Alta Badia, Norici: quando i cavalli ti prendono la mano

Una pariglia di Norici ha preso la mano al guidatore tra la Capanna Alpina e l’Armentarola, in Alta Val badia: per fortuna nessuno si è fatto male

Un frame del video pubblicato da 'Welcome to Favelas' con i Norici al galoppo
San Cassiano, 4 gennaio 2023 – Il video è breve, ma chiaro.

Si vede una pariglia di Norici, i possenti cavalli da tiro originari delle Alpi, partire a tutta birra travolgendo un po’ di tutto appena prima di arrivare al punto di arrivo della loro tratta di servizio.

Perché si tratta di due dei cavalli che svolgono il servizio di ‘trascinamento sciatori stanchi’ in Alta Badia tra la Capanna Alpina e l’Armentarola. Un tratto in lievissima pendenza, corto ma faticoso da fare con gli sci proprio per la sua mancanza di pendenza.

E’ un tratto che collega due piste molto frequentate dell’Alta Badia, e per aiutare gli sciatori senza piazzare un altro – l’ennesimo – impianto di risalita hanno pensato di utilizzare proprio i Norici, orgoglio degli allevatori locali insieme agli Haflinger.

Il servizio, molto apprezzato e in funzione da anni, è uno dei fiori all’occhiello del turismo locale. E’ ecologico, permette di utilizzare i cavalli Norici e valorizzare quindi la cultura allevatoriale alpina, intrecciata strettamente anche a questa razza così antica e affascinante.

Ma un paio di loro il 2 di gennaio appena trascorso hanno chiaramente preso la mano al loro guidatore, trascinando la slitta e causando un bel po’ di scompiglio.

Per fortuna nessuno si è fatto male: nè tra i cavalli, nè tra gli sciatori.

Ovviamente il video dell’incidente è stato subito girato su internet, diventando in breve tempo virale. E spingendo, come d’uso, a ipotizzare maltrattamento dei cavalli in questione (anzi: ‘sfruttamento’) e augurarsi la cancellazione del servizio stesso, per manifesta pericolosità.

Quello che non capiamo è perchè diventi automatico, nel fare titoli sull’episodio, dire che i cavalli ‘erano stanchi’.

Fossero stati stanchi si sarebbero ben guardati dal mettersi a galoppare senza costrutto: ma vallo a far capire.

Molto più probabile fossero anche troppo allegri e con voglia di farsi un giretto, evidentemente. Più facile fosse una pariglia con un soggetto giovane, un po’ troppo esuberante e non ancora abituato alla routine e alle fermate canoniche.

Stiamo facendo delle ipotesi, sia chiaro: ma sicuramente due cavalli stanchi, mogi e sfruttati non scappano a quel modo.

Altro pensiero, che ci sovviene sempre più spesso: ma perché quando succede un incidente per strada e muore un ciclista, per dire, non spuntano mai video dove si denunciano l’automobile, la betoniera, l’autoarticolato come pericolosi?

Perché  non si propone una raccolta firme per vietarne la circolazione, vista l’evidente pericolosità?

Eppure succedono molti più incidenti stradali di quelli che non vedano coinvolti i cavalli. Molti di più.

Questo non vuol dire che vada bene accadano, certo: ma l’istigazione a proibire successiva a questi episodi è desolante.

I cavalli sono ancora qui ai nostri giorni solo ed esclusivamente perchè sono capaci di fare mille cose diverse con noi: altrimenti non esisterebbero più da almeno un secolo.

Questi Norici non sono cavalli sfruttati: sono cavalli tenuti molto bene, allevati con cura e amore che contribuiscono a mantenere ‘umano’ un ambiente come quello montano dove la deriva tecnologica è sin troppo invadente.

Sono più vivi e anche vivaci di uno skilift, certo: ma è per questo che sono anche più belli e interessanti.

Ogni cosa che si vuole proibire di fare a un cavallo è uno, dieci, cento. mille cavalli che non vedremo più domani.

La chiave non è proibire: è fare in modo che le cose vengano fatte bene.

Poi c’è che i cavalli sono vivi, è vero: per questo a volte hanno reazioni più o meno improvvise che non riusciamo a controllare.

Perché non sono macchine, non sono esseri virtuali, non sono creazioni artificiali: e questo può spaventare chi ormai non è più abituato alla vita reale, naturale.

Che quindi vede come unica reazione possibile quella di negare, proibire, togliere. Come se il mondo ideale fosse quello dove non si fa nulla, dove non ci sono  cavalli o altri animali ‘da sfruttare’.

Un mondo morto, quindi, che infatti viene auspicato più spesso che altrove proprio nel mondo virtuale dei social.

Ma il problema allora non è il cavallo, o l’incidente che provoca: il problema sono le persone abituate ormai a non vivere tutto ciò che è  natura, con tutti gli imprevisti che questo comporta.

O no?

Qui il video dell’incidente in Alta Badia, da Fan Page, che riprende l’originale caricato su Welcome to Favelas