A dire la verità vorremmo non doverci stupire di come si è comportata Gloria Tinaburri, giovane promessa dell’Endurance: che al Mondiale Giovani Cavalli di Jullianges, in Francia, si è fermata per soccorrere un’amazzone inglese, gravemente infortunata.
Perché dovrebbe essere normale per chiunque pensare prima ad aiutare il prossimo che finire la propria gara, o mantenere una buona posizione di classifica: ma ahinoi, così non è stato a Jullianges.
Ci racconta tutto proprio Gloria, che abbiamo raggiunto telefonicamente. Sedici anni, piacentina ha una voce dolce, sorridente, sicura e giovane che già da sola ti riconcilia col mondo.
“Eravamo a 3 km dall’arrivo finale in un tratto in cui il terreno era particolarmente irregolare, con molti sassi quando il cavallo dell’amazzone inglese che era davanti a me è inciampato, cadendo. E prima ancora del cavallo è finita a terra lei, di faccia, picchiando la testa e il viso”.
Una caduta disastrosa.
“Sì, la signora purtroppo si è fratturata la mandibola e diversi denti oltre a procurarsi una lieve commozione cerebrale e alcune costole rotte”.
Cosa ha pensato mentre la vedeva cadere?
“Sinceramente quando ho visto il cavallo inciampare pensavo che in un attimo avrebbe ripreso l’equilibrio, sono cose che capitano. Quando ho visto che è proprio andata giù in realtà mi si è fermato il cuore per due secondi, e anche il cervello. Poi ho realizzato che il cavallo si era rialzato , ma aveva la testa bloccata vicina a terra perché si era intrecciato tutte le redini all’anteriore sinistro. Mentre purtroppo la signora era a terra, immobile, sdraiata a faccia in giù di lato al cavallo che intanto io avevo già preso”.
Il cuore e i pensieri le si saranno anche fermati ma davvero solo per un attimo, ha agito in fretta.
“Perché vedevo che perdeva molto sangue, non si muoveva, non parlava, era completamente incosciente: sembrava quasi senza vita. Quindi ho chiamato immediatamente la mia allenatrice che ha avvisato i giudici e le ho mandato la posizione esatta in cui ci trovavamo attraverso Whatsapp. Poi, mentre stavo parlando con la mia allenatrice la signora ha iniziato a emettere qualche lamento”.
E intanto continuavate a essere sole, lì sul percorso.
“Sì. Poi ha ripreso completamente conoscenza ed era un po’ impanicata, giustamente, e voleva alzarsi. Con il mio inglese (un po’ scarso purtroppo) le ho chiesto di stare tranquilla e ferma dove si trovava perché non sapevo che danni potesse avere, alzarsi avrebbe potuto peggiorare la situazione. Quindi l’ho tenuta seduta e tranquillizzata, mentre tenevo i cavalli un po’ distanti perché se uno dei due le andava addosso peggioravamo ancora le cose. Poi purtroppo quando ha ripreso completamente conoscenza ha preso in mano il cellulare. Le ho chiesto di non guardarsi, perché la bocca era veramente messa malissimo, distrutta ma lei lo ha fatto ugualmente. Lì è andata ancora più in crisi, comprensibilmente. Poi abbiamo più o meno aspettato una quarantina di minuti insieme”.
E’ servito tanto tempo prima dell’arrivo dei soccorsi?
“Sì, dopo 40 minuti sono arrivati i suoi assistenti e i giudici, mi sembra. Allora mi hanno tenuto il cavallo e sono rimontata in sella, dopo aver chiesto se volevano mi fermassi: ma mi hanno detto che non era necessario e che potevo proseguire la mia gara”.
Già, perché intanto la gara continuava.
“Certo, e devo dire una cosa: mentre ero lì con la signora ferita, prima dell’arrivo dei soccorsi sono passati tre cavalieri spagnoli, insieme, a cui non ho assolutamente chiesto di fermarsi – c’ero già io, non avrei mai voluto fermare nessuno che stava facendo la gara. Ma ho chiesto loro di rallentare perché era una situazione critica: invece sono passati proprio al galoppo, abbastanza velocemente, senza neanche rallentare al trotto o al passo”.
Lasciamo alla loro coscienza valutare il comportamento che hanno tenuto. Nemmeno paragonandolo a quello di Gloria, ma semplicemente a quello che avrebbe dovuto essere (op. cit.)

Ancora Gloria e Nukaib Bosana
Ma la cosa veramente importante è che lei abbia gestito la situazione così bene: è stata formata per affrontare situazioni del genere, magari a scuola?
“Ho fatto solamente un corso per utilizzare il Defibrillatore. Evidentemente mi ha aiutato il modo in cui mi hanno cresciuta la mia famiglia che è anche il mio team: la prima cosa, quella più importante è un grande rispetto verso le altre persone, sempre. La gara arriva solo dopo: e se si vede qualcuno in difficoltà ci si deve fermare e aiutarlo. Ma comunque anche d’animo mio è la prima cosa che mi viene di fare, non sarei mai riuscita ad andare avanti e non soccorrerla, in coscienza non ce la farei mai”.
Infatti siamo sinceramente più sorpresi del fatto che ci sia chi non si è fermato ad aiutare, per di più senza nemmeno rallentare l’andatura. E ci stupisce anche la sua prontezza, la freddezza con cui è riuscita ad organizzarsi in quei 40 minuti, da sola con la signora ferita.
“Sinceramente anche io: ma l’importante è che abbia fatto quello che serviva fare. Sono rimasta un po’ così per tutto questo stupore, proprio perché io pensavo che fosse la normalità, è il tuo dovere soccorrere un altro concorrente”.
Capita spesso di trovarsi in queste situazioni in gara?
“Non ho mai vissuto cadute così, ma per me dovrebbe essere la prima cosa che si insegna in un team perché può succedere veramente a ognuno di noi, basta un secondo e si può capovolgere tutto, l’ho vissuto a Jullianges”.
E da questo episodio particolare cosa hai imparato?
“Sicuramente ho imparato che prontezza, lucidità e freddezza sono le cose più importanti. E’ stata la freddezza che mi ha aiutata di più, perché mi ha mantenuta lucida. E poi sicuramente che devo imparare meglio l’inglese, mi sono resa conto che non potevo comunicare come avrei dovuto”.
La freddezza è una caratteristica che si riconosce normalmente?
“In realtà dipende un po’ dalle situazioni, infatti un po’ mi sono anche stupita di me stessa. Però quando c’è una emergenza riesco sempre a essere abbastanza fredda e lucida, per fortuna”.
Ne abbiamo avuta la prova: e secondo lei questa avventura potrà essere utile?
“Si, perché dopo questo episodio, anche tramite gli articoli che voi e altre testate stanno pubblicando, vorrei trovare un modo per mettere in evidenza e trasmettere l’importanza del fair-play, dell’aiutare le altre persone: che io pensavo fosse una cosa scontata, e in realtà non lo è. Vorrei proprio trasmettere questo messaggio, preciso: questa volta è capitato alla signora inglese, la prossima volta potrebbe capitare a me, a una mia compagna di squadra, a ognuno di noi. Ognuno di noi potrebbe avere bisogno di aiuto, ed é per questo che é fondamentale che ognuno di noi capisca l’importanza di prestare aiuto agli altri, quando gli si presenta l’occasione. L’Endurance è uno sport che ci unisce tutti, non aiutare il prossimo non mi sembra un comportamento adatto: perché la prossima volta puoi essere tu lì, per terra, sanguinante e incosciente. L’ho vissuto in prima persona per cui adesso mi sento proprio responsabile, e vorrei diffondere il più possibile questo concetto che per me è così importante”.
Abbiamo una curiosità: e Nukaib Bosana, il suo cavallo come si è comportato in questo frangente?
“Premetto una cosa, è un cavallo molto emotivo e quando ha visto la scena si è bloccato, proprio impietrito. Era lì con la testa bassa e non si muoveva più tanto che per andare a recuperare l’altro cavallo ci ho messo un attimino, perché dovevo tirarmelo dietro. Poi è stato bravissimo perché stavo molto vicino al cavallo che era caduto e mi sono stupita perché con i cavalli che non conosce è un po’ scostante di solito. Invece si è subito messo vicino all’altro ed erano tranquillissimi assieme. Dopo di che quando sono montata in sella per ripartire l’ho sentito molto scombussolato, infatti gli ho fatto fare un primo pezzo tutto al passo per farlo riprendere, perché lo sentivo proprio che non era a posto”.
I cavalli sono empatici per natura, ma ci immaginiamo un po’ tutti che gli Arabi lo siano anche di più: ma diceva che ha un legame molto forte con lui.
“Sì, è vero: lui è mio dal 2023, era un cavallo molto particolare in realtà perché quando l’ho preso era molto diffidente nei confronti delle persone, soprattutto nei confronti degli uomini. Non mi faceva montare, non si faceva fare i piedi, non mi faceva smontare… era un po’ una testa calda. Però con tanto lavoro e tanta pazienza sono riuscita a conquistarlo e infatti adesso mi dà tutto. Abbiamo un legame meraviglioso: lui conosce me, io conosco lui e ci capiamo all’istante. E anche questo ci aiuta molto in gara”.
Come lo descriverebbe?
“Direi che è un cavallo assolutamente caldo, emotivo, ma sopra ogni cosa potrei dire che è un cavallo appassionato di Endurance. Quello che più mi piace di lui è che si diverte quando è in gara. Poi è vero che tutti i cavalli sono empatici, ma io ne ho conosciuti tanti e lui posso giurare che lo è in modo davvero particolare e si è visto proprio in questa situazione, tra l’altro, perché ha subito capito che stava succedendo qualcosa di eccezionale”.
Ha avuto contatti dopo l’incidente con l’amazzone che si è infortunata?
“Certo, ci siamo sentiti col marito che ci aggiorna ancora adesso. È venuto la mattina dopo la gara a trovarci ed è stato commovente per me, anch’io sono abbastanza emotiva in effetti e parlare con lui è stato un po’ un bagno di lacrime, tra abbracci e così tanti ringraziamenti. E’ stato davvero emozionante”.
Ottima occasione per allenare questo benedetto inglese…
“Effettivamente sì: poi abbiamo deciso che una volta si sarà ripresa faremo una cena tutti assieme. Dal punto di vista clinico si sta riprendendo abbastanza bene e dovrebbe tornare in Inghilterra tra qualche giorno, se continua così”.
Il cavallo dell’amazzone inglese ha avuto problemi?
“Ad occhio mi sembra si fosse solamente sbucciato l’anteriore destro per il resto, non ho visto nient’altro”.
Comunque, un incidente con il lieto fine.
“Lo possiamo dire veramente: è andata molto bene perché si è anche spaccato il casco, i dottori hanno detto che se avesse avuto un cap meno resistente non ne sarebbe uscita viva”.
A parte le gare di Endurance cosa fa Gloria Tinaburri nella vita?
“Frequento la scuola di agraria ma sono un po’ confusa sul futuro: ovviamente mi piacerebbe lavorare con i cavalli, ma ho anche altre passioni quindi devo ancora valutare davvero cosa farò”.
Quali sono le altre passioni?
“I motori, il mio papà ha un team di macchine da corsa: è da quando ho due mesi sono in campo gara con mio padre, i motori li ho nel sangue alla fine e sono molto appassionata. Poi amo tutto il mondo Marino, faccio immersioni”.
In fondo al mare i cavalli non possono seguirla, però.
“Ma faranno sempre parte della mia vita: sempre”.
Per la cronaca Gloria e Nukaib Bosana hanno terminato la loro gara al 29° posto, il Team Italia appena giù dal podio al 4°: il comitato organizzatore ha offerto a Gloria un mazzo di fiori per rendere onore alla sua nobiltà d’animo.
