Tutti i cavalli fortunati lasciano un vuoto nel cuore di qualcuno, quando vengono a mancare: come ha fatto Mira, la cavalla Noriker di Marco Caprioli.
Che siano cavalli da Gran Premio o semplicemente cavalli di famiglia non fa differenza per chi li ha amati.
E Mira, Bionda per chi le voleva bene, era davvero parte della famiglia Caprioli di Gorla Maggiore, nel comune di Busto Arsizio.

“A casa mia ho sempre visto cavalli da tiro” ricorda Marco Caprioli, proprietario di Cascina Bulota, “mio nonno e mio papà li usavano in campagna, nei boschi e nel trasporto leggero. Poi con l’arrivo dei trattori non aveva più senso tenerli, e così furono venduti”.

Qualcosa però, evidentemente, le era rimasto dentro.
“Sì, anche col passare degli anni mi era rimasta la curiosità, il desiderio di lavorare con loro. Nel 2004 quando comprai il maneggio mi recai in Val Badia da un vecchietto a cercare questi meravigliosi Norici. Lì c’era Mira, una cavalla stupenda di 9 anni con un carisma tutto suo: la usavano nel lavoro di esbosco, era anche gravida”.
Cos’è stato a colpirla di Mira, perché la scelse?
“Ancora oggi non lo so: ma mi ha colpito subito, aveva un fascino tutto suo e la portai a casa. Da quel momento iniziai una raccolta di carri, carrette, finimenti, attrezzature per la lavorazione del terreno ippotrainate come quelle per la fienagione, di tutto e di più. A tempo debito nasce una splendida puledra bionda, identica alla mamma: dopo il suo svezzamento ho iniziato ad attaccare Mira”.

E come andò?
“Era fantastica, mi permetteva qualsiasi errore: lei maestra, io un alunno alle prime armi. non sapevo tante cose. Mi documentavo sui libri, un anziano signore del paese che aveva lavorato coi cavalli mi consigliava. Ricordavo qualcosa di quando attaccava mio papà, ma allora ero piccolo: poi il resto è venuto da sé”.
Cosa avete fatto insieme lei e la Bionda?
“Di tutto, tantissimi eventi diversi: dimostrazioni di lavoro agricolo con diverse attrezzature, gare di attacchi di eleganza, ha fatto la cavalla di Babbo Natale e quella per i cortei medioevali, ha portato in sella cavalieri armati e trainato carri agricoli per il fieno, l’uva, qualsiasi cosa le chiedessi lei la sapeva fare, compreso il lavoro nel bosco spostando i tronchi. Giornate fantastiche, sempre: era bello viaggiare con lei, sempre serena, gentile con gli altri cavalli, però…”
Però?
“…non permettevo a nessuno dei miei collaboratori di usarla: ero geloso. Mira, la mia Bionda mi ha insegnato tanto, ed è stata amata veramente. L’unico rammarico è che mio papà, morto tanti anni fa, non abbia potuto assistere a tutto quello che ho fatto con lei. E cavalli così non sono da meno di altri: questo era Mira, un immenso amore che è rimasto con me per più di 20 anni”.

Marco ha scritto sul suo profilo Facebook: “Mira, con te era sempre tutto semplice e piacevole. Eri paziente, generosa, fedele, sincera, trasmettvi sicurezza. Sei stata una brava mamma con i tuoi puledri, ci siamo divertiti molto insieme (tu magari un po’ meno perché dovevi tirare il carro, però eri serena, ti piaceva), ti abbiamo amata e coccolata”.
Mira se ne è andata la mattina del 19 giugno scorso, aveva 29 anni: forse non era una cavalla ‘atleta’ nel senso più sportivo del termine, ma sicuramente era una di famiglia.
