Il rettangolo dell’arena del Kentucky Horse Park di Lexington ha recentemente ospitato un evento di quelli che ci fanno capire quanto il cavallo è ancora necessario all’uomo. Ovvero quale funzione di guaritore e portatore di messaggi universali può ancora avere, alla faccia dell’AI e di tante altre piccole tecno-manie che forse non sono così necessarie.
La storia comincia lo scorso 4 aprile quando Austin, un bel ragazzo di 30 anni, perde la sua battaglia contro il disagio mentale e, vittima di una profonda depressione, si toglie la vita.
Un atto tremendo, difficile da perimetrare nell’universo delle emozioni… Un atto che oltre a chiudere gli occhi di Austin ha naturalmente colpito la sua famiglia.
Spesso si dice che è innaturale che un genitore sopravviva ai figli, ma quando ciò accade chi resta deve affrontare qualcosa che sarebbe irrispettoso cercare di quantificare.
Ognuno elabora la perdita e reagisce come può. C’è chi non reagisce affatto… Ma per la mamma di Austin invece – e per fortuna – non è stato così. Jacquelyn Dickey, questo il suo nome, ha deciso di fare della tragedia del figlio un motivo collettivo. E insieme a Bandon, il suo Purosangue ‘riciclato’ ha trovato la forza e si è messa al lavoro per creare una nuova sensibilità e consapevolezza nei confronti dei disagi mentali e del suicidio.
Temi ostici nel mondo dello sport… Dove competizione, agonismo, divertimento sono abitualmente i motori trainanti. Eppure Jacquelyn ha messo in campo tutta la sua tenacia, la sua voglia di reagire a un lutto incomprensibile e ingiusto e alla fine ce l’ha fatta. A tanti livelli.
È riuscita ad accendere un riflettore importante sul tema del disagio mentale.
È riuscita a trovare una ragione per sé per non cedere
È riuscita perfino a riaddestrare in tempi record il suo Purosangue di 5 anni ritirato dalle piste per portare in rettangolo un freestyle in cui il binomio ha danzato sulle note di un pezzo dal titolo che già di per sé la dice lunga: ‘Why?’, perché…

Durante la sua routine, Jacquelyn ha portato in campo il nastro verde acqua e viola simbolo della sensibilizzazione per la prevenzione del suicidio: prima con una bandiera e poi con una coperta che Bandon ha indossato con una insolita fierezza.
Pare che tra il pubblico non ci sia stato praticamente nessuno che abbia assistito a questo freestyle senza commuoversi e abbia lesinato negli applausi.
Jacquelyn ha salutato l’arena del Kentucky Horse Park con un’ultima bandiera: “No One Fights Alone” scritto da una parte. “Suicide Prevention Awareness” dall’altra.