Siamo agli sgoccioli, tra 5 giorni è Natale: li avete già fatti tutti i regali, o magari vi è rimasto fuori proprio quello speciale, per la persona a cui tenete di più ma ha già tutto?
Noi vi lanciamo qualche idea, sempre a tema equestre ma vista attraverso l’arte: o meglio, attraverso l’occhio di alcuni artisti che hanno trovato nei cavalli i loro soggetti più amati.
Cominciamo da Armand Xhomo, artista albanese ma ormai fiorentino di adozione.
«La mia arte nasce come un’esigenza di reagire, di confrontarsi, di dire la propria per quello che mi circonda. Questa può essere una necessità sia spirituale che sociale che artistica. Nella prima fase tutto emerge istintivamente e poi man mano va ad intrecciarsi con la propria ragione, da questa riflessione prende inizio un’opera», Armand Xhomo
Ha studiato all’Accademia di Belle Arti a Tirana, ha lavorato come scenografo in diversi teatri come il Teatro dell’Opera e del Balletto di Tirana, il Teatro della Commedia di Lushnje e il Teatro Drammatico di Vlore oltre ad aver avuto numerose esperienze di lavoro con la televisione nazionale.
Tra il 1991 e il 2000 ha lavorato con un’importante agenzia di grafica.
Negli anni ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in gallerie private, musei e spazi istituzionali in Albania, in Italia e all’estero.
C’è una potente gamma di colori che riempie i dipinti di Armand Xhomo, colori lontani dalla realtà, innaturali, immaginati dall’interno, dal profondo, più che dalla precisione dell’occhio dell’artista.
Ma questa irrealtà che si riversa è quasi un artificio, un velo sotto al quale pervade il disegno: il punto di partenza per Xhomo, il primo tratto che delinea e crea il nero dal bianco, l’essere dal non essere.
Avendo lavorato nei teatri, la pittura di Xhomo presta particolare attenzione agli aspetti compositivi della scena, con potenti linee dinamiche che vanno dalle diagonali dell’arte barocca, alle linee forza dell’arte futurista.
Armand Xhomo lavora ed espone nella sua galleria a Firenze.
«Nei decenni, tra i mille stenti dell’esilio, Armand, con sempre al suo fianco l’insostituibile ed eterna donna Mariza, aveva sempre cercato di farsi avanti. E aveva aperto la sua strada all’arte con difficoltà, ma sempre con la ferma convinzione di farcela e con energiche gomitate, in mezzo ad una concorrenza spietata e mediocre, proponendo cavalli e tori furiosi, treni e nudi della memoria, minotauri e cristi, simboli e segni che scavavano a fondo nell’inconscio umano. Così era riuscito a creare non solo una invidiabile personalità artistica, un suo stile grazie alla ricerca, ma aveva ottenuto anche l’ammirazione e la stima di tanti addetti all’arte, critici e artisti», Artur Spanjolli
E-mail dell’artista: [email protected] e qui il suo sito internet ufficiale
«Il palio è una metafora, è lo specchio della vita e della morte», Paolo Frajese

























