Fei: la parte conclusiva dello studio sull’Ehv-1

La Fei ha reso nota la terza e ultima parte dello studio condotto sull’Ehv-1. Questo attesissimo capitolo tratta dei vaccini, ma lo studio pare non produrre l’univocità che ci si attendeva

Bologna, 3 luglio 2022 – Ogni promessa è debito, come si usa dire, ed è così che la promessa terza parte dello studio condotto dal Dipartimento veterinario della Fei, con l’ausilio dei migliori esperti in campo epidemiologico è arrivato.

Lo studio, nato per rispondere ai molti interrogativi seguiti all’epidemia di Ehv-1 che ha segnato il destino di 18 cavalli e congelato il circuito equestre, è stato suddiviso in tre segmenti. Dopo aver parlato, nella prima e seconda parte dello studio, della malattia e delle misure ‘preventive’ messe in essere (tutte le norme di biosicurezza che abbiamo imparato a conoscere in concorso), si attendeva questa parte conclusiva dello studio perché il focus contenuto, quello sui vaccini, si pensava avrebbe fornito il dato scientifico inopugnabile…

E invece, proprio come abbiamo scoperto con ben altri virus a noi più prossimi, la scienza – a volte – può non essere in grado di determinare soluzioni né universali né definitive.

Non obbligatorio ma (come sempre) consigliato…

Secondo lo studio, del quale si specifica chiaramente la non unanimità delle valutazioni, il FEI Veterinary Epidemiology Working Group ha ritenuto che attualmente non vi siano sufficienti giustificazioni scientifiche per raccomandare la vaccinazione obbligatoria contro l’Ehv-1. Poiché i vaccini attuali non offrono garanzie scientificamente accertate di copertura contro la forma neurologica dell’Ehv-1 – la mieloencefalopatia erpetica equina (EHM) – si è convenuto sulla necessità di condurre ulteriori ricerche per consentire lo sviluppo di vaccini migliori.

Sulla base di questa posizione, insieme a ulteriori riscontri da parte di virologi e immunologi e a una relazione commissionata dalla FEI al professor Lutz Goehring, specialista di fama mondiale in malattie infettive degli equini, il Comitato veterinario della FEI ha concluso di non essere favorevole all’obbligo di vaccinazione. Ma di sostenere pienamente le misure di biosicurezza rafforzate come metodo migliore per prevenire e mitigare i focolai di EHV-1.

Interrogato direttamente sul tema della vaccinazione obbligatoria, il professor Goehring ha ribadito che da sola non è al momento la risposta. «I benefici della vaccinazione sono evidenti. Ma il vaccino da solo non basta. Sarà semmai più facile ridurre il numero di casi di EHM se i cavalli vengono vaccinati ma è necessario che si adottino contestualmente altre contromisure».

 

Sì, però…

Nello stesso tempo, ovvero nell’ambito dello stesso studio e documento, il FEI Veterinary Epidemiology Working Group e il Dipartimento veterinario Fei si sono espressi a favore della decisione dei soggetti interessati di vaccinare i propri cavalli.

In pratica, tanto gli esperti, quanto la Fei hanno dichiarato di sostenere con forza la scelta personale di vaccinare. E hanno sottolineato che le Federazioni nazionali e i soggetti interessati devono avere il diritto (non l’obbligo) di vaccinare i propri cavalli contro la malattia.

Quindi… Uno pari e palla centro…

Se non fosse che così, ancora una volta, tutto passa attraverso la discrezionalità di ciascuno. Che in molti casi significa potere d’acquisto o sensibilità personale verso la scienza.

Senza contare che, secondo il Comitato veterinario della FEI, dato l’attuale tasso di vaccinazione, le limitate forniture di vaccini e i problemi della catena di approvvigionamento per la loro distribuzione in alcune parti del mondo, nonché la ricerca in corso su vaccini migliori, la vaccinazione globale potrebbe essere raggiunta solo entro il 2025.

Consoliamoci con un dato scientifico che, invece, pare riconosciuto in modo collegiale. Alle domande sui possibili effetti collaterali della vaccinazione, gli esperti hanno confermato che le reazioni negative sono rare. E di solito limitate a un piccolo gonfiore nel sito di iniezione. Anche i rappresentanti farmaceutici di Boehringer Ingelheim e Zoetis hanno dato il loro contributo, offrendo la condivisione dei dati e la collaborazione con la FEI.

 

Per leggere la versione integrale (in inglese) della terza parte dello studio Fei, CLICCA QUI