Conegliano , Valdobbiadene e cavalli: un brindisi alla candidatura Unesco

Firmata ieri dal ministro Martina la candidatura ufficiale delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco: un paesaggio tutto da percorrere in sella. Leggete qui il nostro special da Cavallo Magazine 361

Roma, 26 gennaio 2017 – Firmata ieri dal ministro Martina la candidatura nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene: una dimostrazione pratica di quanto una coltivazione tradizionalmente sostenibile come quella necessaria alle vigne del Prosecco si adatti e anche modelli un paesaggio del tutto speciale, rendendolo ancora più unico. 

E magnifico da percorrere in sella: qui il nostro articolo a tema comparso su Cavallo Magazine 361, quello di dicembre 2016.

Buona lettura!

Le terre delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, un Patrimonio di tutti

L’Alta Marca Trevigiana si candida come Patrimonio dell’Umanità: scopriamola insieme seguendo le strade del vino e dei cavalli

Testo di Maria Cristina Magri, foto di Beatrice Scudo

Il legame fra la terra e quello che ci cresce sopra è sempre fortissimo: che siano uomini, cavalli o colture non fa differenza, tutto si porta dietro l’impronta data dalle caratteristiche dell’ambiente natale.

Come succede sulle Terre Alte della Marca Trevigiana: dislivelli bruschi, profili addolciti da una coltivazione minuziosa, una lunga e paziente storia tra le e gli uomini che l’hanno lentamente accudita, trasformata per adattarla alle loro esigenze, plasmandosi contemporaneamente su di lei e finendo per somigliarle. Noi siamo andati a scoprirla seguendo le tracce di alcuni amici a cavallo sulle strade che si snodano tra i vigneti del Prosecco Docg, tra Conegliano e Valdobbiadene: un territorio così incantevole da essere candidato a Patrimonio Universale dell’Umanità Unesco.

«Un paesaggio straordinariamente bello» spiega Luca Zaia, presidente della Regione Veneto e tra i primi sostenitori della candidatura Unesco «perché plasmato, giorno dopo giorno, secolo dopo secolo da uomini di ingegno e di impegno, capaci di entrare in simbiosi con una terra bellissima, aspra e difficile riuscendo a domarla nel rispetto. Come accade per i cavalli selvaggi una volta che si è stabilita una perfetta simbiosi le molte attenzioni vengono meravigliosamente corrisposte».

Il Prosecco Docg spiegato da Mark Merotto

Mark Merotto è l’enologo della cantina Merotto di Col San Martino, nel comune di Farra di Soligo: la persona giusta per farci raccontare tutto quello che c’è dietro queste bollicine. «Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg nasce dalle uve coltivate in altitudine, dove la resa per ettaro è attestata sui 130 quintali. Qui da noi se piove va tutto a valle, l’acqua non ristagna mai e i grappoli sono baciati dal sole: minore umidità, meno trattamenti antiparassitari, più scambio termico tra notte e giorno e quindi più profumo nel prodotto finale», spiega Merotto. «La conformazione del nostro territorio poi condiziona in modo ben preciso tutta la filiera produttiva, la cui caratteristica peculiare è quella del fatto a mano: qui le vigne sono piantate su terreni in fortissimo dislivello, magri e friabili. Sono le radici delle viti che li tengono insieme, è impensabile cambiare gli impianti in modo radicale come in pianura. Qui i piedi di vite si rimpiazzano uno alla volta, spesso dopo 60 anni di produzione. La buca si fa a mano, valutando ogni volta quale varietà impiantare e così in ogni vigna ci sono viti diverse e di differenti età, con apparati radicali sviluppati in modo variabile e che affondano nel terreno ad alterne profondità: così possono pescare sostanze minerali più preziose, un valore aggiunto, e godiamo delle migliori condizioni per fare qualità. Potatura, pulizia e sfalcio sono manuali e lo stesso la vendemmia. I nostri grappoli sono scelti uno ad uno, quelli danneggiati vengono esclusi dalla pigiatura: noi il marcio lo lasciamo lì.

E così lentamente e con ogni cura produciamo un vino che si sposa perfettamente con le esigenze di consumo più moderne. Ed è bello pensare che tutto questo nasce nella cura lenta e quotidiana che è la sola possibile nel nostro ambiente dove i filari messi giù dai nostri anziani seguono le linee di massima pendenza, interrompendosi ogni volta che una roccia sbuca dal terreno e adattandosi al profilo delle colline. Per apprezzarne il ricamo bisogna trovarcisi dentro, e vederne da vicino l’alternarsi al bosco e ai prati. Una storia che viene da lontano e che noi vogliamo salvaguardare con il nostro impegno quotidiano, perché è legata a doppio filo con la salvaguardia e la valorizzazione del nostro territorio, faticoso ma splendido. E per farlo abbiamo bisogno di tutti: anche di chi fa trekking a cavallo, perché percorrendolo non solo lo fa vivere ma impara a conoscerlo, e quindi ad amarlo».

Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Anche la vite del Prosecco è un pezzo della nostra storia: si chiama Glera ed è una varietà autoctona. Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg è prodotto con l’85% di Glera, il restante 15% può essere composto da percentuali variabili di uve Bianchetta (molto delicate e profumate), Perera (profumatissima, sa di pera come è facile intuire) e la Verdiso (abbastanza acida). A seconda delle annate, vendemmiando, possiamo calibrare le varie percentuali già sul campo: poi si vinifica con il metodo Martinotti, quindi utilizzando una grande vasca a tenuta di pressione dove al vino si aggiungono zucchero e lieviti. Il gas prodotto non può uscire, si raggiungono le 5 atmosfere: il Prosecco non ha bisogno di riposare sui lieviti e quindi va bevuto giovane, fresco. E pensare che il primo bicchiere di Prosecco è nato attorno alla Prima Guerra Mondiale, grazie ad Antonio Carpené.

Azienda Merotto Spumanti

Casa Vinicola Merotto, via Scandolera 21 – 31010, Col San Martino – Treviso – Italia
Tel. +39 0438 989000 | Fax +39 0438 989800 | E-mail merotto@merotto.it

Il trekking secondo la guida Ippovie delle Prealpi Trevigiane e Bellunesi

L‘ippovia più vicina a Col San Martino, nel comune di Farra di Soligo è quella che da Miane porta a Saccol. All’interno del comune di Miane i tracciati di maggior interesse sono costituiti da un anello di breve durata presso il Santuario del Carmine. Gli amanti delle lunghe percorrenze possono partire dal centro del paese, nei pressi della Pro Loco, verso la località di Vergoman, inerpicandosi fino a raggiungere il meraviglioso panorama da cui si gode da Posa Puner oppure esplorare la patria del Prosecco attraverso le colline che da Miane, passando per Guia e San Pietro di Barbozza, raggiungono Valdobbiadene. Il territorio di Miane vede l’alternarsi di rilievi di varia entità e valli su cui sono sorte la maggior parte delle strutture abitative che tuttora mantengono l’aspetto tipico rurale delle malghe e delle case in pietra. I numerosi percorsi attraversano zone collinari e naturali dove è possibile ammirare una vegetazione ricca e spontanea caratterizzata da molti castagneti, la cui coltivazione è fortemente promossa per il miglioramento ambientale.

Una frazione di Miane, più precisamente Combai, è conosciuta come il fulcro della produzione dei prelibati marroni, con i quali è possibile realizzare numerose ricette appartenenti ad una tradizione radicata.

Da vedere la chiesa Arcipretale, il Santuario della Madonna del Carmine, il borgo di Colmellere, quello di Combai, l’Abbazia Cistercense di Follina (XIII sec.), il Castello Brandolini a Cisondi Valmarino, il Molinetto della Croda a Refrontolo, l’antica Pieve di San Pietro di Feletto, i Castelli Feudali di Susegana e Collalto, il Santuario della Madonna del Carmine a Miane.

Circuito Miane – nei pressi del santuario Madonna del Carmine km. 3,3 45 min c.a.

Centro polifunzionale di Miane – Posa Puner km. 10,8 3.30 h c.a.

Centro polifunzionale di MianeGuia – Santo Stefano

Saccol – San Pietro di Barbozza – Valdobbiadene km. 16,5 3 h c.a.

Le ippovie della Regione Veneto

Sono tante e funzionano bene, forse perché proprio qui in Veneto è nata la prima arteria enologica italina e quindi se ne intendono in fatto di canalizzazioni di interessi specifici: due tra tutte la Ippovia del Piave e quella delle Prealpi Trevigiane e Bellunesi

Le Dolci Rive Costaruel – Fra le colline ricoperte da filari che salgono e scendono all’infinito fra Conegliano e Valdobbiadene, nell’Alta Marca Trevigiana, cuore dell’area D.O.C.G vocata naturalmente al Prosecco, nascono i vini della pregiata linea Costaruél. Grazie al brio, alla versatilità, al sapore unico e all’alta qualità che incarnano, questi vini hanno saputo eccellersi in numerosi concorsi enologici internazionali, attestando il successo di questa giovane realtà.

Nel condurre la propria attività nel segno dell’eccellenza Mirco e Gianni Lovadina continuano ad assicurare il rispetto delle tradizioni acquisite nel comprensorio di Conegliano-Valdobbiadene, il più importante distretto enologico italiano specializzato nella produzione di spumante con metodo Martinotti-Charmat.

Il Prosecco Le Dolcirive Costaruél ha un titolo nobiliare di gran lustro. È un vino D.O.C.G., dal colore paglierino intenso, con luminosi riflessi aurei ed una complessità di profumi di frutta matura. È dunque certificato che è prodotto con uve di Glera, provenienti dalla famosa zona del Distretto di Conegliano e Valdobbiadene, dove avvengono anche la vinificazione e l’imbottigliamento. La prestigiosa linea Le Dolcirive Costaruél regala vivaci spumanti e strutturati vini fermi, unici nell’offrire una stupenda complessità di sapori ed aromi. Una tradizione tutta proiettata verso il futuro.

«Siamo nati con l’obiettivo di distinguerci, ed è quanto facciamo quotidianamente grazie a semplici principi che ci guidano: qualità – gusto – eleganza, che vengono testimoniati anche dagli elevati e rigorosi standard di produzione dei nostri vini».

 A questo si aggiunge un grande rispetto per la Terra e per i suoi tempi, che fa dei Prosecchi e dei vini fermi Costaruél l’espressione migliore di una tradizione e raffinata cultura del far vino, capace di regalare a ogni palato un’emozione da condividere.