Per le corse a Nagqu si muovono in tanti… A cavallo, con lo yak per migliaia di chilometri. Con le loro tende e i coloratissimi costumi della tradizione. Sono i pastori tibetani, che ogni anno si danno appuntamento, come deve essere successo da sempre nella storia, nella regione autonoma del Xizang, in quella incredibilmente grade nazione che risponde al nome di Cina. Dove le province, le etnie e le tradizioni hanno confini disegnati dalla storia.
Il festival tradizionale di Nagqu comprende corse con cavalli ed equitazione. Forse non proprio come la intendiamo noi, ma comunque in grado di mettere in chiara evidenza le doti innate di chi per millenni è stato cavaliere per necessità.
Le corse con i cavalli, nelle due tipologie brevi e lunghe a secondo della distanza tra la partenza e l’arrivo, hanno come obbiettivo principale quello di verificare le capacità di controllo dei cavalieri, l’abilità, la forza e la stabilità del cavallo.
Le prove di equitazione invece comprendono challenge come il tiro con l’arco montato – rigorosamente al galoppo – o diversi tipi di giostre durante le quali l’equilibrio e le capacità dei cavalieri raccontano la storia di questi popoli e del loro rapporto simbiotico coni cavalli. Inoltre vi sono anche gare di tiro alla fune a cavallo. Insomma, ogni prova di abilità è ben accetta per fare festa.
E quando cala la sera, i cavalli vengono lasciati riposare e al loro posto iniziano balli e momenti conviviali intorno ai falò.
Una piccola perla dell’immenso patrimonio della variegata tradizione cinese e tibetana che anche in questo caso non manca di essere valorizzato e costituire un ottimo spunto per il turismo culturale, tanto interno quanto internazionale.