Svezia: il paese più equestre d’Europa

Secondo uno studio, pare che il successo degli sport a cavallo in Svezia dipenda dall’interessamento storico del governo per le scuole equestri

Da sinistra: Henrik von Eckermann, Malin Baryard, Peder Fredricson... la Svezia d'oro a Tokyo 2020 (ph. Arnd Bronkhorst/FEI)

Bologna, 4 ottobre 2021 – Da sempre, tranne che in Svezia, gli sport che trovano nel cavallo il primo partner sono considerati ‘materia per pochi’. E ciò accade in moltissimi paesi. Non è un’idea solo italiana…

Eppure, in Svezia per l’appunto, proprio gli sport equestri sembrano aver trovato il modo per diffondersi in maniera trasversale in tutto il tessuto sociale.

Appannaggio quasi esclusivo dei militari fino alla fine del 19esimo secolo, oggi l’equitazione in Svezia è uno degli sport più popolari tra i giovani e la Federazione svedese contra oltre 150mila praticanti. Che è un po’ lo stesso numero dichiarato dalla Fise. Ma con una differenza. In Italia siamo circa 60 milioni. In Svezia poco più di 10.

Secondo quanto apparso in un articolo sull’International Journal of the History of Sport, a firma di tre brillanti signore – Susanna Hedenborg, Gabriella Torell Palmquist e Annika Rosén – il segreto del successo dell’equitazione in Svezia è chiaro.

Riederebbe nell’interesse posto dal governo sulle scuole equestri. Un propulsore assai potente per promuovere a livello di massa il mondo del cavallo.

Sul motivo che, per tutto il XX secolo, ha spinto i governi svedesi in questa direzione, le tre studiose forniscono una altrettanto chiara ricostruzione delle motivazioni storiche.

Tutto risalirebbe alla forte connotazione equestre dell’esercito svedese alla fine della Prima guerra Mondiale. Quando l’esercito virò verso la meccanizzazione, il governo, per attenuare i costi di gestione dei molti cavalli e dei loro allevamenti, iniziò a ‘prestarli’ alle scuole. Con il duplice intento di conservare il proprio esercito di cavalli-soldato (in caso di crisi energetica) e dimezzare i costi per il loro mantenimento.

Per rendere la scelta socialmente più accettabile, iniziò a circolare l’idea che tutti i bambini dovevano avere il diritto di avvicinare il cavallo e imparare a montare.

Un fenomeno analogo non accadde in nessun altro paese. E questo, secondo le studiose, spiegherebbe perché il settore equestre abbia avuto, solo in Svezia, una tale spinta.

 

Una realtà da favola

Oggi, in Svezia, le attività equestri sono integrate in molti programmi scolastici, con lezioni organizzate dalla scuola stessa al pomeriggio o nei weekend.

Il programma scolastico presso le scuole di equitazione comprende attività di tutti i generi, soprattutto mirate alla cura di un bene comune e al rapporto con il benessere dell’animale.

A differenza di quanto accade in altri paesi e in altri sport, l’aspetto agonistico è poco ‘spito’.

La Federazione equestre svedese rientra nella top 10 delle federazioni in termini di attività, numero di associazioni e praticanti.

E oggi, risultati alla mano, sappiamo che una politica di questo genere paga anche a livello di sport di vertice.

 

Le autrici – Susanna Hedenborg e Annika Rosén lavorano alla Malmö University. Gabriella Torell Palmquist alla Karlstad University