Il nome di Giorgio Nuti è uno di quelli che risuonano attraverso tutta la nazione come garanzia di qualità di tecnica equestre. Grande uomo di cavalli e persona di grande carisma, ha formato moltissimi cavalieri e amazzoni che hanno raggiunto gli alti livelli del salto ostacoli. Dopo aver lavorato con un cavaliere e tecnico eccezionale come Nelson Pessoa, Giorgio Nuti ha solcato i campi più importanti al mondo, fino ad arrivare alle Olimpiadi di Montreal nel 1976, Los Angeles nel 1984 e Barcellona nel 1992. Oggi come tecnico, dopo anni di vittorie e lavoro al fianco del campione brasiliano, Giorgio Nuti continua a diffondere tutta la sua conoscenza equestre, formando i campioni di oggi e, soprattutto, di domani.
A cavallo quanto è importante avere una buona base?
«La base è tutto. L’assetto, la posizione… sono fondamentali. Per poter crescere è necessario avere una buona base. Da lì poi si può migliorare».
Cosa è importante insegnare subito ai ragazzi?
«È importante che i ragazzi imparino da subito ad avere una buona posizione, da lì parte la buona messa in sella. Correggere queste cose poi è difficile. Quindi bisogna imparare da subito come tenere la gamba, le spalle, le mani. La gamba deve scendere dietro la regione delle cinghie, con un buon tallone basso che fa da ammortizzatore. Il busto deve essere sulla verticale, per cui anche se montiamo sull’inforcatura le spalle non si proiettano troppo in avanti. Le mani “davanti a noi” si dice: significa appena sopra il garrese. Non devono essere troppo alte, mai sopra l’altezza del gomito. Ma neanche troppo basse, quindi mai sotto al garrese. Le braccia sono rilassate che cercano il contatto con la bocca, e i gomiti piegati e aderenti ai fianchi».
E una volta che la posizione è stata appresa?
«A quel punto bisogna insegnare a mantenere una buona direzione e ad andare dritti. Un cavallo che va dritto, che trotta con gli arti posteriori verso gli arti anteriori, sulla stessa linea, con il contatto sulle due redini è in equilibrio e pronto ad ascoltare le richieste del cavaliere. Io dico sempre ai miei allievi di fissare un punto e andare con lo sguardo fisso verso quel punto, dritti e con il contatto pari. Poi dopo si inizia a parlare di circoli, volte e molte altre cose».
Qual è l’esercizio che fa ripetere più spesso?
«Io faccio lavorare molto sulle barriere a terra, che forse in Italia è una cosa che si è un po’persa ma è fondamentale. Linee, ma anche interi percorsi di barriere a terra. Cerco sempre di metterle giù in modo da avere distanze regolari, con un buon galoppo. Sono molto utili per imparare, perché se i ragazzi sbagliano qualcosa, il cavallo non ne soffre. Noi dobbiamo far capire agli allievi come affrontare determinate situazioni in percorso, e le barriere sono perfette per simulare quella situazione».
Che consiglio vorrebbe dare ai ragazzi?
«Una parola sola, umiltà. Ai ragazzi dico di tenere i piedi per terra. Purtroppo dopo poche gare tanti credono di aver capito come si va a cavallo. Ma un mio istruttore mi ha insegnato questo: “Quando credi di aver capito qualcosa con i cavalli, sappi che non hai ancora capito niente”».
Chi era questo istruttore?
«Lui era Pessoa. Nelson Pessoa. È stato per me un grande maestro».
Qual è l’insegnamento più grande appreso da Pessoa?
«Da lui ho appreso che nel lavoro in piano bisogna sempre galoppare con l’andatura da concorso. Invece spesso si tende ad accorciare troppo le falcate. Certo, si possono riunire le andature, ma serve anche avere un cavallo che trotti e galoppi in avanti con una falcata ampia».
Una vita con i cavalli… qual è la lezione più importante che ha imparato?
«Ho imparato che c’è sempre da imparare, appunto, e che bisogna essere sempre desiderosi di apprendere anche a un’età come la mia. Io guardo cavalieri come Filippo Moyersoen o Roberto Arioldi che sono miei coetanei, ma vogliono ancora montare a cavallo e migliorarsi. Infatti chiedono consigli, si scambiano idee e opinioni. Si guardano e imparano gli uni dagli altri. Questo è bellissimo e dovrebbero farlo anche i ragazzi… osservarsi tra loro, emulare i più esperti, cercare sempre il confronto e il miglioramento».