L’aveva detto: a 50 anni torno a casa. Non era solo un auspicio: era un piano ben preciso. Piergiorgio Bucci i 50 anni li ha compiuti il 18 agosto 2025 e a partire dai primi giorni di gennaio 2026 la sua residenza sportiva e di vita sarà nuovamente in Italia dopo sedici anni trascorsi tra Olanda e Belgio.
Piergiorgio Bucci: sette campionati internazionali, il numero uno dei cavalieri italiani in attività per numero di presenze in Coppa delle Nazioni (74), il cavaliere componente insieme ad Hantano del miglior binomio nella stagione 2025 di Coppa delle Nazioni nel circuito della Longines League of Nations per numero di percorsi netti.
Proprio 50 anni, non uno di più, non uno di meno: è un fatto casuale che lei sia riuscito a rispettare esattamente il suo intendimento, o invece precisamente voluto?
«Molto voluto: quando nel gennaio del 2010 ho lasciato l’Italia l’ho fatto dandomi come termine il mio cinquantesimo compleanno. La mia è stata una promessa a me stesso molto calibrata. Anzi: proprio questo obiettivo è stato ciò che mi ha permesso di resistere, di stringere i denti per andare avanti anno dopo anno».
Perché resistere… ? Sono stati anni molto difficili?
«Ma no, non vorrei sembrare esagerato… Però se dicessi che un italiano verace mezzo terrone come me si è trovato bene quassù (Piergiorgio Bucci sta parlando mentre è in Belgio, n.d.r.) beh… direi una bugia».
Insomma, l’Italia le è mancata…
«Certo. Soprattutto nelle piccole cose quotidiane, anche banali a ben vedere, come il cibo e il clima. Niente di insopportabile, ovviamente, però confrontarsi continuamente con una realtà così distante dalla nostra alla lunga pesa un po’. Il tutto tenendo conto del fatto che normalmente io parto per andare in concorso il giovedì e ritorno la domenica, quindi non è che a casa ci stia poi molto, a ben vedere… ».
E quando la domenica sera lei ritorna, sente di tornare per l’appunto a casa?
«No, mai, assolutamente, questo è il punto. Io qui mi sono sempre sentito in missione, una specie di lunga trasferta. E nel corso degli ultimi anni, soprattutto al termine di concorsi in Italia, la domenica sera andare in aeroporto a fare la fila per Eindhoven, o Dusseldorf, o Amsterdam mi è pesato sempre di più. L’ho proprio sentito come un peso».
Però ci saranno stati anche aspetti positivi in tutto questo, no?
«Ovvio, altrimenti non avrei resistito sedici anni! Anzi, gli aspetti positivi sono in numero decisamente superiore a quelli negativi. Che poi, negativi… non potrei nemmeno dire negativi: diciamo poco gradevoli, ecco».
E quindi, se volessimo elencare i benefici di questa sua lunga… trasferta?
«Esperienza, conoscenze, rapporti, relazioni… E poi cavalli, molti cavalli. La vita in Olanda e Belgio mette i cavalieri professionisti nelle condizioni ideali per montare o comunque tenere sotto osservazione un grandissimo numero di cavalli. Tutti i miei migliori compagni di gara, Casallo Z in primis, li ho potuti montare grazie al fatto che stavo qui, che vivevo qui, che avevo i miei contatti qui».
Concentrazione di cavalli e quindi concentrazione di cavalieri e concorsi…
«Esatto. Il confronto settimanale con i migliori cavalli e cavalieri del circuito internazionale è di grande stimolo e impulso per un professionista. Qui anche in un normalissimo concorso a due stelle si trova un buon numero di cavalieri compresi tra i primi cento del mondo, e spesso anche tra i primi dieci. Un insieme di cose che contribuiscono ad alzare costantemente l’asticella».
Quindi non teme di dover rinunciare a tutto questo, tornando in Italia?
«No perché ormai con la rete di contatti e conoscenze che ho stabilito e consolidato essere in Italia o in Belgio non fa molta differenza. La differenza c’è stata sedici anni fa e poi per buona parte degli anni seguenti. Ma adesso non più».
La sua nuova base sarà il Circolo Ippico Brianteo di Manuela Bedini a Birago: c’è un motivo particolare per questa scelta?
«Dal momento in cui mi sono messo al lavoro per programmare il mio rientro in Italia ho visto molte scuderie. Molti miei amici, Emilio Puricelli in particolare, sono sempre stati attenti alle novità che avrebbero potuto essere interessanti per me. Proprio Emilio un giorno mi ha detto: voglio che tu veda Birago e voglio che tu conosca Manuela. In realtà io a Birago ci ero stato per un concorso tantissimi anni fa al tempo in cui lavoravo per Franco Etrea a Busto Arsizio, ma non me ne ricordavo assolutamente: quando ho visto quell’impianto e quelle strutture sono rimasto sbalordito!».
E il contatto con Manuela Bedini?
«Ovviamente la conoscevo, sebbene non di persona. Manuela mi ha fatto una bellissima impressione: mi è sembrata una persona dritta, diretta, una di quelle persone che ti guardano negli occhi e ti dicono le cose come stanno, nel bene come nel male. La combinazione di tutto questo mi ha dato la certezza che Birago è il posto giusto per me. E poi a me piace Milano, io sono un appassionato di Milano: mi piace la città, il tipo di vita, i locali, i ristoranti, le cose da fare e vedere, tutto… ».
Quindi non aveva preso in considerazione un’area d’Italia diversa da quella?
«No, assolutamente. Il mio obiettivo era rimanere tra Milano, Como e Varese, zona in cui ho vissuto parecchio in passato lavorando per Franco Etrea e Giordano Bernabé trovandomi sempre molto bene».
Adesso quindi cosa succederà, tecnicamente parlando?
«Il trasloco avverrà entro i primissimi giorni di gennaio. Sposterò nove cavalli. In realtà ne ho di più, ma i giovani per il momento li lascio nelle scuderie dei vari amici che mi aiutano nel gestirli, poi più avanti deciderò il da farsi. A Birago avrò l’ala di una scuderia che comprende venti box, sarò del tutto indipendente».
Passerà quindi da una sua scuderia personale a un centro ippico in cui c’è gran vita e molto movimento…
«È proprio quello che voglio… ! Tanta gente, tanto movimento, contatti, conoscenze: mi attira tutto moltissimo».
Con il 2026 inizierà dunque un nuovo capitolo della sua vita!
«Non vedo l’ora… ».
























