Simone Perillo, Segretario generale della Federazione Italiana Sport Equestri, è stato eletto vicepresidente vicario della European Equestrian Federation: a tutti gli effetti è dunque il primo vicepresidente della federazione europea ed entrerà a breve nel board (uno dei due rappresentanti per l’Europa) della Fei. La votazione si è tenuta questa mattina a San Marino: 40 le nazioni europee che hanno votato, tre i candidati alla vicepresidenza per Italia, Croazia e Slovacchia con l’affermazione finale del candidato italiano.
Perillo, in concreto cosa porta questa elezione per l’Italia: certamente prestigio e poi?
«Certamente, come primo dato, si tratta di un riconoscimento di prestigio; in seconda analisi, viene riconosciuto il valore del movimento sportivo italiano a partire dalla legge sul cavallo atleta che è stata, perdonatemi il gioco di parole, un cavallo di battaglia per far capire al resto d’Europa cosa abbiamo fatto in Italia. Certamente, essendo vicepresidente della Federazione europea e poi, se verrà notificato a Hong Kong dall’assemblea generale della Fei, anche componente nel board della Federazione internazionale, avrò modo di vedere più da vicino tematiche importanti come l’assegnazione dei campionati, le questioni regolamentari, le opportunità di sviluppo del movimento».
Ci dica qual è il sogno nel cassetto…
«Che il riconoscimento del cavallo atleta diventi uno standard europeo. Inoltre vorrei cambiare il modello di collaborazione tra federazione internazionale e comitati organizzatori trasformandolo in una vera partnership o alleanza. Infine vorrei allargare lo scambio di conoscenze e collaborazioni tra le federazioni europee e dare una apertura importante ad attività come il reining il polo e l’horseball».
E magari portare un grande evento in Italia…
«Già adesso abbiamo ottenuto a Borgo la Caccia l’organizzazione della Longines Series: si tratta di una svolta epocale, perché la Federazione ha creato un campionato su più tappe, con qualifiche, semifinali e finali, ovvero un vero campionato a tabellone, che si segnala nel panorama degli sport equestri mondiali come un torneo articolato nel tempo, che crea una aspettativa e una continuità, che non si esaurisce in un week end e che attira quindi visibilità e continuità. Un po’ come succede in molti altri sport: il campionato del mondo di calcio, con gironi eliminatori e tabellone finale».
Parliamo delle tre discipline che ha citato prima: il Reining è una disciplina con numeri enormi e margini di sviluppo enormi, il polo dà immagine e l’horseball è in grande crescita. Un po’ strano che siano fuori dal perimetro Fei no?
«Il reining è una disciplina in cui gli appassionati sono numerosissimi, i cavalli sono belli e girano montepremi interessanti: quest’anno in Svizzera è stato organizzato un mondiale di grande interesse e valore. Come Federazione europea dobbiamo dare un segnale di attenzione in un mondo disorientato dopo quanto accaduto in Fei. Il polo è disciplina Fise ma non è disciplina federale a livello europeo: è un gioco a squadre con grande visibilità, ma a livello europeo non è sistematizzato. Il polo è un mio pallino, lo sarà anche a livello europeo. E lo stesso ragionamento vale per l’horseball».
Come è arrivato a questa Vicepresidenza che è l’apice di una carriera costruita a più livelli in vari sport e settori
«Io sono nato in Confindustria, che è stata una grande palestra per la conoscenza del mondo e per capire come comporre gli interessi. A seguire ho lavorato nell’associazione delle squadre di Formula 1, il che mi ha permesso di conoscere un mondo avvincente e di entrare in contatto con il mondo Ferrari. Ho avuto poi una breve parentesi con il Coni per la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024 e dal 2017 sono in Fise dove ho potuto utilizzare e migliorare questo bagaglio di esperienze precedenti. Dal 2021 sono componente della Federazione europea».
Il ruolo nel board della Fei invece che porte apre?
«Siamo due rappresentanti per continente, quindi un board ristretto. Se contiamo che il movimento muove tre miliardi di euro in Italia e lo moltiplichiamo per 140 paesi, abbiamo una misura dell’importanza della Federazione mondiale, in un mondo tra l’altro in evoluzione da un punto di vista economico, organizzativo e strategico con flussi economici e tecnologici rilevanti ed una crescita evidente a livello equestre. La Federazione mondiale in questo contesto interviene in vari livelli, dall’assegnazione di gare ai mondiali alle questioni regolamentari forti, dai progetti allo sviluppo. La Fei è una delle federazioni più importanti a livello mondiale».
Lei vicepresidente della Federazione europea, Di Paola vicepresidente del Coni. Cosa deve far pensare?
«Che dopo un periodo difficile, iniziato un decennio fa quando la Fise era in difficoltà, possiamo dire oggi che dopo otto anni di presidenza Di Paola e di lavoro costante a livello nazionale e regionale, il movimento è diventato forte. Purtroppo, l’unica nota stonata di questa giornata è che ieri è venuto a mancare Marco Salvatori, anima del movimento italiano e dei Pratoni, una persona con cui lavorato tanto e dalla quale ho imparato tanto, una persona con un grande entusiasmo ed un’energia infinita, con una grande voglia di fare, una enorme disponibilità, che mi ha trasmesso la passione che aveva nel sangue».
Un’ultima domanda sui regolamenti: da questa posizione cosa aspettarsi che possa cambiare per il cavallo e per amazzoni e cavalieri?
«Noi come Fise ma anche la Fitetrec-Ante e gli enti di promozione sportiva dobbiamo passare da una posizione difensiva, ad una più realista. Noi dobbiamo essere i primi a garantire l’esistenza e il benessere del cavallo atleta, i nostri cavalli devono essere curati, avere medicine, spazi di allenamento e possibilità di attività. Ma ricordiamoci che in assenza di questo movimento non ci sarebbero neanche i cavalli. I primi a tutelare l’ambiente e i cavalli siamo noi e non è una condizione regolamentare ma un cambio di passo, perché ricordiamo che Fise e Fei sono il miglior baluardo per la salute ed il benessere dei cavalli e per ambiente in cui vivono».