni sembra se ne accorgono solo ora di avere la responsabilità anche legale di fare in modo che il proprio animale non diventi, suo malgrado, pericoloso.

E’ quindi il caso di ripassare un po’ le basi  del reato di omessa custodia, che pure avevamo già trattato diverse volte: repetita juvant, visto che da gennaio ad aprile 2019 in Italia ci sono stati 40 oncidenti stradali provocati da animali vaganti che hanno provocato 4 morti e 66 feriti;  nel 2018 gli incidenti erano stati 148, 11 morti e i 189 feriti 189; nel 2017 155, i morti 14 e i feriti 205 (dati dell’ Osservatorio dell’Asaps, Associazione amici sostenitori polizia stradale che prendono in considerazione solamente a quelli dive le persone hanno subito qualche danno).

La Legge dice: “In tema di omessa custodia di animali, l’obbligo di custodia sorge ogni qualvolta sussista una relazione anche di semplice detenzione tra l’animale e una data persona, in quanto l‘art. 672 del Codice Penale collega il dovere di non lasciare libero l’animale o di custodirlo con le debite cautele al suo possesso, da intendere come detenzione anche solo materiale e di fatto, non essendo necessaria un rapporto di proprietà in senso civilistico”, da rilevare che nei casi più gravi si potrebbe venire imputati di omicidio colposo.

Di qui l’importanza di fare in modo che pascoli, paddock e maneggi abbiano una recinzione adeguata a contenerere i cavalli.

E se il cavallo è scappato dal recinto e finisce in strada perché qualcuno ha tagliato la recinzione, o lasciato aperto un cancello? entra in gioco il  caso fortuito, che scagiona il proprietario/gestore: “Il caso fortuito consiste, dunque, per giurisprudenza assolutamente prevalente, nell’intervento di un fattore esterno, idoneo ad interrompere il nesso di causalità tra il comportamento dell’animale e l’evento lesivo, fattore che deve presentare i caratteri della imprevedibilità, inevitabilità e assoluta eccezionalità”, qui sul sito di Horse Angels è spiegato molto bene ed è da sottolineare due volte la “assoluta eccezionalità”.

Ricordiamo che dei 148 sinistri avvenuti el 2018 (116 diurni e 32 notturni), 119 hanno visto coinvolti animali selvatici e 29 animali domestici: 140 sono avvenuti sulla rete ordinaria e 8 in autostrada.  

Utile approfondire la tematica magari anche attraverso qualche buon libro: perché la gioia di possedere un cavallo comporta anche l’assunzione di una responsabilità che troppo spesso viene passata sottotraccia, per lo meno fino al momento in cui non viene traumaticamente portata in evidenza da qualche incidente di cui siamo chiamati a rispondere: un amico che cade montandolo, una fuga dal paddock finita con lo scontro tra lui e qualche autoveicolo di passaggio, sono mille le occasioni in cui uno sport come l’equitazione (e creature piene di fantasia come gli equini!) possono rendere opportuna una ben studiata copertura assicurativa e una conoscenza più approfondita delle leggi in materia.

In questo può aiutarci molto il libro scritto da Susanna Fusco, avvocato civilista di Milano specializzata nelle tematiche di responsabilità civile, famiglia e diritto sportivo: una sequenza di casi classici trattati in modo chiaro e sintetico, con i riferimenti giuridici e brevi commenti dell’autrice che, essendo donna di cavalli, è il nesso ideale tra la teoria legale e la pratica equestre.

Le responsabilità dei proprietari e quelle dei gestori dei maneggi e degli istruttori, i danni cagionati durante attività pericolose (la cui sola definizione è già di per sé meritevole di un capitolo dedicato) e la tribolata questione delle clausole di esonero, le varie tipologie di assicurazioni (e qualche utilissima dritta sulle compagnie più ferrate in materia) e i fondamentali giuridici della compravendita: questi e altri gli argomenti toccati dall’autrice nelle sue 140 pagine giunte alla seconda edizione.

Dove non riesce a trattenere, tra una disquisizione tecnica e l’altra, un pensiero che racconta tutta la sua passione e il suo coinvolgimento personale sull’argomento: «…É vero che tutti noi amanti dei cavalli sapiamo che essi possono essere imprevedibili, ma arrivare a dire che il cavallo è privo di raziocinio lo trovo veramente azzardato. Certo è molto istintivo, ma non si comporta mai a caso. Se reagisce ha sempre un motivo: o è infastidito dal cavaliere o ha paura di qualcosa».

Insomma, quando l’avvocato è una di noi.

L’equitazione e il diritto: responsabilità, assicurazioni e contratti, di Susanna Fusco – libro pubblicato dall’autore su www.ilmiolibro.kataweb.it nel 2018, pag.140, € 20