Stelle, strisce e generali: l’olimpionico che rifece la cavalleria USA

Un ufficiale USA il cui nome da noi è sconosciuto ai più, ma che grazie ai cambiamenti che impose nella cavalleria USA rese più felici migliaiai e migliaia di cavalli

Guy Henry monta per gli USA alle Olimpiadi di Stoccolma
Bologna, 16 gennaio 2022 – Le rivoluzioni equestri sono spesso partite da dove meno te lo aspetteresti: cioè l’ambiente militare, conservatore e reazionario per antonomasia.
Ma che proprio grazie alle necessità pratiche ha sempre richiesto capacità di modernizzarsi, a chi volesse uscire vincitore dai campi di battaglia, e gli USA in questo non sono secondi a nessuno.

Regola confermata anche per loro quindi. Che sono debitori a un cavaliere da noi quasi sconosciuto dell’alto livello tecnico raggiunto in breve tempo nel lavoro con i cavalli dell’esercito.

Si trattava di Guy Henry (1875-1967), un rigoroso ufficiale di carriera che portò il team americano a vincere la prima medaglia olimpica nel Completo.

La medaglia era di bronzo, l’anno il 1912, le Olimpiadi quelle di Stoccolma. Guy Henry fece da chef d’equipe per gli USA e montò personalmente in gara, non solo nel Completo ma anche in Dressage e Salto Ostacoli.

Si era specializzato a Saumur, portò nel suo paese i modi e le tecniche europee di addestramento.

Henry amava molto l’equitazione di Baucher.

Sostituì la vecchia maniera cow-boy in uso nell’esercito di domare i cavalli, dura e sbrigativa con quella più rispettoda del cavallo proveniente dal Vecchio Mondo, allora più moderno in quel campo.

Fece adottare filetto e briglia completa al posto delle vecchie imboccature troppo forti, riformò completamente il modo di trattare e montare i cavalli nell‘esercito americano.

E fu da questo suo lavoro iniziò la penetrazione della tecnica europea nel grande mondo equestre statunitense.

Guy Henry morì nel 1967 dopo aver combattuto 5 guerre, essersi guadagnato un sacco di medaglie sul campo e reso più felice la vita di migliaia e migliaia di cavalli.

Nota bene: la fotografia l’abbiamo trovata sul sito dell’attore inglese Guy Henry, nipote del Nostro.