Giorgio Armani era stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: nato nel 1934 a Piacenza, lo stilista è morto oggi a Milano.
Forse non ha mai montato a cavallo nella sua vita, eppure è così facile sentirlo parte anche del nostro mondo.
E non soltanto per le tante campagne pubblicitarie dove ha accostato il suo marchio all’immagine del cavallo, inevitabile legame creato dall’eleganza come segno caratteristico comune.
Ma perché come imprenditore ha creduto anche nel mondo dello sport equestre e sponsorizzato diverse manifestazioni ovviamente di alto livello, quelle dove la sua allure si poteva abbinare naturalmente all’ambiente.
Ricerca della qualità, impegno, determinazione, coraggio e leggerezza, eleganza, gentilezza, tatto: Re Giorgio aveva ogni qualità necessaria a capire e vivere i cavalli, se lo avesse voluto.
Si è limitato a rivoluzionare il mondo della moda, è vero: ma per noi avrebbe potuto essere ‘Il Cavaliere Gentile‘, se un film di supereroi avesse avuto un protagonista che gli somigliava.
Armani ha detto, parlando del suo amatissimo Basket: “Mi è sempre piaciuto, perché è un gioco di squadra organizzato, rapido, divertente, dove tutto può cambiare anche all’ultimo momento. Lo trovo affine al mio modo di intendere il lavoro: occorre essere attenti, veloci, puntando su forza e determinazione per arrivare all’obiettivo con l’aiuto e il sostegno della propria squadra”.
Vale anche per l’equitazione, dove il binomio è già di per sé squadra e non può fare a meno di un team che da fuori campo lavori per lui: e magari anche questo era qualcosa che avvicinava il suo mondo a quello dei cavalli.
In una intervista aveva detto che non si aspettava nulla dopo la morte, che tutto sarebbe finito qua: speriamo che ora si stia sorprendendo, con quel sorriso un po’ timido e gentile a illuminare i suoi occhi color del cielo.