Lei si chiamava Serapias, ed era una mamma egiziana del 208 d.C.: una mamma piuttosto benestante, perché sapeva scrivere (o poteva pagare qualcuno lo facesse per lei) e poteva permettersi di dare una mano alla figlia che stava per partorire.
La figlia, sposata al destinatario della lettera – un certo Herminis – in quel momento era incinta.
Serapias scrive al genero per convincerlo a mandre da lei la figlia per il parto, in modo da poterla assistere personalmente in un momento tanto difficile e delicato.
E per convincere Herminis, Serapias fa quello che ogni farebbe al posto suo: si offre di pensare alla spesa del viaggio, in modo che non pesi sul bilancio del genero.
Oggi avrebbe preso il biglietto del treno o dell’aereo per la figlia online, pagandolo con la carta di credito.
Nel 208 d.C. invece Serapias assicurava il marito della figlia e futuro papà che avrebbe mandato lei un asino per renderle il viaggio più comodo e veloce.
Altri luoghi, altri tempi, altri mezzi…ma le mamme erano e sono sempre le stesse.
Molto commovente il fatto che un alettera così familiare e semplice non sia andata perduta: come se la figlia l’avesse conservata con affetto, per tenersi vicina al cuore una ‘carezza’ della sua mamma.
E chi meglio di una creatura gentile come l’asino poteva essere il tramite di tanta tenerezza?
Il manoscritto originale, su papiro, è conservato alle Bodleian Librabries dell’Università di Oxford.
Qui altre storie scritte tanto tempo fa, ma non perdute.