Una storia che abbiamo sentito nostra dall’inizio: quella di Laghat, il cavallo Purosangue Inglese cieco che nonostante il suo handicap ha corso e vinto in pista e che Enrico Querci ha saputo far conoscere al mondo.
Giornalista, fotografo, scrittore, grande conoscitore del mondo dell’ippica: chiediamo direttamente a Querci di raccontarci l’emozione di vedere questa storia diventare un film, ‘Laghat un sogno impossibile’ che sarà nei cinema italiani dall’11 dicembre prossimo.
Una impresa che davvero poteva sembrare impossibile: Laghat diventa il film di Natale che tutti aspettavamo, ed è una storia vera
“Talmente vera che bisognerebbe mettere nel presepe anche una statuina di un cavallo baio scuro con una lista bianca in fronte. Magari a Napoli si riesce a farla fare… si può commissionare”.
Possiamo lanciare l’idea: da quelle parti l’ippica non è sconosciuta, magari ci riusciamo davvero.
“Ma sì! E poi pensa: un cavallo cieco che trova la strada per la capanna… sembra già una favola”.
O un miracolo di Natale: pensare all’inizio, le prime volte che ha scritto di Laghat, e arrivare adesso sta addirittura per uscire un film.
“È una cosa pazzesca. E sono passati undici anni da quando è uscito il libro… undici anni. E in tutto questo tempo è sempre rimasto nell’attenzione della gente. Non ci sono stati momenti “di risalita”, no: è rimasto sempre alto l’interesse per questa storia, per questo cavallo.

Ancora dal set – Foto di Enrico Querci
Un indicatore chiaro della qualità della storia stessa?
“Sì. In questi undici anni, ogni volta che presentavo il libro mi rendevo conto che ogni relatore, ogni persona accanto a me, dava una sua lettura alla vicenda. Ho avuto professori di filosofia, un docente dell’Università di Barcellona, un professore che mi ha accompagnato a una presentazione vicino ad Alghero… persone anche di livello, che forse nemmeno meritavo. Questa molteplicità di chiavi di lettura ha prodotto un interesse amplissimo tra i lettori: dai bambini agli anziani, dagli appassionati di ippica a quelli che fanno gite a cavallo. È una storia totalizzante, popolare. Ma la cosa più stupefacente sono i canali di comunicazione che mi ha aperto con i bambini e i giovani. In questi undici anni almeno una o due scuole all’anno mi hanno chiamato per parlare di Laghat”.
Non a caso aveva fatto subito anche la versione illustrata per bambini. E la storia è perfetta per ispirarli, a pensarci bene.
“Poi in questi anni la sensibilità sulla disabilità e la diversità è cresciuta tantissimo, gli insegnanti hanno trovato nel libro terreno fertile. In quasi tutte le classi dove sono stato c’era un bambino o ragazzo diversamente abile: loro la vivono in prima persona, e il libro può aiutare.
Una delle cose più impressionanti è successa l’inverno scorso: un istituto tecnico industriale, quindi ben lontano da una formazione letteraria, ha deciso di leggere in classe, tutti insieme, il libro. Immagina ragazzi di 14–15 anni costretti a una lettura condivisa. E in una di queste classi c’era un ragazzo nello spettro autistico, uno “impegnativo”: sempre in movimento, che ti abbraccia, ti stringe, ti bacia. Sono riusciti a lavorare insieme: la classe ha letto il libro, lui aveva l’edizione illustrata. Poi sono venuti a San Rossore, a vedere Laghat. Purtroppo pioveva, era nel tondino, non l’hanno potuto accarezzare, ma l’hanno visto. Alla fine hanno realizzato un fumetto, dei pannelli, esposti nell’atrio della scuola. E poi abbiamo ripreso la storia anche alla manifestazione di fine ottobre dedicata agli sport paralimpici e all’inclusione, dove Laghat è stato protagonista: si raccontava la storia, si mostrava il promo del film.
È stato un percorso meraviglioso, ho conosciuto docenti meravigliosi e ragazzi che mi hanno fatto bene al cuore”.
La cosa fantastica di questa storia è che, oltre a essere vera, ha ancora il suo protagonista vivente, tangibile.
“Quando vado nelle classi, con la lavagna elettronica, porto la chiavetta: parlo del cavallo, della storia… poi gli faccio vedere Lui che corre e vince. I bambini impazziscono. Oppure il video in cui nel paddock scalcia, si rotola, sgroppa come un puledro. È la materializzazione dell’eroe”.
Un eroe vero, mica come i supereroi dei fumetti.
“Posso dirlo in livornese? Ci fa una (attrezzo da falegnami) l’Uomo Ragno! E Superman ci spiccia casa: Laghat ha vinto 26 corse senza vederci!”
Ha avuto la capacità di individuare una storia eccezionale mentre nasceva, le ha dato fiducia, l’ha raccontata mille volte.
“Devo sempre ringraziare mia moglie: quando Laghat stava per vincere la ventesima corsa, e si scatenò tutto il bailamme mediatico, lei mi disse: ‘Perché non scrivi un libro prima che lo faccia qualcun altro?’. Ci avevo pensato, ma non avevo fiducia in me stesso come scrittore. Lei mi ha detto: ‘Prova’”’. E mi ci sono buttato. Pensavo di scrivere un libro per bambini, poi invece la scrittura mi ha preso la mano. Mi sono lasciato guidare dall’istinto “.
Con i cavalli la sensibilità premia sempre, anche nello scriverne.
“Anche nel libro sul Palio di Siena avevo un’idea iniziale, poi è venuto diverso. Meno fortunato di Laghat, ma io lo amo: ci sono le fate, è strano, è affascinante. Ma il Palio ha equilibri complessi… Io racconto di un fantino che ha vinto nelle due contrade nemiche più popolose… capisci che ti metti contro mezzo mondo”.

Trucco e parrucco per uno dei 5 cavalli che hanno impersonato Laghat nel film – foto di Enrico Querci
Ma a proposito di feeling, come ci si sente a sapere che uscirà un film, nei cinema, nato dal tuo libro?
“Una sensazione strana… ora sì, ci credo. Fino a pochi mesi fa no. Anche dopo le riprese non ci credevo: ci sono film girati e mai distribuiti. Finché non ho visto la copia lavoro non mi sono convinto. È una sensazione di ubriacatura”.
Allora anche lì, nel mondo del cinema, Laghat si è fatto strada.
“Sì. E poi ho avuto la fortuna di conoscere gli attori. Lorenzo Guidi, il protagonista: gli auguro tutta la fortuna del mondo. È molto bravo. E soprattutto… ha imparato ad andare a cavallo”.
Caspita: non era già capace?
“No! Aveva accarezzato un cavallo della fidanzata, fine. Quando Jacqueline Freda – ex fantina, champion jockey, unica donna al mondo ad aver vinto il titolo contro gli uomini – l’ha messo in sella, lui ha dato la gamba sbagliata. Lei ha detto: “Alt, da capo!”.

Sul set del film – foto di Enrico Querci
Quando si dice ‘appena in tempo’.
“Già: ma lei è straordinaria. All’inizio si pensava che in tutte le scene a cavallo ci sarebbe stata la controfigura. Poi l’ho visto a San Rossore: ha fatto un salto brusco, è uscito completamente di sella, ma è rimasto su, ha recuperato l’equilibrio e si è rimesso a cavallo.
Alla fine Jacqueline mi ha detto: ‘Si è impegnato così tanto che si merita di girare lui le scene di allenamento’. Così ha Ha girato tutte le scene, tranne la simulazione della corsa vera”.
L’appuntamento con ‘Laghat, un sogno impossibile’ è al cinema, dall’11 dicembre prossimo: una storia vera, con un eroe che se volete potete andare ad accarezzarlo a casa sua, nel paddock dove trascorre la sua meritata pensione.
“Laghat, un sogno impossibile” è un film drammatico italiano del 2025 diretto da Michael Zampino, con protagonisti Lorenzo Guidi, Carlotta Antonelli e Hippolyte Girardot. La trama segue Andrea, un giovane che, dopo l’incontro casuale con il suo ex allenatore, decide di tornare a sognare di diventare un fantino, nonostante il suo unico cavallo, Laghat, sia un Purosangue cieco.
























