Era nato nel 1940 a Jerez de la Frontera, è stato torero e cavaliere, allevatore di tori e imprenditore vinicolo ma Alvaro Domecq Romero è stato, prima di ogni cosa, il fondatore della Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre.
E il promotore instancabile dei cavalli iberici e della immensa cultura legata ad essi, e al loro impiego nel lavoro tradizionale.
Legato a doppio filo all’equitazione accademica, di cui la sua creatura didattica – la Real Escuela – è diventata uno dei templi internazionalmente riconosciuti.
Un insieme di tradizioni e competenze che tenuti vivi, dal primo all’ultimo anello, hanno salvato le parti naturali più belle della Spagna: perché la corrida per esistere chiede un complesso e sterminato patrimonio agricolo e ambientale.
Alvaro Domecq, fine interprete dei tempi moderni pur rimanendo profondamente legato alla storia dell’equitazione iberica, ha saputo guidarla verso il futuro: sempre con il garbo, l’eleganza e la disponibilità umana del grande signore.
Nel suo ultimo viaggio lo hanno accompagnato anche 12 binomi della Real Escuela, tutto il prersonale della stessa: e Yute, il cavallo che attaccava negli ultimi anni.
I cavalli Andalusi non balleranno oggi, di certo.























