Una visita ufficiale che è anche un ‘ritorno a casa’: Papa Leone XIV ieri è stato ricevuto in visita ufficiale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale, che sino al 1870 è stata la residenza dei pontefici.
Una delle occasioni in cui tutto lo splendore delle complicate raffinatezze del cerimoniale diplomatico ha l’agio di risplendere: e il Reggimento corazzieri con i suoi cavalli è certamente uno dei co-protagonisti che dà il tono dell’evento.
Al centro dell’incontro tra i due capi di stato – e strettissimi vicini di casa – le istanze su pace e giustizia. «Le donne e gli uomini di buona volontà avvertono con urgenza il bisogno della pace e della giustizia», scriveva nel suo invito al Pontefice il presidente della Repubblica.
Papa Leone XIV è giudicato dall’opinione pubblica (e spesso con una accezione non molto postiva) come molto diverso, nei modi e nel modo di comunicare, dal suo predecessore Francesco.
Eppure è stato proprio Papa Bergoglio, dopo una conoscenza tra i due avvenuta nei primi anni 2000 e che non era stata priva di difficoltà iniziali, a costruire la carriera di Prevost in modo da farlo diventare, nei fatti, un candidato ideale al soglio pontificio.
Quando Prevost è stato eletto e si è presentato sul balcone, dopo l’Habemus Papam, alla folla che riempiva Piazza San Pietro c’era come un interrogativo disegnato su quelle migliaia di teste: ‘E questo chi è?’.
Ma era stato proprio Francesco a volerlo vescovo, poi arcivescovo e quindi cardinale. E affidargli quegli incarichi che avrebbero fornito gli elementi per farlo riconoscere, dall’algoritmo studiato da alcuni studenti della Bocconi, come figura perfetta per diventare successore di Pietro.
Dopo quell’inizio complicato la fiducia di Bergoglio in Prevost, nella sua capacità di costruire ponti e nella sua attitudine alla mediazione è stata totale.
Una dote, quest’ultima, più che preziosa quando si vuole lavorare per la pace: e di questo c’è bisogno adesso, lavorare per la pace.
Che era stata l’oggetto delle prime parole pubbliche di Papa Leone XIV, da quel balcone alto sulla piazza abbracciata dal colonnato del Bernini: “Una pace disarmata, e disarmante”.
Parole lette da fogli di appunti: come logico che sia per un Agostiniano, quindi una persona che ha avuto una vocazione e una formazione da docente, e per di più laureato in matematica, la più esatta delle scienze.
E che ieri era lì, potetto e scortato anche dagli alti cavalli dei corazzieri: altezza minima al garrese 170 cm, per essere arruolati nella Guardia d’Onore del Presidente della Repubblica Italiana.
Robert Prevost i cavalli li conosce bene.
“A Chiclayo la gente lo ricorda in groppa a un cavallo, decine e decine di chilometri in sella per raggiugnere anche i casolari più remoti”, ha scritto Giorgio Dell’Arti nel suo libro su Leone XIV.
Il motivo? “Molti si allontananto dalla Chiesa perché non c’è nessuno che si occupa di loro” spiegava l’allora vescovo-missionario.
E’ bello che dopo i viaggi sulle montagne del Perù i cavalli lo abbiano accompagnato anche nel tragitto al Quirinale.
Siamo quasi sicuri che Papa Bob abbia ripensato ai coraggiosi cavallini delle Ande, guardando quelli così imponenti dei corazzieri: e magari quel mezzo sorriso che ha lì, in quella foto nasce proprio dai loro ricordi, chissà…
