Fango, pozzanghere e scorciatoie: lasciatelo dire da un asino, anzi…due

Bisogna sempre ascoltare i nostri amici animali, perché hanno sempre qualcosa di intelligente da dire: anche riguardo il fango…

Porta volante nel recinto per seguire le indicazioni di Lucrezio e Agostino - Foto di Maria Cristina Magri
Perugia, 14 gennaio 2021 – Che nell’ultimo mese le precipitazioni atmosferiche siano state copiose non c’è bisogno che ve lo dica nessuno, basta guardare il fango di paddock e dintorni per rendersene conto.

Fango, fango  ovunque e specialmente nei posti dove i nostri amati equini passano di più come nelle immediate vicinanze della scuderia e nei passaggi obbligati in terra battuta.

Ma è un male di stagione, e di solito aspettiamo che passi assicurandoci che i ricoveri siano belli asciutti e piedi e pastorali di cavalli e asini non ne risentano.

Fino a un pomeriggio della settimana scorsa quando in scuderia sono rientrate solo le due cavalle, due Bardigiane potenti e ben allenate.

Premessa: teniamo due asini e due cavalle liberi al pascolo con rientro volontario serale in box aperto comune.

I due asini Amiatini che vivono stabilmente con loro, Agostino e Lucrezio, erano invece rimasti fuori: stranamente, perché di solito non mollano le due cavalle di un passo.

Per la precisione i due avevano evitato di percorrere la parte finale del sentiero che porta al box (molto fangoso, a dire il vero) e si erano fermati in un punto del pascolo dal quale vedono bene la loro “casa”.

La guardavano attentamente, con insistenza paziente, sguardo fisso e orecchie puntate e vi assicuro che quando puntano quel mezzo metro abbondante di orecchie sono molto, molto espressivi.

Li ho chiamati ma niente, non si muovevano.

Molto strano, perché sanno benissimo che all’imbrunire è ora della loro merenda (un pugno di biada e qualche carota) e golosi come sono non se la lasciano mai sfuggire.

A questo punto vado da loro nel pascolo, li accarezzo e mi avvio verso la scuderia per il sentiero fangoso seguita da loro, che per quanto indipendenti sono dei gran compagnoni.

E percorrendo il malefico sentierino mi sono accorta quanto fosse faticoso.

Il fango mi risucchiava gli stivali di gomma, in alcuni punti era così colloso che sollevare il piede era una impresa di equilibrio.

Così ho visto la faccenda con gli occhi degli asini.

Le due Bardigiane, forti come sono, probabilmente non si accorgono nemmeno della difficoltà.

Ma Lucrezio e Agostino sono piccolini in fondo, poco più grandi di un bel cane Maremmano.

Ed essendo asini hanno una passione per le scorciatoie, e dal punto nel quale si erano fermati a guardare immobili la scuderia c’è per l’appunto solo un tratto di strada prima dell’agognato box comune.

Quindi una volta ricondotti i due al domicilio notturno mi sono data da fare con un bel rotolone di banda per il recinto elettrificato e ho modificato la viabilità.

Ho tagliato i due fili perimetrali del pascolo nel punto da cui i due guardavano assorti, creato un passaggio e delimitato il nuovo corridoio.

Così che i 4 soggetti non possano scapparsene nell’orto, che è lì di fianco.

Il giorno dopo alla mattina li ho fatti uscire da lì e la sera all’ora della merenda asini e cavalle erano fermi in paziente attesa davanti alla loro nuova, comodissima e confortevole scorciatoia.
Che le cose comode ci vuole niente ad impararle, se sei un asino o un cavallo.

Se invece sei un umano con evidente poca fantasia occorre un po’ più di tempo, ma niente paura: basta ascoltare quello che ti dice un asino (o meglio due) e si hanno ampie possibilità di miglioramento.

Breve nota sulle scorciatoie.

Osservando il nostro piccolo branco, che vive ogni giorno in un pascolo di collina di 3 ettari, ho spesso osservato la differenza di comportamento che c’è tra asini e cavalli riguardo i dislivelli da affrontare.

Le cavalle infatti affrontano sempre il pendio nel modo più dolce, zigzagando in modo ampio e prendendo la salita più dolce mentre gli asini regolarmente tagliano per salite più ripide ma più veloci.

Il che quadra con una cosa che mi disse tempo fa un amico allevatore, stimato medico e orgoglioso discendente da una famiglia che abitava nell’alto Appennino modenese.

Federico mi aveva raccontato una volta che la fila di muli che venivano usati per portare la legna tagliata giù dai boschi erano sempre guidati da un cavallo.

E c’era un motivo ben preciso: il cavallo sceglie la strada più sicura e meno scomoda, quindi la più adatta anche per gli agili muli  appesantiti dal carico di legname.

Evidentemente i muli prendono dal padre l’inclinazione alle scorciatoie, ma seguendo il cavallo evitano rischi inutili.

Cosa devo dirvi: a me piace tanto quando nella vita di tutti i giorni si incrociano i ricordi, le cose che insegnano gli amici, e la bellezza di tutto quello che ti possono dire gli animali quando li ascolti.

Spero che interessi anche voi.

Qui un caso di cronaca recente, a proposito dei guai che possono accadere per il fango