Le proprietà benefiche della fisioterapia

Con l’introduzione del cavallo atleta, inteso al pari dell’atleta uomo, aumentano le tutele di prevenzione e le terapie per assicurare il suo benessere

Chalou, cavallo di Emanuele Gaudiano durante una sessione di fisioterapia ©️Foto di Giacomo Arena

Arezzo, 26 marzo 2024 – Il Governo Italiano è stato il primo nel mondo a riconoscere al cavallo il titolo di atleta, dedicandogli gli art. 22 e 24 del D. Lgs n° 36/2021, successivamente modificato dal D.Lgs n° 163/2022, che recita: Un cavallo e in generale un equide è definito “cavallo atleta” quando ricorrano congiuntamente i seguenti requisiti:1) sia definibile “equide registrato”, come risulta dal documento di identificazione (regolamento di esecuzione UE 2021/963 della Commissione europea) ; 2) sia dichiarato non destinato alla produzione alimentare (Non DPA), come risulta dal documento di identificazione (regolamento di esecuzione UE 2021/963 della Commissione europea); 3) sia iscritto al “repertorio dei cavalli atleti” presso la Federazione Italiana Sport Equestri, Federazione Pentathlon moderno, Fitetrec Ante o un Ente di Promozione Sportiva come risulti dal documento di identificazione.

Dunque il cavallo in quanto atleta necessita di tutte le accortezze che si dedicano all’atleta uomo, intorno a lui graviteranno figure di riferimento per ogni aspetto del suo benessere dai più che noti maniscalco e veterinario, al dentista e terapista (chiropratico, agopuntore, osteopata, fisioterapista).

È proprio alla figura del fisioterapista che dedichiamo l’approfondimento di oggi, avvalendoci della professionalità di Giacomo Arena massoterapista specializzato nel trattamento dei cavalli sportivi, nonché nell’équipe di molti cavalieri di livello internazionale come PRS (Personal Rider Support).

Il fisioterapista si occupa principalmente dell’apparato muscolo scheletrico del cavallo; semplificando: i muscoli sono ancorati tramite cordoni connettivali (i tendini) alle ossa, che agiscono come leve permettendo la locomozione dell’animale. Ogni muscolo ha il suo antagonista, quando un gruppo muscolare si contrae accorciandosi, di riflesso l’antagonista si rilassa allungandosi; il tutto avviene in seguito ad uno stimolo nervoso.

I muscoli convertono l’energia chimica in movimento. Le fibre muscolari si dividono in fibre rosse a contrazione lenta (metabolismo aerobico, lunga durata, bassa intensità e maggiore resistenza) e fibre bianche a contrazione rapida (metabolismo anaerobico, breve durata, grande potenza e resistenza scarsa); la predominanza di una sull’altra è geneticamente determinata (es. cavallo da endurance prevalenza fibre rosse); cavallo da salto prevalenza fibre bianche). Si pensi che durante lesercizio la richiesta di ossigeno da parte dei tessuti può aumentare di 30 volte rispetto al fabbisogno a riposo.

A livello funzionale la muscolatura si divide in volontaria (ovvero quella scheletrica) e involontaria (cardiaca e viscerale). Le due catene muscolari principali, quella dorsale e quella ventrale, sono costituite da gruppi muscolari che lavorano in sinergia, il cavallo sarà fisicamente equilibrato se le due catene sono bilanciate, in presenza di tensioni in qualsiasi muscolo della catena porta a una rigidità della stessa che si palesa in un’alterazione del movimento.

L’intervento del fisioterapista è richiesto per risolvere eventuali rigidità o catene disfunzionali, che possono essere come abbiamo visto, muscolari, tendinee, legamentose.

Il terapista prima di agire si confronta sempre con l’etourage del cavallo, quindi cavaliere, veterinario, maniscalco, groom; osserva il cavallo in box e in movimento, opera una palpazione cercando delle anomalie che inficiano la corretta postura e locomozione dell’equino.

Una volta individuata la criticità procede al trattamento che può essere manuale o con l’ausilio di elettromedicali..

Si può notare come il cavallo (Naiade d’Elsendam Z di Piergiorgio Bucci) apprezzi il trattamento mostrando chiari segni di rilassamento ©️ Foto di Giacomo Arena

Tra le tecniche manuali ci sono: la digitopressione, ovvero una pressione localizzata su un punto (trigger point), con conseguente momentaneo blocco del flusso sanguigno, una volta che tale pressione si rilascia genera un automatico e più deciso afflusso di sangue che porta con sé una maggior ossigenazione, nutrimento per la fibra muscolare, pulizia dalle tossine. Il massaggio miofasciale che mira a riportare il corretto scorrimento e stato tensionale dei muscoli e della fascia connettivale che li ricopre; e lo stretching.

L’elettromedicale, tra i più diffusi gli ultrasuoni, la diatermia (Terapia Capacitiva Resistiva) e la magnetoterapia, aiuta il lavoro del fisioterapista dopo il trattamento manuale ed è spesso utilizzato per rigidità acute, ipersensibilità della parte da trattare (es. ematoma) o rilevante livello di profondità della parte che necessita il trattamento.

L’elettromedicale è spesso usato quando ci sono problematiche a livello di tendine, infiammazioni, strappi, lesioni o anche per eliminare una tara dura o molle (schinella, molletta).

Si usa per alleggerire le rigidità derivate da una problematica che può essere tendinea, dove il cavallo risparmia la zona infortunata andando a sovraccaricare il lato opposto; o muscolare, uno strappo per cui la fascia muscolare interessata lavora meno e ci saranno altre fasce muscolari che per sopperire la mancanza lavoreranno di più.

L’ultrasuono è un trattamento non invasivo generato attraverso l’emissione di pressioni acustiche, in grado di produrre un aumento di temperatura nei tessuti, attraverso la conversione di una sorgente di energia acustica in calore all’interno degli stessi. Il dispositivo stimola ed accelera i naturali processi fisiologici finalizzati alla riparazione tissutale, al recupero dellomeostasi cellulare ed al ripristino della funzionalità, permettendo così una risoluzione naturale migliore e più rapida della patologia. Ha un’azione antalgica e analgesica, oltre a migliorare l’elasticità dei tessuti.

La diatermia è un presidio fisioterapico che, richiamando energia dall’interno dei tessuti biologici, attiva i processi riparativi ed antinfiammatori locali mediante la produzione di calore endogeno. È possibile modulare la densità di potenza e, di conseguenza, la produzione di calore allinterno dei tessuti. La radiofrequenza accelera i processi fisiologici del metabolismo tissutale, agisce tramite il calore, aumenta la vasodilatazione. Può essere usata per preparare la muscolatura allo sforzo.

La magnetoterapia agisce attraverso la creazione di un campo magnetico e contribuisce a ripristinare lenergia biologica rallentando il decadimento fisiologico dei tessuti. I campi magnetici favoriscono e facilitano la microcircolazione sanguigna e linfatica, lo scambio e lutilizzo delle sostanze nutritive da parte delle cellule, le naturali difese biologiche e leliminazione delle scorie metaboliche.

I benefici si ottengono sia grazie a una riduzione del processo infiammatorio, sia per una contemporanea azione antalgica concernente le fibre nervose del tessuto.

Generalmente per eliminare la catena disfunzionale di un cavallo e ripristinarla al corretto equilibrio ci vogliono dai tre ai cinque trattamenti, poi si può procedere con sedute di mantenimento dello stato di benessere.

Il trattamento può essere effettuato prima e dopo la prestazione sportiva, ma è sempre consigliabile effettuare la prima sessione non in prossimità di una performance (almeno una settimana prima), perché si rischierebbe di cambiare l’equilibrio compensatorio del cavallo anche se non corretto.

Quando si scioglie un gruppo muscolare l’effetto si ripercuote su tutto il corpo che dovrà avere il tempo di assestarsi sul nuovo equilibrio. Infatti dopo il trattamento il fisico del cavallo si debilita perché é molto decontratto, e questo può influire negativamente sulla prestazione.

Il trattamento post performance, serve principalmente a defaticare la muscolatura, aiutando a drenare l’acido lattico.

È importante conoscere le modalità fisiologiche in cui il cavallo compie lo sforzo, in un percorso di salto ostacoli per esempio, il cavallo per la maggior parte del tempo performa in stato anaerobico (in apnea) che implica quindi carenza di ossigeno per l’organismo il che si riflette in poco nutrimento per il muscolo e anche nell’accumulo delle tossine che non vengono espulse; l’acido lattico se non correttamente smaltito incolla le fibre muscolari che poi perdono la loro naturale elasticità e conducibilità inficiando la funzionalità della fibra stessa.

Il trattamento post performance non viene effettuato immediatamente dopo lo sforzo ma si consiglia di aspettare un paio d’ore, ovvero il tempo di cui il cavallo necessita per rientrare dalla fatica e si rilassi nel box.

È importante sottolineare che i trattamenti effettuati in gara saranno sempre meno invasivi di quelli svolti a casa per evitare appunto un, anche se transitorio, disequilibrio muscolare del cavallo.

Da non sottovalutare è lo stato emotivo del cavallo, infatti il temperamento si riflette spesso anche sulla muscolatura, un cavallo calmo avrà presumibilmente una muscolatura più rilassata, mentre un cavallo nevrile sarà probabilmente più contratto.

È consigliabile che la prima palpazione venga fatta a “cavallo freddo”, perchè il riscaldamento della muscolatura (dopo l’esercizio per esempio) potrebbe nascondere la presenza di punti più freddi o caldi, o alterare lo stato delle rigidità. È invece consigliabile muovere il cavallo post trattamento proprio per agevolare il recupero dell’organismo.