Lupi che attaccano cavalli: cosa fare? un piccolo vademecum

In attesa di avere certezze sull’episodio di ieri a Monteleone di Orvieto in cui un gruppo di cavalli sembra sia stato attaccato da un branco di lupi abbiamo chiesto a chi di dovere quali sono i metodi cui ricorrere per proteggere i propri animali dagli assalti dei predatori. Aggiornamento: sì, erano lupi

Terni, 8 ottobre 2019 – Sono stati i lupi ieri ad attaccare un gruppo di cavalli adulti a Monteleone d’Orvieto, o altri animali?

E li hanno direttamente feriti oppure le lesioni  sono state provocate dalla fuga precipitosa dei cavalli, spaventati dai predatori?

In attesa degli accertamente del caso, dovuti in primo luogo ai proprietari dei cavalli e al gestore del maneggio che hanno tutto il diritto di sapere cosa è successo ai loro animali, abbiamo interpellato alcuni esperti del settore, in primis il Servizio Faunistico della Regione Umbria.

Volendo seguire un percorso logico, è da stabilire in primo luogo se le ferite di Lady Hope e i suoi compagni di pascolo siano dovute ai morsi di un predatore, o ad un incidente avvenuto durante una fuga disordinata dei cavalli causata, magari, proprio da un lupo o altri carnivori più o meno selvatici.

Per il momento, abbiamo la testimonianza del proprietario del maneggio Wild Horse, Mimmo Fratini, che ha dichiarato di aver individuato il punto dove alcuni animali si sarebbero  introdotti nel recinto passando sotto al filo elettrificato, e che le orme in quel punto a suo parere siano attribuibili a lupi.

Il recinto è ampio, al suo interno si trova un noceto con piante di una ventina d’anni, privo di elementi che potrebbero aver causato ferite del genere anche ad un cavallo in fuga sconsiderata, ancora meno probabile potesse succedere a tre in una volta; a giudicare dalle fotografie, le ferite sono localizzate per lo più nella parte bassa del tronco.

Ma saranno stati cani rinselvatichiti, lupi o idìbridi dei due, peraltro rarissimi? E’ noto che i lupi sono molto timidi, e schivi, mentre i cani hanno meno paura dell’uomo e sono più aggressivi.

C’è però da dire che in Umbria la statistica degli attacchi dei predatori vede una percentuale di quelli effettuati da cani attorno all’8% per cento dei casi totali: il fenomeno del randagismo è molto limitato in questa regione che non conosce   la piaga delle bande di cani rinselvatichite di altre zone d’Italia, e riduce notevolmente le probabilità a favore di questa ipotesi.

Che comunque, sino a che non sia esclusa da riscontri oggettivi,  va presa in considerazione.

Occorre poi ricordare che domenica scorsa era la giornata di apertura della caccia al cinghiale in Umbria: quindi potrebbero esserci stati cani da caccia spersi che, eccitati dalla battuta del giorno prima,  hanno preso di mira il gruppo di cavalli di Monteleone.

E sempre la giornata di apertura caccia, a detta degli esperti, può avere esasperato i lupi presenti in zona impedendo loro di procacciarsi il cibo, e spingendoli quindi ad attaccare prede che di solito non prediligono: come i cavalli adulti, per l ‘appunto. 

Ma al di là dei quesiti sul caso specifico, cosa possiamo fare per difendere i nostri cavalli dagli attacchi dei predatori, lupi o cani che siano?

Tenendo bene presente che i cani rinselvatichiti sono più aggressivi e meno timidi dei lupi, le strategie da poter metttere in atto sono comunque le medesime:

Assumere in servizio un buon numero di cani da guardania, tipo pastori Maremmani Abruzzesi (ma anche i pit-bull si stanno guadagnando la fama di essere ottimi deterrenti): se un lupo si trova davanti un gruppo coeso di 5/6 cani aggressivi probabilmente preferirà rivolgersi altrove, in una situazione meno custodita, per procurarsi la cena.

Montare un recinto elettrificato in rete elettrosaldata: ovviamente la spesa è affrontabile solo per spazi di limitata estensione, ma può essere utile in scuderia e nelle immediate vicinanze, dove i cavalli non possono fuggire una volta lì rinchiusi e che diventano camere della morte se vi si introducono i predatori.

Far vedere che l’uomo c’è, e non segue orari regolari: i lupi, animali intelligentissimi, hanno sviluppato una capacità di elaborazione dei dati a loro disposizione veramente ammirevole. Imparano ad avvicinarsi solo quando non ci sono macchine nei paraggi, memorizzano gli orari in cui c’è gente, hanno cominciato ad attaccare le prede di giorno perché è un momento in cui si allenta la sorveglianza e gli animali sono al pascolo. Quindi tenere luci accese dove si ricoverano gli animali, e magari anche una radio in sottofondo: ogni segno della presenza dell’uomo generalmente induce il lupo a tenersi lontano.

Da notare, e lo diciamo perché è una precisazione che va nonostante tutto a merito della loro intelligenza, che oramai i lupi cacciano spesso anche in coppia, non solo in branchi numerosi, proprio perché si sono adattati molto bene al contesto umano e riescono a leggerlo in modo efficace.

Ricordiamo infine che da secoli non si registrano casi di lupi che aggrediscono esseri umani: la notizia del gennaio scorso, secondo cui un uomo in provincia di Grosseto sarebbe stato assalito e morso da lupi durante una passeggiata con il cane, era del tutto infondata.

In realtà la presunta vittima stava partecipando ad una battuta di caccia alla volpe, senza fucile perché il suo porto d’armi risultava già sospeso a seguito di una denuncia subita per uccisione di fauna protetta.

Il soggetto in questione – morso da un cane che partecipava alla battuta – è stato denunciato per procurato allarme dopo gli accertamenti effettuati dai Carabinieri Forestali  di Paganico, Roccastrada, Grosseto e di Somma Marittima, dal Nipaaf, dalla sezione operativa antibracconaggio di Roma e dal nucleo operativo di Grosseto (qui l’articolo completo da La Nazione di Grosseto).

Qui i dati ufficiali della Regione Umbria in merito ai rilevamenti certi di lupi (a quanto risulta dal sito aggiornata al 2015): 1410.

Il problema degli attacchi di lupi ai cavalli è di solito circoscritto a casi che vedono vittime puledri appena nati: un fenomeno che sta facendo gravissimi danni agli allevatori, citiamo i casi della Puglia e dell’Abruzzo dove l’allevamento equino brado è molto diffuso ma si verificano molti casi – ufficialmente riconosciuti – in ogni parte d’Italia; ma ci sono arrivate più dichiarazioni da parte di diversi allevatori che sì, hanno visto anche i loro cavalli adulti già attaccati dai lupi – non uccisi, ma comunque feriti in modo molto grave.

Ed è così duro trovare una carcassa spolpata al posto del puledrino che, solo il giorno prima, aveva visto la luce: chi l’ha provato può sapere il doloro senso di impotenza che si prova in una situazione del genere che è del tutto nuova, per incidenza statistica, rispetto agli anni passati.

Perché i lupi sono cresciuti di numero passando da animale rarissimo in Italia qual erano solo 50 anni fa a specie in stato di conservazione soddisfacente, e stanno allargando il loro habitat: sarà sovrapponibile al territorio antropizzato?

E’ una sfida e dovremo trovare il modo di vincerla: insieme ai lupi, certo, ma anche con i nostri cavalli.

E se avete esperienza diretta in merito alla difesa efficace dei cavalli al pascolo contro i predatori, è il momento giusto per condividere le vostre competenze.

 Aggiornamento del  12 ottobre 2019, per correttezza di informazione: Il verbale redatto dal merdico veterinario dell’Asl in merito all’attacco subito dai cavalli del Wild Horse in data 7 ottobre 2019, e nel quale è rimasta gravemente ferita la cavalla lady Hope, dichiara che le ferite sono state procurate dall’attacco di lupi.