Enrico Gocciadoro: la parola magica è ‘pazienza’

La ricetta magica del Team Gocciadoro per avere i migliori cavalli? La pazienza. E funziona anche per i cavalli al di fuori del mondo del Trotto

Amici nei paddock della Scuderia Gocciadoro
Bologna, 11 dicembre 2023 – Un articolo così importante che era un peccato lasciarlo ‘solo’ su carta: lo abbiamo pubblicato su Cavallo Magazine dell’agosto scorso, e ora anche qui.

Enrico Gocciadoro è il pater familias del Team Gocciadoro, una vera macchina da guerra nel mondo del Trotto che macina successi in campi internazionale.

Tra i cavalli portati alla vittoria dal figlio Alessandro e quelli preparati per i privati che si affidano a loro è davvero difficile tenere il conto di premi e soddisfazioni.

Emiliano purosangue e da 50 anni in mezzo ai cavalli, Enrico ha cominciato a montare in salto ostacoli. Ma poi è passato ad allenare i Trottatori, diventando di casa anche in Scandinavia.
Una delle tante vittorie di Alessandro Gocciadoro

La persona giusta cui chiedere quale è la parola magica nel benessere del puledro quando comincia il lavoro in vista del suo futuro agonistico.

“La vera e unica parola magica è ‘pazienza’: tanta pazienza, non avere furia” ha scandito Gocciadoro senior con la cadenza così rasserenante di chi è nato in Emilia.

E continua: “Perché adesso nascono cavalli di altissima qualità, in Italia poi abbiamo fattrici di grande livello che ci invidiano in tutto il mondo. Nascono puledri già molto predisposti al lavoro, il rischio è quello di spremerli troppo presto e togliere loro il cuore in quello che fanno. Quindi ci vuole pazienza, e non essere violenti perché in poco tempo adesso imparano quello che devono fare“.

Come sono cambiati in questi anni i cavalli Trottatori, e perché?

“Trent’anni fa arrivavano puledri abbastanza selvatici, praticamente bradi: venivano da tre anni di vita al paddock, ci si metteva tre mesi a farli lavorare da soli in pista e a volte anche con metodi troppo duri. Gli allevatori hanno preso coscienza di quello che è corretto fare, dal momento della nascita sono abituati all’uomo e abbiamo capito che è controproducente usare la violenza. Così i cavalli sono sereni e imparano volentieri e in fretta”.

C’è una caratteristica dei cavalli Trottatori che ama particolarmente?

“Sono principalmente cavalli docili, inclini a fare quello che è il loro lavoro: e a me sembra che nascano già con una intelligenza che direi superiore”.

Si fa amicizia in scuderia
Quale è il percorso lavorativo di un cavallo da Trotto?

“Nasce e vive con la sua mamma, generalmente al prato. Viene svezzato a sei mesi, poi per un anno almeno sta al paddock in allevamento con i puledri della sua età e del suo sesso. Adesso ci sono delle aste selezionate dove vengono presentati a 18 mesi: e dopo viene spostato nei centri di allenamento”.

Di già?

“Sì, perché adesso in Italia ci sono gare anche per i due anni: ma noi non siamo d’accordo con questo metodo. Abbiamo fatto una richiesta per allungare i tempi di qualifiche e debutti. Perché chiaramente se vai in pista a due anni e schiacci troppo l’acceleratore può essere anche che capiti qualche incidente. I puledri a quell’età sono teneri, e predisposti come sono al lavoro si consumano senza risparmio, proprio perché hanno una grandissima qualità. Come scuderia, la nostra politica è di non forzare a due anni e cominciare le corse un po’ serie a tre anni, per poi permettergli di avere una carriera più lunga”.

Visti i vostri risultati di scuderia mi sembra che sia un metodo che paghi molto bene: perché non è seguito da tutti?

“Il nostro problema in Italia è che abbiamo un clima che in Nord Europa e in Francia non hanno. I nostri cavalli maturano molto prima, e a 18 mesi sono più formati dei pari età del nord Europa. Ma questo permette, secondo me sbagliando, di proporre nei nostri ippodromi corse con un monte premi appetitoso, e tanti si fanno prendere dalla fregola di guadagnare subito con i puledri”.

Invece voi?

“Noi lo evitiamo con cura, e difatti i proprietari che portano i loro cavalli da noi sanno molto bene che non devono aspettarsi grandi risultati nelle corse a due anni. In compenso il montepremi migliore dai tre anni in poi è il nostro: e abbiamo cavalli di nove anni che corrono e vincono nelle corse di Gruppo 1. Sono quelli che a due anni hanno corso pochissimo: per questo vorrei che i politici del Ministero mettessero il Derby a tre e quattro anni, e lasciassero in pace i puledri di due. E la regolamentazione deve partire da chi governa, dal presidente degli allevatori o da qualche personaggio di spicco che si confronti con il Ministero. E faccia un programma con un più ampio respiro per i cavalli giovani, così da farli durare nel tempo ed essere più competitivi anche all’estero. Questo sì, che sarebbe un grande passo avanti per il benessere dei cavalli da Trotto”.

Futuri campioni crescono…birichini!