Nearco, il campione italiano per cui gli inglesi costruirono un bunker

Nearco, il padre dei campioni: il Mago di Dormello ci mise quarant’anni a farlo, ma ancora oggi è dentro a tutti i super-cavalli del galoppo, e non solo

Nearco in Gran Bretagna, davanti all'entrata del suo bunker - foto d'archivio

Bologna, 13 marzo 2020 – L‘ippica sta dentro l’equitazione, e sapete già che ogni tanto svirgoliamo verso il turf.

Come questa volta, in tempi di quarantene, restrizioni e crisi mondiali: ché ci viene in mente  Nearco, un cavallo italiano per cui gli inglesi durante la Seconda Guerra mondiale costruirono addirittura un bunker a suo uso personale, e un box a prova di bombe.

Nearco nacque nel 1935 alla Dormello-Olgiata, l’allevamento guidato da Federico Tesio in società con il marchese Mario Incisa della Rocchetta.

Nacque per ripiego: in realtà Tesio per la sua Nogara avrebbe voluto Fairway, un cavallo di Lord Derby.

Ma la monta gli venne negata e allora Tesio ricorse a Pharos che era fratello pieno del primo – seppur fisicamente diversissimo.

Però il DNA era lo stesso, e come aveva previsto Tesio era un incrocio perfetto: perché produsse un puledrotto robusto e di carattere decisamente dominante, un velocista con così tanta qualità, velocità e classe da permettersi di stracciare anche gli stayer sui 3000 metri.

Nearco aveva un carattere pacifico, vinceva senza isterie e una volta fatto il suo lavoro mangiava e dormiva come un bambino.

Corse 14 volte, vinse 14 volte: l’ultima a Parigi, dove regalò a Tesio il suo Grand Prix de Paris, a Longchamps.

Ma Nearco non fu soltanto un grande cavallo da corsa, è diventato un vero e proprio patriarca grazie alla qualità che è riuscito ad imprimere ai cavalli che portano il suo sangue: attraverso figli come Nasrullah, Nearctic e Royal Charger ha lasciato un’impronta prepotentemente positiva nei PSI, offuscato come stallone solo dal suo stesso nipote Northern Dancer (da Nearctic e Natalma), che ha poi prolungato in modo incredibile la sua influenza tra i cavalli da galoppo dei tempi moderni.

Vi basti sapere che Northern Dancer (e quindi Nearco) è presente nella genealogia di quasi tutti i vincitori del Prix de l’Arc de Triomphe dal 1964 ad oggi: manca soltanto in sette dei cavalli laureati a Longchamps, e di questi sette almeno due hanno comunque Nogara o Pharos tra gli avi.

Proprio loro, che non avrebbero nemmeno mai dovuto conoscersi e che invece hanno fatto nascere un mito di cavallo.

Nearco subito dopo la vittoria di Parigi venne venduto per due milioni di lire di allora ad una società di allevatori inglesi: per proteggerlo durante la guerra gli costruirono anche un bunker, il suo box era a prova di bombe.

Quello che al tempo poteva parere follia – cioè privarsi di un cavallo così importante – fu come sempre una altra prova della lungimiranza di Federico Tesio: nell’Italietta di allora uno stallone come quello sarebbe stato sprecato, in Inghilterra invece riuscì a dispiegare completamente le sue potenzialità genetiche grazie ad un grandissimo numero di fattrici di alta qualità che gli poterono venir presentate.

Nearco morì al Beech House Stud a 22 anni, per un cancro: è stato sepolto in una tomba che ha come lapide un libro, lo Stud-Book del Purosangue Inglese.

Nearco, foto d’archivio