Cavalli morti dopo il viaggio in traghetto: la testimonianza

La testimonianza diretta di chi era sul traghetto che ha trasportato da Civitavecchia a Olbia i cavalli della Scuderia Clodia

Un traghetto, foto di repertorio ANSA/CESARE ABBATE
Olbia, 15 luglio 2020 – “E’ stata durissima, ma i miei cavalli li ho salvati” ci ha raccontato una giovane donna, anche lei con i suoi compagni di gara di ritorno da un cross sul traghetto della morte su cui hanno lasciato la vita quelli da galoppo della Scuderia Clodia.

“Quando ho visto dove mi hanno fatto mettere il van ho capito che era pericoloso: c’era un camion frigo parcheggiato vicino”, spiega l’amazzone, “e ho insistito per poter scendere a controllarli una volta partita la nave, poco dopo le 11 di sera. Ero distrutta, avevamo appena finito una gara e il mattino mi ero alzata alle 5″.

La voce è decisa, lucida: “E nonostante tutto  – compresa l’ironia malcelata degli uomini a cui esternavo le mie perplessità – li ho tirati fuori vivi da lì, i miei cavalli. La solita donna iperprotettiva che confonde gli animali con i figli che non ha, si leggeva negli occhi delle persone a cui parlavo. Ma ho lottato ugualmente. Prima con chi non mi voleva far scendere a controllare i miei cavalli, poi con chi non mi voleva far tenere aperta la rampa quando c’era un caldo infernale, poca aria, poco ossigeno. Poi con chi mi agitava lo spettro di una lettera di manleva firmata che lo scaricava da ogni responsabilità. Ma io l’ho letto bene quel documento prima di firmarlo, e l’unica cosa che si dichiarava lì era il mio ottemperare a tutte le leggi per il benessere animale come autista, non l’esonero della compagnia marittima per le sue responsabilità. Ho fatto presente a tutti, tutti quelli con cui ho potuto parlare che bisognava fare qualcosa anche per gli altri cavalli, o sarebbero morti in quelle condizioni. I miei ho fatto tutto quello che potevo per tenerli in piedi, mi ha aiutato la mia esperienza nell’endurance e ci sono riuscita. Ma sono devastata per quello che è successo agli altri, devastata”.

E continua: “Probabilmente anche io mi sarei fidata del comandante quando non ero esperta di trasporti a mezzo traghetto, due anni fa: si tende a fidarsi delle persone che hanno autorità. Ma poi parlando con altri più esperti di me io cerco sempre di imparare, e chiedo sempre quali sono le situazioni peggiori in cui si trovano altri che come me vivono con i cavalli. E chi trasporta abitualmente cavalli sulle navi e il proprio van sa bene che il peggio che può succedere è essere vicini ai camion frigo, il cui motore per refrigerare il carico rimane sempre acceso. E mangia l’aria attorno”.

Chi parla è una ragazza sottile che ha pianto, ha perso la pazienza, è piena di rabbia e devastata dalla tristezza.

Ma si è alzata ogni ora e mezza quella notte terribile per scendere dai suoi cavalli, idratarli e fare il possibile con il poco che aveva a disposizione – secchi d’acqua, e niente più.

Ma i suoi cavalli li ha salvati, questa donna.

Perché le donne sono così, magari le guardi e ti sembrano così delicate, così leggere: ma la vita di chi amano sanno proteggerla, le donne.

Qui un altro articolo sul fatto, da Horse Angels